Le Marche,
come abbiamo più volte affermato, sono una regione plurale, e questa sua
pluralità, questa sua diversificazione di territori da sud a nord è una
ricchezza, se opportunamente trattata e amministrata. In quest’ottica la soppressione,
per quanto fittizia, delle Province è stata una iattura, sia perché le Province
ancora esistono, ma anche e soprattutto perché, pur continuando a esistere,
sono state svuotate di quasi tutti i poteri e le funzioni. Fattore da non
sottovalutare è il potere di spesa, decisamente ridimensionato, che fa sì che
questi enti territoriali continuino a sperperare per mantenere il carrozzone di
uffici e funzionari ma non abbiano soldi per espletare le proprie funzioni.
La
conseguenza è che le strade si stanno sbriciolando, i fiumi mangiano pezzi di
territorio ogni volta che piove e le scuole di competenza provinciale sono per
la maggior parte vulnerabili e potenzialmente pericolose. Queste sono le uniche
tre funzioni reali rimaste alle Province, ma non vengono assolte sia per
mancanza di mezzi economici sia perché chi amministra interpreta il proprio
ruolo come una semplice rappresentanza e non come una responsabilità reale. La
prova la vediamo, per esempio, nella Provincia di Fermo, dove i fiumi esondano
a ogni pioggia portandosi via strade e ponti e dove le strade secondarie non
vedono una macchina per fare l’asfalto da millenni.
Al potere
delle Province ridimensionato avrebbe dovuto fare da contraltare una Regione
più efficiente e funzionale. Nelle Marche la Regione è amministrata da gente
che vive su un altro pianeta, distante anni luce dalle reali necessità della
popolazione. Basti vedere la gestione del terremoto e come si sia rimasti
pressochè immobili, quando non ci si è mossi sbagliando, innescando danni sopra
i danni.
Di questo
passo non avremo più strade se non le principali le intemperie mangeranno
porzioni di territorio senza soluzione di continuità, nella totale assenza di
interventi preventivi o di riparazione dei danni, il tutto tra i sorrisi e le
pacche sulle spalle dei politici.
Luca Craia
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