martedì 29 agosto 2017

Terremoto: vince la linea del volemosebbene. E la strategia della desertificazione




In pochi giorni, complici il caldo estivo, il cordoglio ritrovato all’anniversario del primo sisma e la naturale stanchezza, l’atteggiamento che leggiamo sui social tra i terremotati del centro Italia è mutato radicalmente. Sembra quasi che il silenzio auto (neanche tanto) imposto per il 24 agosto si stia prolungando, assopendo le istanze, le proteste, la rabbia per un anno di nulla di fatto e gli intenti bellicosi. Ci si accontenta.
Ci si accontenta delle quattro casette, dei lavori che, qua e là, stanno finalmente ma lentamente iniziando. È la linea del volemosebbene. Francamente non so se sia rassegnazione o una sorta di resa mentale. Fatto sta che il silenzio che echeggia sordo tra le valli virtuali dei monti terremotati sta facendo un gran rumore. E fa tristezza, perché significa che si sta smettendo di lottare.
Il disegno era proprio questo: sopire la lotta creando spaccature, diatribe tra gli stessi terremotati, utilizzando la politica, le fazioni, addirittura la musica, i pro e i contro i concerti, i pro e i contro questo e quello, sapendo che un popolo come il nostro è sempre pronto a dividersi tra guelfi e ghibellini. E i problemi irrisolti rimangono irrisolti.
Vince lo spopolamento, la desertificazione. La scuola non riparte, non ripartono le imprese, non ripartono le comunità. La gente sta piantando radici altrove, altri stanno pensando di andarsene per sempre. Del resto è quello che si è sempre voluto, fin dall’inizio. Solo che ora comincia ad apparire come la soluzione più logica.
Finirà il caldo, tornerà la neve, tanti problemi, tanti nuovi e vecchi drammi. Magari qualche voce di protesta tornerà ad alzarsi, ma il grosso che farà? Temo il silenzio, temo la rassegnazione, temo la razionalizzazione del sopruso che diventa accettabile per pura necessità. E il gioco sarebbe fatto. Vedremo.


Luca Craia

Quanti soldi spendiamo per il turismo senza volerlo fare? 1770 Euro solo per una mappa.



In tre anni e passa l’Amministrazione Comunale di Montegranaro, nel campo del turismo, non ha cavato fuori un ragno dal buco. Ci ha provato, all’inizio, ma poi qualcuno si deve essere reso conto che, se per certe cose non si è tagliati, è meglio lasciare perdere, e si è lasciato perdere. Si è lasciato perdere a provarci ma non a spendere denaro pubblico per un servizio che non si dà. Basti pensare che questa estate a Montegranaro non si è visto un turista (in realtà qualcuno si è visto, quelli che ci ho portato io) e pare che, se qualcuno ha provato a venire a Montegranaro anche tramite costosi accordi con organizzazioni territoriali, non abbia trovato nessuno ad accoglierlo.
Ciononostante si continua, dicevamo, a spendere soldi pubblici senza poi raccogliere i frutti dell’investimento: 1770 Euro vengono spesi o, quanto meno, messi a disposizione per la base dell’asta per l’appalto, per esempio, per la realizzazione di una “mappa turistica” di Montegranaro. Venti facciate, formato 15X15, carta patinata, una robina piuttosto lussuosa. È una bella iniziativa, per carità, ma si continua a lavorare come si è lavorato finora sono soldi sprecati.
Un po’ di esperienza, in questo campo, ce l’ho. Diciamo che, negli ultimi anni, se sono venuti turisti a Montegranaro ce li ha portati, per la stragrande maggioranza, la mia associazione. Ma per fare turismo l’Amministrazione Mancini e l’Assessore Beverati non ci hanno mai consultato. Eppure anche quest’anno avevo dato disponibilità a Beverati per organizzare qualcosa insieme, ma non se ne è fatto nulla, anzi, non mi ha proprio filato.
Ora apprendo che si spenderanno 1770 Euro, o giù di lì, di soldi anche miei per una bella mappa turistica. La utilizzeranno? Speriamo. Per il 2017 sarebbe stata inutile, per il futuro vedremo.

Luca Craia