giovedì 27 giugno 2019

La Capitana e i suoi fan. Quando le leggi non le rispetta nemmeno il potere legislativo.



La “Capitana”, la signorina Carola Rackete, esponente della buona borghesia tedesca e tutta dedita al prossimo, salvaguardando il capitale di famiglia, ben inteso, ha inequivocabilmente violato la legge italiana. Questo lo capisce anche un bambino, persino quelli del PD potrebbero riuscire a capirlo. Ora, che si voglia enfatizzare il gesto e dargli una connotazione eroica che non c’è ma che fa comodo politicamente, posso anche capirlo. Rimane però il fatto che la signorina suddetta ha violato la legge italiana. Come fa un Parlamentare italiano, nell’esercizio delle sue funzioni, quindi nello svolgimento del suo ruolo istituzionale di pubblico ufficiale, esercitante il potere legislativo, mica sgranocchiando noccioline, a mettersi dalla parte di chi viola la legge del suo Paese?
Penso sia ora di scindere le questioni, altrimenti non ci tiriamo fuori le gambe. Da una parte c’è della povera gente, che seriamente scappa da situazioni difficili, quando non la guerra, comunque fame, miseria, malattie; dall’altra ci sono persone che sfruttano tutto questo a proprio favore, vuoi economicamente, vuoi politicamente. Siamo di fronte a un evidente sfruttamento della disperazione e, se questo sfruttamento è palese nell’organizzazione delle tratte, comincia a diventare acclarata anche in chi svolge funzione di soccorso senza alcun mandato ufficiale, senza alcuna autorità, mettendosi in mare al solo scopo di pescare esseri umani, possibilmente prima che affoghino. E se i primi hanno un ritorno economico inequivocabile, è inequivocabile il ritorno politico per i secondi, fermo restando che c’è anche un guadagno. Tutto questo sulla pelle della povera gente, col plauso di parti politiche ben precise che, o non capiscono, o sono complici. Tutto questo è spaventoso.
Tornando alla Capitana, la signorina Rackete ha deliberatamente messo a rischio la vita dei suoi passeggeri ingaggiando uno scontro politico ma anche fisico con le autorità italiane. Non è successo nulla di grave, ma il rischio che potesse capitare un incidente al largo di Lampedusa è stato serio e, se fosse capitato, la responsabilità sarebbe stata esclusivamente della Capitana. Parliamo di responsabilità oggettiva, perché quella morale grava su chi, da lontano, plaudiva alle gesta dell’impavida piccola borghese tedesca. A me pare un cortocircuito ideologico molto interessante. E preoccupante.

Luca Craia

mercoledì 26 giugno 2019

Ustica: 39 anni di silenzi e di dignità italiana calpestata.


