giovedì 13 maggio 2021

Una campagna antisemita contro Israele


La sedicente sinistra italiana sta sempre dalla parte dei più deboli, purché i più deboli non siano Italiani. Con quest'anelito di umanità nascondono perfino il più bieco antisemitismo; vale la pena ricordare che l'URSS gli Ebrei li mandava nei gulag nè più nè meno come i Nazisti li mandavano nei campi di sterminio, per dire le affinità elettive.

Così oggi montano una comodissima campagna antisemita non facendosi scrupolo neanche di utilizzare le tanto vituperate fake news, tipo il video dei presunti festeggiamenti degli Israeliani per l'incendio di una moschea laddove la moschea in realtà è un albero a cui gli stessi Palestinesi hanno dato fuoco e i festeggiamenti sono quelli per il Jerusalem Day. La storia non la conoscono, vanno avanti con la tiritera che gli Ebrei avrebbero cacciato i Palestinesi dalle loro case e dalla loro nazione, quando una Nazione palestinese non è mai esistita e di casa si sono cacciati da soli muovendo guerra a Israele con la complicità degli stati arabi circostanti, prendendosi una robusta legnata alla quale ancora non si rassegnano.

E fanno la guerra a Israele da sempre, questi deboli da difendere, bombardano, fanno attentati e nascondono batterie di missili in mezzo ai bambini così almeno hanno un buon motivo per suscitare la superficiale pietà dei suddetti sinistroidi, unico motivo per cui la guerra in medio-oriente non è mai finita e difficilmente finirà. Sono loro i deboli, perché Israele, costantemente sotto attacco, debole non si può definire e non fa comodo ideologicamente darle ragione anche se ce l'ha.

 

Luca Craia

I tecnici dell’edilizia non dovrebbero fare politica.

 

Chi lavora o è titolare di uno studio tecnico non dovrebbe fare politica, almeno a livello locale. Questo semplicemente e lapalissianamente perché sarebbe in perenne conflitto d’interessi potenziale. Prendiamo, per fare un esempio ipotetico, un ingegnere che faccia anche l’assessore e che debba tutelare gli interessi di un suo cliente che ha un contenzioso con un altro privato che abbia aderito a qualche tipo di campagna pubblica (ce ne sono tante, dalle case a 1 Euro per rivalutare i centri storici alle varie agevolazioni che le amministrazioni comunali mettono in campo per risolvere problemi urbanistici e sociali). In quel caso, il Comune dovrebbe cercare di mediare tra i privati per risolvere il contenzioso nell’interesse di tutti. Invece, dovendo anche tutelare l’interesse del suo cliente, il tecnico in questo caso si troverebbe in grave imbarazzo, con un evidente conflitto tra l’interesse pubblico e quello professionale.

Un tecnico ha libero accesso agli uffici, alle carte, agli atti. È evidente che il tecnico che faccia politica e che sia in maggioranza abbia un vantaggio rispetto al tecnico che politica non la faccia o che non sia in maggioranza. E anche se il tecnico sia così corretto da non usufruire del suo vantaggio, rimarrebbe sempre un legittimo e inopportuno sospetto. Per questo, e per molti altri motivi, ritengo che i titolari e i dipendenti di studi tecnici dovrebbero evitare di fare politica, per evidenti ragioni di opportunità. Vedremo, alle prossime elezioni, quanti tecnici saranno in lista. Di solito ce ne sono tanti.

 

Luca Craia

mercoledì 12 maggio 2021

Risorgimarche capisce che non ha fatto e non farà risorgere le Marche. Ma farà buona musica. E non è poco.

 

Risorgimarche rinuncia alle sue velleità messianiche e, di fatto, ammette di essere quello che è e che è sempre stato: un festival di musica. Non salva niente, non fa risorgere niente, non lo ha fatto fino a oggi e finalmente ci dice che non lo farà in futuro. Quello che farà è una cosa molto bella e molto importante: farà musica. E non è poco. Ma nessuna missione salvifica se non quella insita naturalmente nella musica.

Con la nascita della rete dei Festival Italiani di Musica in Montagna, a cui aderiscono la storica manifestazione de I Suoni delle Dolomiti (Trentino), Musica sulle Apuane (Toscana), Musicastelle Outdoor (Valle d’Aosta), Paesaggi Sonori (Abruzzo), Suoni Controvento (Umbria), Suoni della Murgia (Puglia) TIME IN JAZZ (Sardegna) e, appunto, Risorgimarche (Marche), si crea un circuito culturale molti importante sia per l’arte della musica sia per la valorizzazione del territorio a livello turistico.

Il punto, in realtà, è sempre stato questo: chiamare le cose col loro nome. La pretesa che si era data Risorgimarche di aiutare le popolazioni terremotate era velleitaria, infondata e piuttosto fastidiosa, in un momento in cui di aiuto ce n’era davvero bisogno, e ce n’è ancora, ma di aiuto vero e non di aiuti dichiarati e mai attuati. Ora sappiamo, sia per quello che ci ha detto la storia che per quello di cui gli stessi organizzatori del festival ci stanno implicitamente informando, che Risorgimarche non ha fatto risorgere le Marche né pensa più di farlo, ma che si pone semplicemente l’obiettivo di fare buona musica per gli amanti della buona musica in luoghi meravigliosi dove ascoltare buona musica. E scusate se è poco.

 

Luca Craia