giovedì 18 gennaio 2018

Sulla costa i milioni di Ceriscioli, a Belmonte una colletta per comprare lo scuolabus.



Belmonte Piceno è all’interno del cratere, è stato lesionato in maniera grave e tra i tanti danni c’è la scuola, resa inagibile dal terremoto. I bambini di Belmonte Piceno, quindi, non possono andare a scuola nel loro paese in quanto la scuola non è utilizzabile. Sono costretti ogni mattina a prendere lo scuolabus e andare a scuola in un altro Comune. Ora, però, nasce un problema non di poco conto: lo scuolabus è vecchissimo. È un mezzo del 1994 con 400.000 chilometri sul groppone, è malandato e fa fatica a passare persino la revisione. Ma il Comune non ha soldi per comprarne uno nuovo, Ne ha individuato uno più recente, sempre usato ma in buone condizioni, e servono 34.000 euro, soldi che il Comune di Belmonte non ha. Per trovarli hanno lanciato una sottoscrizione online che vi linko, qualora voleste dare anche voi una mano a questo piccolo centro in difficoltà. 
Faccio una piccola riflessione, perché credo ne valga la pena. La Regione Marche ha inviato una pioggia di milioni a comuni non nel cratere, milioni della ricostruzione post-terremoto, milioni che servono per ricostruire. A Montegranaro, per fare un esempio a me vicino, sono arrivati due milioni e mezzo per rimettere a posto il palazzo comunale che non è stato lesionato dal sisma ma era già sbrindellato per conto suo, e  300.000 Euro per una scuola che non è stata lesionata dal terremoto. A Belmonte, invece, che i danni dal terremoto ci sono e sono anche gravi, i bambini devono andare a scuola fuori dal paese con uno scuolabus vecchio e presumibilmente pericoloso, perché la scuola è stata lesionata dal terremoto e non ci sono i soldi per comprare un mezzo nuovo. Secondo me c’è qualcosa che non quadra. Per niente.

Luca Craia

I congiurati ancora cavalcano e lottano contro Gismondi. Ma la Marcozzi che vuole fare?


Lo storico scatto di Barbara Rossi, allora corrispondente del Corriere Adriatico a Montegranaro, che immortala il preciso momento della caduta dell'Amministrazione Gismondi.


Avevamo ingenuamente creduto che, quanto meno, l’amor proprio avesse potuto tenere lontani dalla politica i congiurati delle idi di marzo montegranaresi, ancorché cadute a ottobre, coloro che, dietro la regia del machiavellico ma non troppo Gianni Basso, fecero cadere prematuramente l’amministrazione Gismondi. Almeno due di loro sono ancora in campo e cercano disperatamente di inserirsi sulla scena politica, ancora una volta manovrati da lontano, stavolta pare dai piani alti della Forza Italia regionale.
Così ecco riapparire Demis Ranalli, che fu assessore con Gismondi, e Jonata Pagliaricci, che fece appena in tempo a mettere il naso in Consiglio Comunale in surroga per distinguersi come complottista, il tutto senza proferire verbo. Nella politica, per carità, ci sono anche disegni e progetti che vedono comportamenti non esattamente dettati da lealtà, non tanto verso la propria coalizione quanto verso l’elettore che dà il mandato in base alla stessa. Il punto, però, è che nessuno ha mai spiegato i motivi per i quali le idi di marzo nostrane furono orchestrate, a vantaggio di cosa o di chi. Forse c’erano progetti poi naufragati e mai palesati, forse disegni di potere che si sono infranti nelle urne elettorali, forse qualche vendetta politica consumata a danno della città. Fatto sta che questi personaggi consegnarono Montegranaro al Commissario, cosa che difficilmente si rivela positiva, senza mai spiegarne il perché.
Sarebbe sufficiente per scomparire dalle scene. Invece no, a volte ritornano. Oltre al silente Pagliaricci, probabilmente utile a qualcosa anche se questo qualcosa ci sfugge, ritorna Ranalli, a quanto pare autoproclamatosi Coordinatore di Forza Italia a Montegranaro, una Forza Italia che sembra avere un unico iscritto, quindi piuttosto facile da coordinare. Solo che l’unico iscritto è Gastone Gismondi, mentre né il coordinatore né il suo loquacissimo vice pare siano iscritti al partito. Quindi il coordinatore non coordina neanche se stesso. Curioso.
Curioso anche che il coordinato Gismondi di farsi coordinare da Ranalli e Pagliaricci sembra non abbia proprio voglia, e vorrei vedere, dopo essere stato pugnalato alle spalle dagli stessi. Quindi questi due che ruolo avrebbero? Certo, nella guerra regionale tra le due anime di Forza Italia, Ceroni da una parte e Marcozzi dall’altra, queste due piccole pedine possono svolgere un ruolo minimo ma efficace, ossia quello di creare un po’ di confusione. Ma a vantaggio di chi? Alla fine chi ci rimette è sempre il partito. La Marcozzi, che gioco gioca?

Luca Craia

Le date si accavallano e si sprecano occasioni.




Si possono sistematicamente accavallare eventi, anche importanti, in un paese in cui gli eventi si contano col contagocce? Si possono sprecare occasioni di arricchimento e di svago in un paese in cui, nell’ottanta per cento del tempo, non ci sono occasioni nemmeno per mettere il naso fuori casa? Evidentemente sì, se il Comune di Montegranaro si permette di organizzare una serata al teatro La Perla, serata a pagamento e quindi pagata dai cittadini, e contemporaneamente patrocinare un altro evento importante come quello promosso da Sutor, Aido, Admo e Avis per promuovere la cultura della donazione. Un peccato, un’occasione persa. Ma scientemente.
Sono cose che accadono spesso, spessissimo, a Montegranaro, e accadono perché nessuno si prende la briga di scrivere un calendario delle manifestazioni, cosa non difficilissima da fare e forse l’unica cosa realmente da fare a livello di coordinamento dell’attività culturale, obiettivo sempre vivo nella testa dei nostri amministratori che sembra essere più diretto a una forma di controllo più che di collaborazione costruttiva.
Eppure basterebbe poco: una telefonata per informare l’ufficio cultura di un evento, un calendario e una penna con cui scrivere iniziative delle associazioni e, soprattutto, quelle del Comune. In effetti pare assurdo che il Comune stesso non sappia quali eventi sta organizzando e accavalli una manifestazione promossa direttamente e un’altra patrocinata. È la mano destra che non sa cosa fa la sinistra.
Non tocca alle associazioni fare questo lavoro, tocca al Comune. Non doveva, la Sutor, essere a conoscenza dei piani del Comune, ma il Comune doveva far presente il problema. Che poi sia insormontabile per gli impegni delle attrazioni delle serate pare una scusa dell’ultimo minuto, un accorgersi del patatrac e metterci una pezza come spessissimo si usa fare, una favoletta a uso e consumo di chi ci vuole credere. 
Resta l’amarezza per l’occasione persa, per la sovrapposizione che spreca un paio di buone occasioni, e per i soldi pubblici buttati a casaccio, visto che le prenotazioni per il concerto di Syria pare siano pochine e ci si è addirittura dovuti inventare la lotteria di Facebook, regalando biglietti in cambio di like, cosa che neanche le pagine commerciali di terza categoria fanno. Speriamo facciano il pieno lo stesso, ma il problema rimane. Così i Montegranaresi sono costretti a scegliere, non avendo il dono dell’ubiquità, o a restare a casa, come sono soliti fare.

Luca Craia