Se è vero che, mancando una
documentazione storica e storiografica, non c’è una data certa per la
fondazione di Montegranaro, escludendo ovviamente le leggende su Veregra che,
come abbiamo più volte ribadito, non hanno alcun fondamento storico, è però
vero che le pietre e i mattoni ci parlano di un incastellamento medievale. In
epoca romana questi territori erano un’ager dedicato alla coltivazione
cerealicola, costellato probabilmente da tante fattorie ma non organizzato come
villaggio o come comunità.
Il punto di riferimento comune era,
con ogni probabilità, il monastero benedettino posto sul crinale ovest del
colle più alto della zona, quello che oggi possiamo identificare con la chiesa
fi Sant’Ugo. Finchè è rimasta in vigore la pax romana, la popolazione del
territorio non ha mai sentito la necessità di creare un incasato comune, finché
non sono iniziate le scorribande di popolazioni nordiche e di pirati
provenienti dalla costa. A quel punto i futuri Montegranaresi hanno iniziato a
raccogliersi sul colle e a fortificarlo, probabilmente intorno a una pieve di
cui abbiamo tracce archeologiche precise: quella del SS.Salvatore. Possiamo
immaginare che questo sia avvenuto intorno all’anno 1000.
Il primo castello di Montegranaro,
quindi, è individuabile nell’area che identifichiamo con l’attuale piazza
Mazzini. Le prime costruzioni rilevanti erano certamente la stessa Pieve, la
torre dell’Annunziata che fungeva sia da campanile che da torre militare di
difesa, il palazzetto all’angolo tra il Corso e via Garibaldi e Palazzo
Cruciani. Nel punto tra la Torre e il Palazzetto c’era con ogni evidenza la
porta del castello. Qui le pietre parlano molto chiaro: la pendenza del crinale
era molto ripida a partire dalla torre scendendo verso l’attuale Porta Marina
e, probabilmente, c’era un sentiero che portava alla porta procedendo dal basso
e salendo tra alcuni tornanti. Lo desumiamo dall’altezza del portale murato
della Pieve, che si alza notevolmente rispetto all’attuale piano stradale
lasciando pensare a una via più piana che poi declinava nettamente verso la
torre.
Le mura del castello, quindi, erano
limitate al perimetro della piazza e le possiamo riconoscere lungo la linea che
segue via Garibaldi e via Solferino. La cinta attuale risale al rinascimento.
Quindi, anche dopo l’incastellamento, il monastero benedettino rimaneva ben al
di fuori delle mura, così come la chiesa di Santa Margherita che individuiamo
dove ora insiste A ulteriore testimonianza del fatto che le prime mura
castellane erano molto più a monte rispetto alla linea attuale c’è la monofora
ritrovata all’interno del vano murato della Pieve, finestra che si affacciava
verso est, quindi verso Palazzo Conventati che, di conseguenza, all’epoca non c’era.
Luca Craia