giovedì 31 agosto 2017

Il Paese di Renzi e Berlusconi. Non morirò craxista



"Di fatto la sinistra italiana, salvo meritorie eccezioni, esiste per darti ogni giorno più voglia di diventare di destra". Parole di Andrea Scanzi che ha spesso ragione e quasi mai come in questo caso. Solo che si riferisce a una sinistra che sinistra non è più, salvo che lo sia mai stata. La sinistra italiana è morta sul palco di un comizio insieme a un tal Berlinguer, e da lì è campata un quasi trentennio solo perché, dall'altra parte, c'era il male assoluto, quel male che, alla fine, se ne è impossessato dilagando.
Ho votato a sinistra quasi da sempre, dopo aver pianto la morte del mio partito, quello di Mazzini, Ugo La Malfa e Spadolini, immolato sull'altare del craxismo che poi è quello che abbiamo in Italia da quel fatidico 92 che ne avrebbe dovuto segnare la fine e, invece, ne fece partire il contagio virale. Votavo a sinistra perché Berlusconi era il male, lo avevo capito subito. Ma non avevo capito il contagio e votavo, con scarsa convinzione, in verità, quella parte che si sarebbe presto anch'essa incancrenita, come uno zombie di Romero morso dal fantasma di Bettino.
Oggi governa ancora Craxi. Prima ha usato Berlusconi, ora usa Renzi, e il disco gira e suona la stessa canzone da venticinque anni. Il guaio è che il contagio è mortale. L'infetto non sa di esserlo perché il male blocca la coscienza morale e le sinapsi. In alcuni impedisce di avere sentimenti e pentimenti, e in altri impedisce di capire che, nell'ansia convulsiva dell'ideologia marxista da difendere, si fornisce sostegno e complicità a un sistema delinquenziale e autodistruttivo.
Non c'è salvezza. Non c'è alternativa. Mentre rassegnato pensavo di dover morire comunista mi trovo all'improvviso inquadrato a destra mio malgrado. Voto cinque stelle? Può darsi, ma alla fine è tutto parte del medesimo sistema. Allora sai che c'è? Non morirò comunista né fascista, e manco grillino. Morirò solo col mio pensiero libero, e mettetemi un po' dove vi pare.

Luca Craia

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