Riflettevo sulla bruttissima pagina della storia montegranarese – e non
solo – appena scritta dall’Amministrazione Mancini all’unanimità nonché dai
Consiglieri di maggioranza che, con la sola apprezzabile presa di distanza del
Presidente del Consiglio Comunale, Walter Antonelli, silentemente
acconsentivano. Ne abbiamo già parlato e ho già detto cosa penso di questo
episodio che ha gettato un’ombra sinistra sul modo di fare politica nostrano,
quindi sarebbe superfluo ribadirlo.
La mia riflessione, invece, verte su un altro aspetto che forse a
molti è sfuggito: la delibera liberticida approvata dalla Giunta Mancini ha
attaccato duramente la libertà di pensiero, di parola e di stampa. La reazione
che abbiamo registrato da parte degli organi di informazione chiamati in causa
più o meno indirettamente era prevedibile anche se non scontata, ed è stata una
presa di posizione ineccepibile, dura ma deontologicamente inattaccabile.
Ma la questione non riguarda o, quantomeno, non dovrebbe riguardare
solo le testate che si sono sentite chiamate in causa, bensì dovrebbe
preoccupare fortemente l’intera informazione locale e, se vogliamo, italiana. Se
si crea un precedente di questo tipo, questo non rimarrà certo circoscritto all’ambito
politico di Montegranaro ma potrebbe diventare strumento utile per chiunque
voglia tacitare le voci contrarie. Eppure, nonostante questa evidente stortura,
non mi risulta che alcun giornale, cartaceo o online, abbia preso posizione
sulla questione. Mi sarei aspettato un coro di voci solidali o, quanto meno,
prese di posizione in difesa della categoria e della stessa libertà
costituzionale. E invece un roboante silenzio. C’è da augurarsi che la notizia
sia giunta all’Ordine dei Giornalisti o alle associazioni di categoria e che
queste vogliano formulare qualche commento in materia ma, in ogni caso, questo vuoto
di parole è un brutto segnale.
È un segnale che parla di mancanza di spirito di categoria, di assenza
di solidarietà tra colleghi ma, soprattutto, parla di scarsa sensibilità circa
il valore stesso della libertà di stampa. Siamo in una società in cui i
principi fondamentali della democrazia stanno lasciando il posto ai valori del
mercato, e un concorrente colpito è un concorrente più debole. Del resto
vediamo quotidianamente quale sia il livello qualitativo dell’informazione
italiana, ed è conseguenza diretta di questa svalutazione del concetto di
missione, di servizio che deve essere la professione di chi informa. Certo, è
possibile che questo mio ragionare venga smentito anche domani da editoriali
infuocati, ma siamo in ritardo, e le minestre riscaldate, come sanno bene i
bravi giornalisti, hanno poca efficacia. Mala tempora currunt.
Luca Craia
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