sabato 25 agosto 2018

Il deserto dell'Unità.

Mi sono state mandate alcune foto scattate ieri sera alla Festa de L'Unità di Montegranaro. Sono foto molto tristi, e lo dico senza ironia, in questo caso, perché ho un'età, purtroppo, che mi consente di ricordare Feste de L'Unità ben diverse da quella che vedo ritratta in queste immagini. Ricordo quando alla festa dei comunisti ci andava tutto il paese, pure chi comunista non era. Ricordo file interminabili per procurarsi una porzione del delizioso quanto famoso stoccafisso di Renzo e ricordo dibattiti partecipatissimi, spettacoli musicali pieni di gente che ballava e cantava. Insomma, i miei ricordi mi restituiscono un'immagine che, confrontata con quella attuale, evidenzia come le cose, negli anni, siano cambiate.
Il semideserto piazzale davanti al campo sportivo dovrebbe suscitare qualche interrogativo in chi dirige attualmente l'ex partito dei lavoratori e in chi lo ha diretto in tempi recenti. Una desolazione tale da fornire un quadro piuttosto preciso di come venga percepita dalla cittadinanza l'abissale distanza tra chi amministra il paese e chi lo vive.
L'assenza di pubblico è la probabilmente conseguenza diretta non soltanto della disaffezione per la politica che conosciamo ormai da qualche anno, ma anche e soprattutto del clima aspro, denso di cattiveria, minaccioso instaurato dall'attuale amministrazione comunale fin dal suo insediamento. Una tensione sociale così forte, a Montegranaro, non c'era nemmeno negli anni delle grandi contestazioni e delle barricate, quando il Partito Comunista era forte e radicato in un paese a forte industrializzazione come il nostro. Oggi, che il partito comunista non esiste più e che sta sparendo anche l'industrializzazione, rimane questa immagine desolante di quello che era il partito più forte in paese e di quello che è diventato. Forse un esame di coscienza, per quanto tardivo, qualcuno dovrebbe farlo.

Luca Craia