mercoledì 30 agosto 2017

Ad Acquasanta si gira “Così in terra”, film di Pisano con Roberto Citran. E si parla di terremoto.


Roberto Citran

Tratto dal racconto di Silvio D'Arzo,Casa d'altri”, il regista Pier Lorenzo Pisano sta girando un corto dal titolo “Così in terra” e lo sta girando ad Acquasanta Terme, utilizzando come comparse e protagonisti ben quaranta abitanti della zona, tra i quali Angelarosa Orsini che avrà il ruolo della protagonista femminile. Il lavoro cinematografico del giovane regista è finanziato dal Fondo Cinematografico Speciale per il Paesaggio e di Marche Landscape Cinefund, progetto di Marche Film Commission-Fondazione Marche Cultura sostenuto dall'Assessorato all'Urbanistica e Paesaggio delle Marche.
Pier Lorenzo Pisano
L’Ansa, che ha riportato la notizia, cita le parole del protagonista, Roberto Citran, parole che vi riporto perché importanti: “'un'esperienza unica e toccante, dove la finzione si sovrappone e si mescola alla realtà drammatica. Non nascondo che, ascoltando le storie vere delle persone con cui giriamo, qualche volta mi sono sentito spiazzato, disarmato e commosso. Come il prete che interpreto. Per capire questo dramma bisogna vivere accanto alle persone: non basta un reportage in tv, occorre un occhio sensibile ma soprattutto, bisogna venire in questi luoghi per ricevere la forza di queste persone''.
È una buona iniziativa che può contribuire positivamente a mantenere ancora accese le luci sul problema terremoto, tutt’altro che risolto. Attendiamo con ansia l’uscita del film.

Luca Craia

Seminario per i volontari dei beni culturali di Montegranaro. Arkeo invita a impegnarsi per il territorio



Al fine di potenziare il servizio di promozione turistica e assistenza ai visitatori che vengano a scoprire il patrimonio storico-culturale di Montegranaro, nella fattispecie tramite le aperture sistematiche della chiesa di Sant’Ugo, Arkeo organizza un seminario volto a fornire gli strumenti basilari a coloro che si vorranno impegnare come volontari dei beni culturali.
È bene precisare che il volontario non darà servizi equiparabili a una guida turistica in quanto il suo compito sarà soltanto quello di mantenere fruibile il bene affidatogli e fornire, su richiesta, informazioni sullo stesso. Ovviamente il servizio non sarà remunerato.
Il seminario è aperto a chiunque voglia partecipare ma è preferibile dare adesione in anticipo, chiamando il numero 3425324172 o inviando una mail all’indirizzo arkeomontegranaro@gmail.com. Il seminario si terrà nella chiesa di Sant’Ugo domenica 10 settembre alle ore 17.00.
Si tratta di un incontro della durata di circa un’ora nel quale saranno fornite le nozioni base, anche tramite l’uso di una dispensa. Il seminario sarà tenuto da Luca Craia. I volontari non dovranno necessariamente iscriversi all’associazione Arkeo ma solo prendere l’impegno di effettuare almeno un turno domenicale all’anno in Sant’Ugo, un impegno, quindi, piuttosto leggero.

E arrivò zio Edo ad Amandola a ricordarci quanto è bello pensare con la propria testa.



Molti conoscono e, magari, amano Bennato per le schitarrate in compagnia cantando a squarciagola Il gatto e la volpe, oppure perché ricordano i mitici mondiali di Italia ’90 al suono di Notti magiche o, infine, per le scanzonate note di Viva la mamma. Io amo Bennato perché potrei chiamarlo babbo, nel senso di padre putativo, nel senso che, con le sue canzoni, ho formato un bel po’ del carattere che ho e della forma mentis che mi ritrovo. 
Ho ascoltato il primo disco di Edo registrato su una musicassetta Basf nel 1977, trasferendoci l’originale del mio amico Serafino. Poi, negli anni, comprai anche i dischi più vecchi, Non farti cadere le braccia, Io che non sono l’imperatore, I buoni e i cattivi, La torre di Babele e, nell’80 Uffa Uffa e Sono solo canzonette. Li compravo con i soldi messi da parte perché, intorno ai dieci anni di età, quelle canzonette, come dice lui, erano diventate una specie di bibbia per me. E a quell’età le cose ti rimangono dentro, ti formano.
Ho visto Bennato in concerto diverse volte, l’ultima pochi giorni fa ad Amandola, e sono tornato quel ragazzino sognatore che voleva cambiare le cose, che si incazzava col censore, che ragionava sul panis et circenses dell’imperatore, che andava di buon grado in prigione e rispettava le fate, che voleva un mondo migliore, la sua isola che non c’è. Non ho mai smesso di lottare, di essere coerente a me stesso, di combattere con la massima convinzione per quello che credo e di continuare ad avere dubbi. L’altra sera, ad Amandola, ho capito perché.
È ancora potente, il Peter Pan partenopeo: fa un rock’n roll che spacca nonostante non sia più il giovane architetto incazzato nero per la faccenda della metropolitana di Napoli. Ha un gruppo stupefacente, musicisti virtuosi che sanno interpretare magnificamente quei pezzi di storia del primo Bennato. E lui è sempre un grande capitano sul palco, sa come comandare la sua ciurma osannante e la porta lontano come Spugna, che eseguiva gli ordini del suo comandante. Edoardo Bennato ci ha fatto viaggiare nel tempo, riportandoci indietro al ’73 nel gridargli rinnegato, mandandoci tutti in prigione, facendoci camminare sulla Cumana fino a Nisida.
Ma soprattutto ci ha dimostrato la forza delle idee. I testi delle canzonette di zio Edo sono di un’attualità disarmante. È meraviglioso e terrificante constatare che, a distanza di oltre quarant’anni, le sue idee siano ancora vive e forti, merito delle idee stesse ma anche del fatto che, in quarant’anni, non è cambiato niente. E fa bene, Edoardo Bennato, a riproporre con convinzione e con nuova forza musicale quei pezzi antichi e moderni, perché mai come ora c’è bisogno di teste libere, di pensieri liberi, di saper volare per guardare dall’alto i draghi del potere e non averne più paura, perché sono di cartone. Lunga vita a Bennato, lunga vita alle teste pensanti.

Luca Craia