Gente che esulta perché Briatore ha
subito danni dal maltempo. Gente che insulta Ghedini appena morto e gioisce.
Gente che passa la giornata a litigare su Facebook, gente incapace di
confrontarsi senza aggredire, offendere. È legittimo trovare Briatore antipatico
(io non lo digerisco), ma come si fa a gioire se gli capita una disgrazia? È legittimo
criticare Ghedini per la sua condotta politica (l’ho fatto anche io) ma come si
fa a insultarlo ed esultare per la sua morte? È legittimo avere un pensiero
diverso da un altro, anzi, è il sale della democrazia, il confronto è un’occasione
di crescita e di miglioramento; ma perché insultare, deridere, aggredire chi ha
la sola colpa di dire una cosa con la quale non si è d’accordo?
Ci sorprendiamo della violenza per le
strade, nelle nostre città, nei luoghi di aggregazione; guardiamo con
giustissima preoccupazione i nostri giovani darsi appuntamento per picchiarsi;
leggiamo notizie allarmanti su continui fenomeni di aggressioni, risse,
addirittura uccisioni per una parola detta male, per un’incomprensione, un
gesto. Ma guardate che siamo tutti coinvolti, e i social lo testimoniano.
Ma i social hanno anche una grave
responsabilità in tutto questo, dando modo a chiunque di utilizzare il
confronto con gli altri per sfogare rabbia e frustrazione. In qualche caso
direi addirittura che i famosi algoritmi vadano a favorire lo scontro piuttosto
che il confronto. Poi ci sono i media, che hanno capito che la gente vuole il
sangue e gliene serve a ettolitri, pasturando l’odio e la divisione. In
sostanza, i social stanno svolgendo un ruolo fondamentale nel declino di questa
civiltà che già di suo era arrivata a una fase di grave decadenza, con il
materialismo esasperato e la perdita di valori essenziali come il ruolo fondante della famiglia. Coi
social il decadimento morale della società ha avuto una fortissima
accelerazione. La violenza che vediamo nella vita reale è in gran parte figlia
di quella che leggiamo sui nostri schermi, quelli che non lasciamo mai.
Luca Craia