lunedì 20 febbraio 2017

Montegranaro: dalla città-giardino di Basso alla città-fantasma della Mancini



Ieri a Montegranaro potevi andare in giro nudo che non se ne sarebbe accorto nessuno, tanto nessuno c’era. Un paese buio, in cui diventa persino difficile attraversare la strada ma, tanto, chi vuoi che la attraversi? Non c’è nessuno. Spettrale, un silenzio di tomba interrotto solo dal suono di qualche televisore che esce dalle finestre chiuse insieme a una luce fioca a proiettarsi su un selciato freddo e incalpestato. Camminare per Montegranaro di domenica è impresa leopardiana, serve solo a rinfocolare la malinconia o a fartela venire. Fa venir voglia di lunedì.
Archiviamo l’ennesimo fine settimana di tristezza e tedio montegranarese. Montegranaro è sempre stato poco vivace la domenica, ma in questi ultimi tempi è diventato spettrale: tutto chiuso, persino qualche locale che ci aveva provato a fare qualcosa, a far smuovere l’ago dell’elettrocardiogramma di un paese in coma. Persino le chiese sono chiuse, a causa del terremoto, della lentezza burocratica e dell’incapacità di decidere del Comune. Il cinema? Da noi lo fa un’associazione privata, con fondi propri, e non può certo garantire proiezioni costanti per tutta la stagione. Iniziative? Ogni tanto qualche associazione si inventa qualcosa, ma non ci sono più nemmeno gli spazi per fare eventi, non c’è un auditorium, non c’è una sala adatta. E poi, diciamolo: anche le associazioni, a un certo punto, dovendo lottare non solo con la refrattarietà dei Montegranaresi ma anche contro gli stessi amministratori che troppo spesso remano contro, boicottano e putano veleno su quelle che non sono iniziative “amiche”, si stancano e mollano, almeno un po’.
Il Comune cosa potrebbe fare? Molto. Potrebbe incentivare le iniziative delle associazioni, tanto per iniziare, invece di affossarle. Potrebbe sbrigarsi a far riaprire le chiese. Potrebbe sbrigarsi a far riaprire l’Officina delle Arti. Queste le cose facili. Ma potrebbe anche investire, sostenere i locali pubblici e incentivare l’apertura di nuovi esercizi. Potrebbe mettere a disposizione il proprio patrimonio immobiliare in centro per vivacizzarlo (quasi tutti i locali che si affacciano su piazza Mazzini sono del Comune). Avrebbe potuto riattivare il cinema, spendendo anche poco. Con 70.000 Euro, da dividere col gestore che era disposto a pagare la metà, avrebbe potuto sistemare la sala e ridarla in gestione per avere il cinema tutte le settimane, muovendo qualcosa, almeno provando a muoverla.
Siamo passati dalla città-giardino di Basso alla città-fantasma. Una volta nella testa di chi amministrava c’era l’idea del problema e della sua soluzione, il vecchio concetto del paese-fabbrica da convertire, quel concetto che ispirò, negli anni ’80, opere importanti, a volte esagerate, come viale Gramsci di allora, trasformando una scarpata in un giardino. Oggi il paese fabbrica non c’è più perché mancano le fabbriche. C’è rimasto il paese, moribondo, vuoto, silenzioso. E non ci sono idee.
Quello che manca è il progetto, come sempre. Quello che manca è la volontà. Soprattutto quello che manca è l’amore per questo paese. Si ha la netta impressione che chi ci amministra non nutra alcun sentimento per Montegranaro, e questo nella migliore delle ipotesi. La peggiore è che ne nutra di negativi. I risultati si vedono. Andate in giro per Montegranaro di domenica pomeriggio e li vedrete anche voi.
                                      
Luca Craia

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