martedì 16 gennaio 2018

PERICOLO AMIANTO NELLE MARCHE: IN CONSIGLIO REGIONALE LE RISPOSTE DELL'ASSESSORE ALL'AMBIENTE ALL'INTERROGAZIONE DI FRATELLI D'ITALIA



ELENA LEONARDI: MOLTE AZIONI SULLA CARTA MA NESSUN FATTO CONCRETO PER IL SOSTEGNO ALLA BONIFICA.

Comunicato integrale

Si è discussa oggi in Consiglio Regionale l'interrogazione della capogruppo Elena Leonardi di Fratelli d'Italia avente come oggetto "Pericolo Amianto e salute dei marchigiani. Quali azioni concrete sta attuando la Giunta Regionale". Un atto scaturito nell'Assemblea Nazionale del Dipartimento Nazionale Tutela Vittime istituito da Fratelli d'Italia, tenutosi lo scorso ottobre, nel quale Elena Leonardi aveva coordinato proprio il Tavolo relativo al Tema dell'Amianto. Da quella esperienza di confronto maturata col Dipartimento, in sede locale, mi sono fatta portavoce – afferma la Leonardi - affinchè alle tante problematiche vengano date risposte concrete a questo dramma che colpisce sia il mondo del lavoro sia quello, diciamo così, civile.
La Leonardi ha posto ben 16 quesiti che vanno dalla richiesta di spiegazioni sulla situazione attuale - casi e tipologie di persone colpite da mesotelioma, asbestosi e carcinoma polmonare – agli atti realizzati dal Gruppo Regionale Amianto sono scaturiti dal 1999 ad oggi. Altre domande poste all'assessore riguardano quali azioni di prevenzione sono poste attualmente dalla Regione ma soprattutto a quanto ammontano le cifre disponibili nel Bilancio Regionale finalizzate a risolvere l'emergenza amianto e come si intende agire per censire e bonificare manufatti e microdiscariche con presenza di questa pericolosissima fibra killer.
L'assessore all'ambiente – secondo la Leonardi – ha fornito una lunga e disarticolata risposta, per la quale lo ringrazio, inerente quest'ultima però la parte relativa alla prevenzione, ai piani e programmi sulla carta e alle azioni di educazione e sensibilizzazione messe in atto dai competenti Dipartimenti di Prevenzione delle Aree Vaste dell'Asur regionale.
Per la Leonardi azioni e provvedimenti però entrano in gioco solo nella fase successiva, quella dei soggetti colpiti da queste malattie asbesto-correlate. La vera emergenza sta nel fatto che questa fibra killer è ancora troppo presente nell'ambiente che ci circonda e dal punto di vista del sostegno alla bonifica sia per gli enti locali sia per i privati che intendono avviare azioni concrete per lo smaltimento nulla si vede all'orizzonte. Il fenomeno purtroppo si manifesterà – secondo Leonardi – con un picco nei prossimi anni proprio per la presenza di troppi siti ancora non bonificati e di microdiscariche abusive che creano seri pericoli anche per le fasce deboli della popolazione, o per chi inconsapevolmente vi è esposto.
Nel chiedere se si intende definire con precisi atti regionali un testo organico in materia e atti concreti a sostegno di chi intende bonificare, la Giunta Regionale non ha pertanto fornito nessuna risposta, lasciando così che quella dell'amianto rimanga purtroppo un'emergenza a carico anche delle generazioni marchigiane future.


Area di crisi complessa per il calzaturiero. Le porte chiuse coi buoi fuori. Ma non era tutta colpa degli scarpari?



Meglio tardi che mai, verrebbe da dire, anche se forse è davvero troppo tardi per intervenire in maniera efficace sulla crisi che attanaglia l’industria calzaturiera italiana e, nella fattispecie, quello che è il distretto più importante d’Italia, cioè quello marchigiano. Dichiarare oggi lo stato di crisi, dopo anni di allarmi, di grida di aiuto, di promesse mai mantenute, sembra quasi come chiudere le porte coi buoi che se ne vanno allegramente a spasso per il pascolo. Fatto, poi, da un governo regionale che rappresenta lo stesso partito che ha aggravato enormemente i già gravi problemi del comparto sottoscrivendo le sanzioni alla Russia, sanzioni politicamente inspiegabili ed economicamente autolesioniste, pare schizofrenia pura. Ma guardiamo il lato positivo: l’area di crisi complessa potrebbe portare grande beneficio alle poche imprese rimaste sane, e speriamo bene.
Ma speriamo anche che la politica cambi testa. Speriamo di non sentire mai più ragionamenti come quelli ascoltati nel corso del famigerato Consiglio Comunale anticrisi di Montegranaro, dove l’onorevole Petrini, in quota PD, ha tranquillamente affermato che la crisi è colpa dell’inadeguatezza dell’imprenditoria marchigiana, e non delle stupidaggini politiche dei governi che si sono susseguiti negli anni per concludersi con quello del suo capo, Renzi. E speriamo anche di non dover vedere come soluzioni, prospettate sempre nello stesso consiglio comunale aperto dall’assessore regionale Cesetti, piogge estemporanee di fondi magari tranquillamente sottratti a situazioni ancor più gravi come, per esempio, il terremoto.
Se faranno l’area di crisi sarà comunque un bene, poi ci sarà da usufruirne e qui, vista la caratura politica dei nostri amministratori e governanti, qualche preoccupazione ancora resta.

Luca Craia

Jemo a fa du vasche derete le mure



Ve le ricordate le estati di tanti anni fa, negli anni ’80, con i giardini di viale Gramsci nuovi nuovi? C’era tutto il paese a passeggio per quei viali, tutte le sere che ha fatto Iddio. Le panchine stracolme di ragazzi, seduti in doppia fila sulla spalliera e sulla seduta. E le guardie che si arrabbiavano ma non ci facevano niente. Si cominciava già dalle sei e mezzo o sette del pomeriggio a ritrovarsi dietro le mura, prima era improponibile perché il sole ci picchiava da ore e potevi cuocere un uovo sul selciato. Ma la sera arrivava la brezza da Civitanova e tutta Montegranaro andava a godersi il fresco, i ragazzi a vedere le ragazze passeggiare, le ragazze a farsi ammirare, gli adulti a fare lo struscio o, come si diceva allora, a farsi qualche vasca avanti e indietro.
Ci si incontrava, si chiacchierava, si prendeva il gelato seduti davanti a Tropical (incredibile ma vero, c’erano persino i tavoli fuori e si sacrificavano posti auto per metterli) o, nel pomeriggio, la pizza da Don Pepe, la pizzeria di Peppe Testatonda. Il fine settimana d’estate si chiudeva la corsia di marcia per le auto più vicina ai giardini e tutta la strada si riempiva di gente. In agosto era così tutti i giorni. Era il luogo di ritrovo dei Montegranaresi. Poi le cose sono cambiate.
Poi la gente ha cominciato a uscire e andare altrove. Le vasche dietro le mura sono rimaste vuote. Persino i pesci se ne sono andati dalle fontane. Ritornare a quei tempi? Si può, ma non servono nuovi marciapiedi, nuove aiuole, nuove panchine. Serve ricreare lo spirito di coesione e comunità che c’era allora. Serve far vivere Montegranaro non come la cornice per il passeggio o per qualche festa effimera, serve il paese, inteso come organismo vivo e pulsante. È questo quello che abbiamo perso e che dobbiamo recuperare.

Luca Craia