lunedì 15 gennaio 2018

L’ANAS riporta il Nera nel suo letto. Perché non è stato fatto prima?



La notizia la dà l’ANSA: la statale della Valnerina, riaperta seppure con forti limitazioni lo scorso ottobre, è stata di nuovo chiusa per consentire l’esecuzione della fase due del progetto di ripristino della strada di principale collegamento a ovest per l’Alto Nera. I lavori, che dureranno fino a fine gennaio, riporteranno il Nera nella sua sede naturale, occlusa da un’enorme frana causata dal terremoto dell’ottobre 2016 che ne causò la deviazione verso la strada che fu divorata dal fiume stresso. Nella prima fase sono state messe in sicurezza le pareti rocciose e ora, con la deviazione del fiume e il ripristino dell’alveo naturale, si procederà con la ricostruzione della strada.
È fondamentale che la Valnerina torni a essere fruibile quanto prima. Il danno economico del mancato collegamento a ovest è enorme e facilmente comprensibile, essendo l’area dell’Alto Nera meta di un turismo che, per la maggior parte, proviene dall’Italia tirrenica. Inoltre la strada è sempre stata uno dei passaggi naturali per il traffico commerciale verso l’Umbria e il Lazio. È per questo che non ci capisce come mai i lavori per il ripristino della statale siano iniziati a un anno dal sisma. La logica avrebbe voluto che il ripristino della Valnerina fosse stato considerato prioritario. Invece l’intervento è avvenuto con notevole ritardo, adducendo a giustificazione dello stesso fantomatici studi propedeutici alla realizzazione dei lavori, studi che, ad oggi, sembra non siano mai stati fatti senza che questo impedisca l’intervento.
Ad ogni buon conto, la riapertura della Valnerina, che ormai possiamo considerare prossima, è un enorme passo avanti per la normalizzazione dell’area e la sua rinascita e sono convinto che tutto ciò sia il risultato anche della pressione mediatica che è stata esercitata di controcanto all’informazione ufficiale.

Luca Craia


sabato 13 gennaio 2018

Sky rivuole indietro il decoder e i gli arretrati. Ma il decoder è rimasto sotto le macerie



Pochi giorni dopo il terremoto che ha distrutto la sua bella casa, costruita con sacrificio e amore, e insieme alla casa stravolto la sua intera esistenza, subito dopo aver iniziato ad ammortizzare il trauma, Sabrina ha cercato di rimettere insieme un po’ di cocci della sua esistenza e, tra le altre cose, ha anche telefonato a Sky per sapere come fare con l’abbonamento, visto che, in quella particolare situazione non era pensabile si potessero utilizzare con gusto i servizi dell’emittente satellitare. Dall’altro capo del telefono una voce gentile la rassicurò dicendo che avrebbero pensato a tutto loro, che per i terremotati era prevista una soluzione indolore e che poteva stare tranquilla.
Oggi arriva una telefonata da Sky. Un’altra voce gentile e suadente chiede a Sabrina di restituire le somme relative agli abbonamenti non versati, circa 500 Euro. Sabrina ha obiettato che le era stato garantito che non avrebbe avuto problemi, in quanto terremotata, e la signorina dall’altro capo del filo, sempre con grande gentilezza, ha fatto richiesta di restituzione anche del decoder, quel decoder che, presumibilmente, è ancora lì, sotto le macerie.
È una storia paradossale, una delle tante storie paradossali legate al terremoto dove la solidarietà sincera delle persone si intreccia con l’ottusità delle macchine, con la freddezza dei computer, con la stupidità della burocrazia e delle scartoffie. Io credo e mi auguro che la faccenda si chiuda da sé, che non vada più avanti di come è adesso perché già è abbastanza assurda. In ogni caso il fatto è paradigmatico di come la reale situazione dei terremotati sia in realtà ignota ai più.

Luca Craia

Arrestato il Marocchino sradicatore di alberelli. Ai domiciliari a Montegranaro, alla faccia dell’espulsione.




Una carriera costellata di prodezze criminali per questo ragazzo marocchino senza fissa dimora ma domiciliato un po’ qua un po’ là sul territorio di Montegranaro. Una collezione di reati e denunce, una fila di ben otto procedimenti penali pendenti anche per reati gravi, in cui il gesto che l’ha reso più famoso nel paese che lo ospita è forse quello di minore gravità. È lui che ha sradicato gli alberelli di Natale di viale Gramsci, suscitando le ire del Sindaco tanto da promettere tremenda vendetta e l’espulsione immediata, possibilmente a pedate, dal suolo comunale.
È stato arrestato a Osimo, perché il nostro non disdegna di esibirsi anche “all’estero”, per una rapina maldestra a un supermercato. Ora è in attesa di processo per questo nuovo capo di imputazione che metterà diligentemente in fila dietro ai precedenti. E mentre attende il processo, anziché affollare le patrie galere, viene mandato agli arresti domiciliari a Montegranaro, in una struttura che, tra l’altro, non dovrebbe neanche essere abitabile.
E qui viene spontanea la domanda: ma non dovevamo liberarcene una volta per tutte? Non aveva promesso, il Sindaco, con tanto di titoloni sui giornali, che lo avrebbe cacciato per sempre col massimo sdegno? E invece ora ce lo ritroviamo sotto casa, obbligato pure a restarci, chissà per quanto tempo. Il Sindaco, che pure è il primo responsabile della sicurezza nel paese che amministra, dovrebbe fare il diavolo a quattro per evitare una situazione del genere. Ma soprattutto, il Sindaco dovrebbe evitare di farsi prendere la mano dall’emozione e promettere cose irrealizzabili a mezzo stampa. Ora vediamo come e se risolverà questa faccenda.

Luca Craia