martedì 25 luglio 2017

Inviolabilità del domicilio. Si torna a firmare in Comune. Ma al Comune non piace.




Si torna a firmare per la legge di iniziativa popolare sulla legittima difesa e sull’inviolabilità del domicilio. Dopo l’iniziativa di Italia dei Valori di un paio d’anni fa, ora torna alla carica, con più o meno lo stesso testo, addirittura il Sindacato di Polizia Penitenziaria. Si badi bene: non è una raccolta firme per un referendum ma per una proposta di legge, quindi nessuno sperpero di denaro pubblico. La proposta di legge prevede l’aumento delle pene per chi viola il domicilio, il blocco di ogni azione risarcitoria per chi si introduce in casa altrui e l’abolizione dei reati connessi alla legittima difesa in casa propria. Per sostenere la proposta occorre andare in Comune, all’ufficio anagrafe, e firmare. C’è tempo fino al 30 novembre.
Al Comune di Montegranaro la cosa non deve piacere un granchè visto che, pur rispettando l’obbligo di pubblicazione sull’Albo Pretorio, non si è spiegato nulla, ma proprio nulla, riguardo alla procedura. Non si è detto che proposta è, chi la propone né dove si può firmare. Addirittura si è semplicemente pubblicato un volantino di propaganda, scansionato storto e pubblicato al rovescio, che per leggerlo viene il torcicollo. C’è quindi da supporre che non c’è l’appoggio politico della maggioranza.

Luca Craia

Le scuole di San Liborio non sono accatastate. Altro che studio di vulnerabilità.



C’è chi aspetta di sapere se le scuole montegranaresi sono sicure, come prescrive la legge, rispetto al rischio sismico, visto che l’unica ad avere un certificato, tra l’altro per niente rassicurante, è quella di Santa Maria. E invece apprendiamo oggi che addirittura la scuola di San Liborio e la palestra comunale hanno delle particelle non accatastate. Si sarà trattato di una svista, di un errore, un disguido. Fatto sta, però, che questo indica quanta attenzione si stia ponendo sulla situazione delle scuole. Sì, perché ad accorgersi del problema non è stato il Comune di Montegranaro ma l’Agenzia delle Entrate che ha inviato un accertamento catastale all’ente pubblico, facendogli ovviamente obbligo di sistemare la cosa. Quindi nessuno si era accorto del problema, questo per dire con che attenzione si tengano d’occhio le scuole. Ah, tra l’altro, questo giochetto ci costerà, solo per il tecnico chiamato a sistemarlo, la modica cifra di 4.504,24 Euro. La vulnerabilità sismica può attendere.

Luca Craia

Rimosso il 15% delle macerie. Dopo 11 mesi. E se ne vantano pure.



Non c’è capacità di autocritica, nei nostri governanti. A nessun livello: né a Roma, né ad Ancona, né nei singoli paesini. Non c’è l’umiltà di dire “stiamo avendo difficoltà” oppure “abbiamo sbagliato l’impostazione, ora rimediamo”. C’è invece l’ansia di apparire, di vendere fumo, di vantarsi anche di cose di cui ci si dovrebbe vergognare manipolando abilmente non tanto il dato quanto il modo di fornirlo.
La Regione Marche è in fortissimo ritardo sulla rimozione delle macerie. È passato quasi un anno dalla prima scossa agostana, 11 mesi, e chi gira per le zone terremotate sa che gran parte delle macerie è ancora lì, insieme a tutto quello che rappresenta in termini di incapacità, inefficienza, errori e malafede. Eppure esce un comunicato in cui ci si loda del fatto che sono state rimosse 100.000 tonnellate di materiale. Suona bene: 100.000 tonnellate sembrano davvero tante. Poi scorri il comunicato e scorpi che sono solo il 15% del materiale risultante dagli edifici privati crollati.
Umiltà. L’umiltà serve a lavorare meglio, perché tutti possono sbagliare, in buona fede, ma riconoscendolo si cerca anche la soluzione e si evita di sbagliare in futuro. Qui, invece, non solo non c’è umiltà, ma c’è qualcosa che somiglia tanto alla malafede. Sembra malafede quando non si raccontano le cose come stanno, quando non si parla chiaro, quando si utilizzano vocaboli per far capire e non capire.
Credo che occorre almeno essere chiari. La strategia dell’abbandono è un’ipotesi che viene sempre più suffragata dai fatti, ma sempre ipotesi rimane. Ma l’incapacità (voluta o accidentale) di risolvere efficacemente i problemi è conclamata, e dovrebbero essersene accorti anche i protagonisti. Non sarebbe ora di prenderne coscienza?

Luca Craia

(foto La Stampa)