Lo storico scatto di Barbara Rossi, allora corrispondente del Corriere Adriatico a Montegranaro, che immortala il preciso momento della caduta dell'Amministrazione Gismondi. |
Avevamo ingenuamente creduto
che, quanto meno, l’amor proprio avesse potuto tenere lontani dalla politica i
congiurati delle idi di marzo montegranaresi, ancorché cadute a ottobre, coloro
che, dietro la regia del machiavellico ma non troppo Gianni Basso, fecero
cadere prematuramente l’amministrazione Gismondi. Almeno due di loro sono
ancora in campo e cercano disperatamente di inserirsi sulla scena politica,
ancora una volta manovrati da lontano, stavolta pare dai piani alti della Forza
Italia regionale.
Così ecco riapparire Demis
Ranalli, che fu assessore con Gismondi, e Jonata Pagliaricci, che fece appena
in tempo a mettere il naso in Consiglio Comunale in surroga per distinguersi
come complottista, il tutto senza proferire verbo. Nella politica, per carità,
ci sono anche disegni e progetti che vedono comportamenti non esattamente
dettati da lealtà, non tanto verso la propria coalizione quanto verso l’elettore
che dà il mandato in base alla stessa. Il punto, però, è che nessuno ha mai
spiegato i motivi per i quali le idi di marzo nostrane furono orchestrate, a
vantaggio di cosa o di chi. Forse c’erano progetti poi naufragati e mai
palesati, forse disegni di potere che si sono infranti nelle urne elettorali,
forse qualche vendetta politica consumata a danno della città. Fatto sta che
questi personaggi consegnarono Montegranaro al Commissario, cosa che difficilmente
si rivela positiva, senza mai spiegarne il perché.
Sarebbe sufficiente per
scomparire dalle scene. Invece no, a volte ritornano. Oltre al silente Pagliaricci,
probabilmente utile a qualcosa anche se questo qualcosa ci sfugge, ritorna Ranalli,
a quanto pare autoproclamatosi Coordinatore di Forza Italia a Montegranaro, una
Forza Italia che sembra avere un unico iscritto, quindi piuttosto facile da
coordinare. Solo che l’unico iscritto è Gastone Gismondi, mentre né il
coordinatore né il suo loquacissimo vice pare siano iscritti al partito. Quindi
il coordinatore non coordina neanche se stesso. Curioso.
Curioso anche che il
coordinato Gismondi di farsi coordinare da Ranalli e Pagliaricci sembra non
abbia proprio voglia, e vorrei vedere, dopo essere stato pugnalato alle spalle
dagli stessi. Quindi questi due che ruolo avrebbero? Certo, nella guerra regionale
tra le due anime di Forza Italia, Ceroni da una parte e Marcozzi dall’altra,
queste due piccole pedine possono svolgere un ruolo minimo ma efficace, ossia
quello di creare un po’ di confusione. Ma a vantaggio di chi? Alla fine chi ci
rimette è sempre il partito. La Marcozzi, che gioco gioca?
Luca Craia