Che il PD montegranarese stesse male
lo sapevamo. Già nel 2013, alle primarie, andarono a votare soltanto 706
persone e sembrarono poche. Ieri, sotto quel gazebo bianco in viale Gramsci, ce
ne sono andate meno della metà, 266, sancendo il declino inarrestabile, se non la
morte, del partito che, storicamente, a Montegranaro rappresentava la gente, la
classe operaia, un partito, una sezione che ha fatto la storia del paese e che
oggi, sotto i colpi di un direttivo chiuso a riccio nel proprio cerchio magico,
non rappresenta più nessuno.
Lo sapeva bene, Roberto Basso,
segretario appena dimessosi. Si è dimesso apposta, per non doverlo fare dopo
questo fallimento annunciato. Ma le sue responsabilità rimangono e sono enormi,
così come lo sono quelle del direttivo che è tutt’ora in carica. Hanno
trasformato il partito degli operai nel partito degli interessi, della tutela
delle nuove presunte classi deboli, identificate negli immigrati, per puro
tornaconto politico. Per il resto si sono completamente staccati dalla società
civile, non hanno più contatti, non conoscono le reali necessità della
cittadinanza. Tutto questo è dimostrato dalle decisioni che prende il governo
cittadino, guidato proprio dal PD.
Una specie di funerale all’americana,
quello celebrato ieri in viale Gramsci. Hanno fatto festa sul cadavere del PCI,
ballando tra ex comunisti ed ex fascisti, accomunati solo dal desiderio di
mantenere il potere. Un bel risultato, non c’è che dire, da aggiungere a quelli
conseguiti per Montegranaro. E sono pronto a scommettere che ci sarà anche chi
vede in tutto questo un successo.
Luca
Craia
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