L’esperimento effettuato dal Coordinamento Comitati dei terremotati,
per quanto non abbia valore statistico, dà un segnale inequivocabile su quale
sia la consapevolezza degli Italiani circa quanto è successo dopo il terremoto
del 24 agosto 2016. Il video, che trovate anche sotto questo articolo, mostra
il raffronto tra persone che hanno vissuto il terremoto attraverso le notizie
dei media e i terremotati. Dalle risposte è evidente che non c’è un’idea
precisa di quanto è successo e di quale sia la situazione attuale. La gente non
sa nulla del fatto che le macerie sono quasi tutte ancora sul posto, pensa che
le casette siano state tutte consegnate, ignora che, coi soldi degli sms
solidali, si è cercato di realizzare una pista ciclabile e, comunque, si
realizzeranno migliorie a una strada che nulla c’entrano col terremoto così
come le scuole laziali che saranno oggetto di miglioramento sismico tramite
quei fondi.
L’informazione, In Italia, è malata è si sa. I telegiornali non
mostrano quasi mai la situazione reale, i giornali un po’ meglio ma sappiamo
tutti il grado di diffusione della carta stampata. A dire la verità siamo in
pochi e contiamo poco. Ci sono alcune testate giornalistiche locali e qualche
blog come questo, ma certamente non abbiamo la diffusione capillare che può
avere un telegiornale nazionale. Ma c’è anche la pigrizia degli Italiani che
non hanno voglia di informarsi, di sapere, di capire. È anche su questo che,
chi è responsabile di questo stato di cose, basa la sua tranquillità.
Ci si aspetterebbe una mobilitazione popolare a sostegno della causa
dei terremotati, ma non si muove nulla. La gente non sa e non vuole sapere e il
problema riguarda soltanto chi lo vive. Paradossalmente anche tra gli stessi
terremotati c’è una grande disgregazione, ne abbiamo già parlato, e questo
gioca il gioco di chi, da questa situazione, trae vantaggio. Ma è la mancata
informazione, o l’informazione manipolata e distorta, a far sì che non scatti
alcun sentimento di solidarietà popolare e, finita l’onda emotiva del primo
periodo, ora si pensi al terremoto come a una cosa passata e risolta.
È per questo che è importante che i nostri articoli, le nostre foto, i
nostri video circolino il più possibile in rete, attraverso i social ma anche
tramite sistemi di diffusione più tradizionali. Se ognuno dei lettori di questo
articolo, per esempio, si farà promotore dello stesso condividendolo sui suoi
canali, che siano Facebook, Twitter, altri social o e-mail, sicuramente il
problema sarà maggiormente conosciuto e chi gioca sulla pelle dei terremotati
avrà meno facilità di azione.
Luca Craia
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