mercoledì 29 marzo 2017

Franca, la donna del terremoto - di Silvia Bonomi



Mi sono presa un attimo di tempo. Un minuto per pensare, un minuto per soffermarmi sulla bellezza della vita.
Nel marasma che abbiamo vissuto, infatti, c'è una donna che, nel suo essere meravigliosa, è passata volutamente inosservata. Volutamente perché, se fino a qualche mese fa non conoscevo direttamente la sua discreta persona, ad oggi posso dichiarare a chiunque mi legga che, nonostante il terremoto, le notti in camper ed i suoi fantastici 86 anni, la signora Franca le telecamere e le fotocamere le ha sempre rifuggite. E se io invece oggi sono qui a parlarne è per far conoscere a quante più persone possibile la forza di una donna solo all'apparenza mite e sottile ma che, sotto le sue esili spalle, porta avanti con forza la sua attività di famiglia: la Peschiera di Visso.
Con un energia che si avverte in qualche timido sorriso che si alterna a qualche frase detta invece con forza, Franca si dedica periodicamente alla nascita delle sue amate trote, curando gli avannotti (i piccoli delle trote, per chi non lo sapesse), togliendo i gusci ormai vuoti dai filtri delle griglie per consentire il continuo ricambio d'acqua e quindi la corretta ossigenazione (operazione, lo ricordo, INTERAMENTE MANUALE, che avviene per mezzo di una paletta/colino), sorvegliando per tante ore al giorno, anche nei periodi più freddi, che le vasche abbiano il continuo ricambio di acqua costantemente corrente.
Un lavoro sfiancante, a basse temperature e con parecchia umidità. Nonostante il terremoto. Nonostante gli 86 anni, nonostante la vita che ormai si svolge in camper; nonostante lei rifugga le telecamere e le fotocamere, nonostante non sia comparsa in nessun servizio tv, come quello sulle “donne del terremoto”, di cui anche io sono stata protagonista.
Perché, nonostante tutto, Franca ogni giorno fa da mamma a moltissime piccole trote, e Franca è proprio la sola donna del terremoto che tutte noi vorremmo essere, l'unica da cui dovremmo trarre spunto.
Sempre avanti così, piccola grandissima Franca!

Silvia Bonomi

Il massacro turistico delle Marche



Danni indiretti da terremoto. Non quelli fasulli chiesti dal Consigliere Regionale di maggioranza, Boris Rapa, ma quelli reali subiti dalla costa delle province colpite. Ma dire che, a far danni, sia stato il terremoto è improprio. I danni li hanno fatti gli amministratori regionali uniti ai responsabili dell’emergenza, con un operato a dir poco scriteriato e inqualificabile, anche accettando la buona fede.
Sta accadendo questo: a fronte della più che legittima, anzi, direi doverosa protesta degli sfollati alloggiati nelle strutture turistiche della costa, ora stanno giungendo le disdette dei villeggianti che, visto il caos che si sta generando, preferiscono annullare e andare altrove. Si è innescato un circolo vizioso in cui, alla situazione deprecabile in cui sono stati cacciati i terremotati, si aggiunge il tracollo del comparto turistico che, a fatica, cercava di rimettersi in piedi dopo la profonda depressione derivante direttamente dalla fobia da terremoto.
Il turismo, nella parte costiera delle province più colpite, è un’economia fondamentale. Ci sono città che vivono di turismo e attività produttive e ricettive che non possono permettersi di perdere una stagione. Ma questo è quello che accade. Se si fosse adottata una politica diversa, volta a far rimanere in loco il più possibile i terremotati anziché fare questa sostanziale deportazione a cui abbiamo assistito, se si fosse accelerato al massimo per l’installazione delle SAE o, quanto meno, si fossero utilizzate strutture ricettive più interne, non saremmo a questo paradosso in cui le zone colpite direttamente vedono tracollare la propria economia per assenza di abitanti e diserzione dei turisti che non vanno certo a visitare zone rosse invalicabili. Nel contempo si sta facendo morire il settore turistico di zone che non hanno nulla a che vedere col terremoto.
Un autentico capolavoro al contrario, con danni incalcolabili all’economia regionale, danni che pagheremo per decenni. Le responsabilità politiche sono pesanti, ma non sembra che verranno assunte dai diretti responsabili. Avoglia a spot televisivi.

Luca Craia

Viale Gramsci e il cantiere. Adesso come funziona?



Piccolo promemoria su come regolarsi durante i lavori in viale Gramsci.
- Sul lato mura sarà vietato parcheggiare. Del resto c’è il cantiere, per cui non sarà solo vietato, sarà proprio impossibile.
- Sempre sul lato mura sarà interdetta la circolazione. In un primo tempo solo nell’area a ovest di palazzo Francescani, successivamente su tutto il tratto.
- La circolazione avverrà soltanto in direzione est – ovest, cioè da largo Conti a via Zoli. In un primo tempo, finchè il cantiere lavorerà solo da palazzo Francescani verso monte, sarà possibile fare inversione di marcia e tornare verso largo Conti all’altezza di Palazzo Francescani. In seguito non più. L’inversione non sarà possibile per i mezzi pesanti che, tra l’altro, nemmeno ci riuscirebbero.
- La sosta sul lato giardini sarà consentita con disco orario. Si perderanno 11 posti ulteriori, 4 per consentire l’inversione davanti a Palazzo Francescani e 3 per esigenze di cantiere in fondo al viale.

Luca Craia