domenica 4 giugno 2017

Crollo delle iscrizioni a scuola. Prevedibile brutto segnale.




La politica di spopolamento, il disegno di desertificazione delle zone montane sta dando i primi frutti. Secondo i dati diffusi da Cronache Maceratesi, l’Istituto Comprensivo Paoletti di Pieve Torina, Muccia, Visso e Valfornace denuncerebbe, in questo momento, un calo di iscrizioni per il prossimo anno scolastico di ben 120 unità, oltre il 30% degli iscritti dello scorso anno. Cosa c’è di sorprendente? Nulla. È il segnale netto e inequivocabile che i nuclei sociali si sono sgretolati, che non esistono i presupposti primari perché si torni alla situazione pre-sisma in tempi brevi. O forse non ci si tornerà mai.
Quando una comunità viene dispersa in una diaspora indotta da scelte politiche precise, quando, anziché prendere immediate e urgenti misure per salvaguardare l’integrità sociale dei centri colpiti, si deportano gli abitanti disperdendoli senza criterio (o con un criterio preciso e contrario) in mille rivoli, è chiaro che la conseguenza sarà che queste comunità si sfalderanno e sarà difficile ricostituirle, specie se questa politica si protrae nel tempo.
Siamo ormai a nove mesi dal terremoto, sette da quello che ha distrutto l’area di cui stiamo parlando, e la politica non è cambiata. Non si sta ragionando su come fare in modo che, quanto meno a settembre, si possa cercare di riportare queste comunità a una sorta di normalità. Stiamo ancora trasportando gli sfollati da un residence all’altro, stiamo appena emettendo i bandi per le SAE, stiamo facendo il censimento (esatto, censimento, per quanto incredibile è così) delle macerie.
Le spiegazioni di questo comportamento politico possono essere solo due: o siamo di fronte a una totale incapacità organizzativa e di governo da parte dello Stato e della Regione, o stiamo assistendo al compimento di un disegno, paventato da tempo, per la desertificazione dell’area montana. C’è una terza ipotesi, che sta in mezzo e forse è la più veritiera: il disegno c’è, e fa leva proprio sull’incapacità dei governanti.

Luca Craia

Tutti vogliono l’Ente Parco. Adesso pure Falcucci. Giochini sporchi e guerra tra poveri.




Prima s’è fatta sotto Norcia a cui non è parso vero di portarsi a casa gli uffici dell’Ente Parco dei Sibillini viste le difficoltà di Visso, dove il parco ha sede. Norcia sta ripartendo, grazie a una migliore efficienza della Regione Umbria rispetto alle Marche, e ha cercato di approfittare della situazione più disgraziata della vicina ma oltreconfine Visso.
Più sottile il tentativo di Mauro Falcucci, Sindaco di Castelsantangelo Sul Nera, e anche un pelino più squallido. Falcucci si schiera con Visso e, battendo virtualmente i pugni su una scrivania immaginaria, grida al mondo intero che il parco ha da rimanere a Visso. In una lettera al Presidente del Parco Nazionale, Falcucci afferma giustamente che mantenere la sede a Visso è “non solo auspicabile, ma necessario per dare un segnale di reale vicinanza e collaborazione”. Verrebbe da dire amen, se non fosse per le parole che seguono: se mantenere la sede a Visso non fosse possibile, magnanimamente Falcucci mette a disposizione il proprio Comune, già attrezzato “grazie alla donazione ricevuta dalla Comunità della Val di Cembra, in Trentino, di una struttura in moduli per uso ufficio di circa 120 metri quadrati”.
Sembra una gara tra bambini, non fosse che la questione è vitale. Certo che, in questo modo, l’intesa a tre sancita qualche mese fa se ne va a farsi benedire: con Rinaldi di Ussita dimesso e Falcucci che fa i giochini, Pazzaglini sembra sempre più solo. E tutto questo fa solo il gioco di chi ha altri disegni per l’alto Nera.

Luca Craia

Pasqui tentenna: non va alla festa ma chiede scusa. Così non si va da nessuna parte




Deludenti a dir poco le parole di scusa del Sindaco di Camerino, Gianluca Pasqui, che ieri non è andato alle celebrazioni della Festa della Repubblica come altri Sindaci del cratere, tipo Pazzaglini di Visso, per dirne uno, che hanno preferito testimoniare con l’assenza l’abbandono sostanziale dello Stato piuttosto che fare ancora buon viso a cattivo gioco, ma oggi ci tiene a comunicare che era “assente ma a malincuore”. 
Ritengo che un Sindaco, in questi casi, abbia il dovere di scegliere da che parte stare, e di farlo con la massima chiarezza. Non andare a Roma per sfilare in pompa magna sotto i sorrisi compiaciti dei rappresentanti di uno Stato assente se non colpevole, era un atto di coraggio apprezzabile e apprezzato. Evidentemente Pasqui ha cambiato idea e si è inventato una risibile scusa: era impegnato “a lavorare su uno dei temi fondamentali per la ripartenza della città: le scuole”. Scuole che, evidentemente, non potevano attendere qualche ora dopo aver atteso mesi e mesi. 
Pasqui non mi convince. Io credo che avesse deciso di non andare per protesta, ma poi deve averci ripensato o qualcuno ce lo ha fatto ripensare. Una brutta mossa per chi si candida a coordinatore dei sindaci del cratere. Se parte così, dimostra solo di non riuscire a coordinare nemmeno se stesso e le proprie decisioni. Male.

Luca Craia