mercoledì 27 settembre 2017

Caso Peppina: dove ha sbagliato Sciapichetti



Ricorderete che, qualche giorno fa, tirammo tutti un bel sospiro di sollievo per le sorti dell’anziana signora di Fiastra che lo Stato Italiano voleva cacciare dalla sua casetta di legno, tirata su senza tutti i permessi dopo che il terremoto le aveva fracassato la casa vera. Il motivo del sollievo era dato dalle parole dell’assessore Angelo Sciapichetti delle Regione Marche che assicurò, urbi et orbi, che nessuno avrebbe tolto la casa a Peppina. Lo abbiamo sentito tutti, Sciapichetti, dire quelle parole in diretta tv, è innegabile che le abbia dette.
Fatto sta che la faccenda, poi, sia andata comunque avanti malgrado Sciapichetti, e ora sembra che Peppina verrà davvero cacciata di casa. Interpellato, Sciapichetti ha spiegato che questo è accaduto perché lui aveva dato dei suggerimenti alla famiglia di Peppina, suggerimenti che non sono stati ascoltati.
I fatti, invece, pare siano altri. Il suggerimento di Sciapichetti era di fare ricorso al TAR, di rinunciare alla casa in muratura che sarebbe stata abbattuta e avere così la possibilità di mantenere in piedi quella provvisoria di legno. In questo modo, però, Peppina avrebbe perso ogni possibilità di ricostruire la sua casa vera e, francamente, come soluzione non pare granchè. Sembra anche che gli avvocati della famiglia di Peppina abbiano cercato di contattare l’avvocatura della Regione, nei giorni successivi alle parole dell’assessore, ma senza riuscirci. Non è quindi vero chela famiglia non abbia ascoltato i suggerimenti di Sciapichetti, ma sembra che la Regione, dopo aver fatto la sua figura in tv, si sia totalmente disinteressata alla vicenda.
Il punto essenziale, però, è un altro. Non si può risolvere la questione di Peppina se non si procede per linee generali. Non si può favorire, per quanto ci piacerebbe, solo Peppina ma occorre stabilire una regola che vale per tutti. Occorre quindi una legge apposita. Una legge apposita si potrebbe anche fare in tempi ristretti, se solo ci fosse la volontà politica. Rimane il fatto che una legge del genere era doveroso farla prima che si presentassi il problema di Peppina perché nelle condizioni di Peppina sono in tanti a esserci, anche se, per ora, la magistratura non si sta interessando di loro.
L’errore di Sciapichetti, quindi, sta nel fatto di aver dato garanzie su una materia che esula dalle sue specifiche competenze. Avrebbe invece dovuto garantire l’impegno della Regione Marche ad approvare una legge che risolva i casi come quello di Peppina prima ancora che si manifestino, magari cercando di fare in tempo prima che l’inesorabile magistratura italiana, spesso così lenta e farraginosa ma, in questo caso, tempestiva e inarrestabile, faccia il proprio dovere fino in fondo.

Luca Craia

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