81 morti in guerra in tempo di pace. 39 anni di silenzi assordanti, di muri di gomma (come il film di Marco Risi), di dignità italiana calpestata da presunti Paesi amici, alleati economici e militari. Si sa quasi tutto di quanto accadde nei cieli italiani: si sa che c’erano aerei militari americani e francesi, forse all’inseguimento di aerei libici, si sa che l’aereo è stato abbattuto da un missile, che non c’è stato alcun guasto; si sa che ci sono stati tentativi di depistaggio, di insabbiamento delle prove; soprattutto si sa che non sappiamo il perché di quelle 81 vittime innocenti, né sappiamo di chi sia la responsabilità di quanto accaduto.
Sono passati 39 lunghi anni, ci sono state inchieste, rogatorie, indagini. Ma i Paesi che sappiamo per certo siano coinvolti in questa orrenda vicenda non hanno mai scoperto le carte, non hanno mai voluto che si sapesse cosa è successo veramente, perché è successo, chi ha sparato quel missile e contro cosa è stato sparato. USA  e Francia, quella Francia che si permette ancora di dare giudizi sprezzanti sull’Italia e sul Popolo Italiano, non ci hanno mai voluto dire la verità.
E questo è un fatto gravissimo, è un affronto alle vittime e alle famiglie delle vittime, che hanno il totale e pieno diritto di conoscere tutta, ma proprio tutta la verità, il perché i loro cari sono stati massacrati in un modo che nemmeno in guerra sarebbe ammissibile, ma il 27 giugno 1980 non c’era la guerra o, almeno, non ufficialmente.
Ma l’affronto è inaccettabile nei confronti dell’Italia e del Popolo Italiano. Perchè non è accettabile che Paesi nostri partner, alleati, amici abbiano così scarsa considerazione della nostra dignità di Paese e di Popolo. È inaccettabile che la politica italiana, in 39 anni, non sia stata capace di far valer il diritto a essere rispettati, il diritto ad avere riconosciuta la nostra dignità, calpestata dai silenzi, dai depistaggi, dal muro di gomme eretto prima di tutto in patria per tutelare interessi e segreti inconfessabili.
Domani ci sarà la solita giostra di celebrazioni, di dichiarazioni, di gente in cravatta che, con la faccia triste di circostanza, farà discorsi banali e retorici, di circostanza. Io mi auguro che qualcuno, nel Governo, abbia il coraggio di puntare i piedi e chiedere che finalmente si faccia chiarezza, che si dica le verità. Di chiedere rispetto per le vittime. Rispetto per le famiglie delle vittime. Rispetto per gli Italiani.

Luca Craia


Il povero Morgan, rivoluzionario bohemien, uomo del suo tempo di finti eroi.


Marco Castoldi è sicuramente geniale. Il suo genio, però, ce lo ha fatto conoscere come Morgan. Musicista eclettico, polistrumentista virtuoso, dotato di grandi spunti intellettuali (quando è lucido, ma anche quando non lo è) e di una solida base culturale, non solo musicale. Morgan ha sempre vissuto di eccessi, e questi eccessi lo hanno portato a un matrimonio con una persona eccessiva quanto lui se non di più, e a tutti i guai che ne sono conseguiti, ultimo la perdita della sua abitazione, pignorata perché non pagava gli alimenti alla moglie miliardaria.
Un sacco di clamore per lo sfratto di Castoldi, con la stampa italiana pronta a eleggerlo a paladino della giustizia contro non si sa bene quale ingiustizia. Perché, vedete, questo ennesimo paladino degli ideali progressisti e umanitari, potrebbe essere anch’egli miliardario, ma non lo è perché i soldi deve esserseli bruciati tutti, come non lo so, anche se posso immaginarlo. Si definisce l’ultimo bohemien in un paese di burocrati, e forse ha ragione. Solo che un bohemien non ha nulla di eroico, non conduce nessuna battaglia come invece ritiene di fare Marchetto nostro.
La boheme è uno stile di vita, un modo di essere artisti a tutto tondo, anche nei piccoli gesti, una scelta di povertà volontaria, di dedizione a sistemi di estraniazione, al sesso. Tutto questo è molto artistico ma sicuramente non eroico.
Vogliono farci vedere in Morgan una vittima della società, un eroe anticonformista dell’intellettualismo di sinistra, e ci sta tutto meno che l’eroe. Morgan incarna in un certo modo una parte del mondo culturale che gravita intorno alla sinistra, una parte dedita all’arte ma anche al vizio. Badate bene, non lo sto condannando, ci mancherebbe. Dico solo che non dovrebbero darcelo come esempio.
Invece è in televisione costantemente, e sui giornali non si è persa l’occasione di farcelo vedere nel suo momento intimamente più basso degli ultimi periodi, quando lo hanno cacciato di casa. Gli auguro ogni bene, ma non mi commuovo, né vedo in tutto ciò qualcosa di eroico. Morgan vive delle sue scelte e delle sue scelte è vittima. Tutto questo non lo fa paladino di niente, nemmeno di se stesso. Cerchiamo di essere chiari almeno su questo.

Luca Craia