giovedì 25 gennaio 2018

Gli assessori col registro. Se manchi vogliono la giustificazione.



A Montegranaro, se vuoi criticare, devi avere: 1) la laurea, magari anche presa dopo aver ripetuto un paio d’anni di ragioneria, ma la laurea serve; 2) devi esserti candidato e devi essere stato eletto, il cittadino qualunque non lo ha eletto nessuno e, quindi, muto; 3) devi essere presente all’evento che critichi, anche se non ne critichi la sostanza ma il merito. Gli assenti necessitano di giustificazione. C’è un apposito registro.
L’ultima prescrizione per svolgere il ruolo di “rognecò” l’abbiamo appresa stamattina dal giornale, mentre per le altre eravamo stati più volte istruiti dal vicesindaco e dai suoi adepti. Ce ne informano sia il vicesindaco che un neofita della materia, Giacomo Beverati, che non riescono a smorzare la polemica, come sarebbe opportuno, auspicabile e intelligente, sull’accavallamento di eventi recente per la quale hanno dovuto far scendere in campo, in maniera un pelino fuori luogo, anche il Presidente dell’Admo.
Insomma, l’impostazione scolastica, impronta formidabile del Sindaco-maestra, prevede la presenza propedeutica. Occorrerà munirsi di libretto delle giustificazioni e magari farsi accompagnare dai genitori, o da chi ne fa le veci (magari la moglie) al prossimo evento. E credo che fioccheranno i 7 in condotta. Per dire: il clima si fa sempre più disteso. Bravi.

Luca Craia

mercoledì 24 gennaio 2018

Ventennale del Veregra Street. Il progetto per l’edizione 2018



C’è qualche novità interessante all’interno del progetto per l’edizione del ventennale della kermesse più importante, praticamente l’unica di rilievo, del panorama culturale montegranarese. Il Veregra Street Festival, edizione 2018, inizia a essere costruito con l’atto di indirizzo approvato l’11 gennaio scorso, atto col quale si confermano alcuni particolari e altri se ne modificano.
È confermata la durata dilatata del festival, non più concentrato in una settimana come da tradizione ma spalmato su due settimana come nelle edizioni più recenti, nonostante che questo non abbia portato risultati apprezzabili e semmai abbia diluito in maniera sensibile la presenza di pubblico. Si comincia venerdì 22 giugno con una tre giorni che si fermerà domenica 24, una pausa fino a giovedì 28 per arrivare fino al gran finale di sabato 30, ricalcando lo schema del 2017, ma posticipato di circa una settimana, forse alla ricerca di un po’ più di pubblico.
È interessante che, all’interno della lista degli spazi da utilizzare, compaia finalmente, dopo anni di oblio, un pezzetto di centro storico. Si parla di piazzale Leopardi e di via Solferino sia come location di attrattive che come spazi di somministrazione cibo. È un fatto sicuramente positivo se si pensa che, almeno, ci si accorge di avere un centro storico e gli si dà vita, almeno per qualche giorno. Ma potrebbe diventare negativo se gli spazi verranno utilizzati male, senza rispetto per la fragilità del luogo e, soprattutto, se passata la festa sarà come sempre, gabbato lo santo. Come ripeto da anni, il centro storico non è il teatro per fare degli spettacoli spot ma un luogo da curare e rispettare tutto l’anno.
La nuova passeggiata di viale Gramsci sarà utilizzata, come negli ultimi anni, come zona adibita allo street food, destinata ad operatori culinari ambulanti il cui numero di partecipanti è fissato in 17 punti di somministrazione. Si parla anche di via Conventati come spazio per la somministrazione del cibo e questo è sia una novità che una curiosità, visto che la via è stretta e in forte pendenza. Ci sarà da vedere come potranno installarvisi gli operatori. Si mangerà anche al Campo dei Tigli e nelle varie locande allestite nelle vie del centro anche dalle associazioni che, vivaddio, non saranno chiamate a pagare alcunché a patto che i proventi vengano poi utilizzati per attività culturali. I ristoratori cittadini, invece, potranno trovarsi dei locali adeguati e utilizzarli previa pagamento di un contributo, così come i locali già residenti nell’area potranno organizzare piccoli spazi esterni per la somministrazione di birra e quant’altro.
Nel progetto si parla anche di un non meglio definito “mercatino dell’artigianato” da allestire “in vie e locali del centro storico”. Anche qui vedremo come la cosa verrà realizzata e se verrà realizzata. Sarebbe un fatto positivo, sempre che, anche in questo caso, non sia una semplice iniziativa spot ma l’avvio di una serie di eventi che possano riportare un po’ di vita nel castello.
Il costo del festival si assesta, in via preventiva, a 145.000 Euro, di cui 55.000 a carico delle casse comunali e il resto proveniente da contributi e sponsorizzazioni.
Il progetto artistico ricalca in tutto e per tutto quello delle passate edizioni, con riferimenti specifici ad attività di associazioni che non vengono nominate ma, visto che si parla di riciclo e fotografia, si fa presto a capire a chi ci si riferisce e a chi si darà spazio, con buona pace degli altri.

Luca Craia



Perché non c’è nulla di scandaloso nelle candidature dei sindaci terremotati

La politica è un’arte nobile. È un’arte perché occorre finezza, intelligenza, sensibilità, intuito e creatività. È nobile perché tende al bene comune, o almeno dovrebbe. Oggi la parola “politica” ha assunto un’accezione negativa errata concettualmente e potenzialmente pericolosa. Certo, la negatività ha radici concrete, fondate su un’infinita serie di esempi deprecabili di disonestà e di comportamenti tutt’altro che finalizzati al bene comune. Rimane però il concetto che la politica è qualcosa di cui non si può fare a meno e la presunzione che chi vi si impegni lo faccia in senso positivo, una presunzione dovuta, altrimenti negheremmo la stessa esistenza della democrazia.
Non c’è niente di scandaloso, quindi, se un sindaco di un paese terremotato si candidi alle elezioni politiche. Parliamo di persone impegnate in politica, evidentemente per passione e inclinazione personale, che lo fanno tendendo al bene comune, altrimenti non li avrebbero votati così tante persone da eleggerli, premiando il loro impegno e il loro lavoro. Presentandosi loro la possibilità di crescere politicamente, portando il loro impegno e la loro esperienza a un livello superiore e mettendole a servizio non più soltanto della propria comunità ma della Nazione intera, è logico e naturale che la sfruttino. Poi saranno gli elettori a giudicare il loro operato, come dovrebbe essere in democrazia. Quindi niente di scandaloso, anzi. Direi che avere politici locali che rappresentino il territorio a livello nazionale non può che essere positivo, sempre che questi politici, poi, tendano davvero al bene comune.
Sono ben altri gli scandali legati al terremoto, sono ben altri i personaggi che hanno approfittato della situazione drammatica creatasi a seguito del sisma per curare i propri interessi personali e trarre profitto. Ma per questi personaggi nessuno si straccia le vesti, anzi, vengono plauditi e osannati. Mi riferisco ai tanti professionisti che hanno incrementato il loto lavoro e, di conseguenza, il reddito, con la mole di incarichi piovuta loro addosso dopo la tragedia. Personaggi abilissimi, hanno creato un consenso popolare intorno a loro promuovendosi come portavoce non si sa bene di chi, mettendosi opportunamente in vetrina sui social, affiancando le Istituzioni e coprendone le magagne senza, però, mai mostrarsi troppo servili, mantenendo un profilo ambiguo che la gente ha interpretato come disponibilità a collaborare mentre è solo opportunismo. Ce ne sono tanti, in quasi tutti i settori. Sono ammanicati, sono pacati col potere e implacabili con chi lo attacca. E questi personaggi non fanno scandalo.
Siamo un paese di ipocriti. Quasi tutti gli Italiani si stracciano le vesti su questioni presunte morali ma sono pronti a chiedere la raccomandazione all’amico tal dei tali quando questa possa essere utile a se stessi o alla propria famiglia. Siamo giudici inflessibili con gli altri e indulgenti con noi stessi. Siamo sempre pronti a dar fuoco al Giordano Bruno di turno per poi condannare senza appello chi portava la fiaccola. Alla giuria che ha già condannato i sindaci che si sono candidati alle politiche non mi voglio unire, anzi, mi distanzio con cura. Giudicherò il loro lavoro, se saranno eletti, e allora lì sarò inflessibile. Per il momento, per me sono solo persone che vogliono fare di più. Vedremo se e come lo faranno.

Luca Craia