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mercoledì 4 maggio 2016

Arkeo porta i turisti e fa i conti. E le cose non vanno.



Arkeo è stata la prima realtà montegranarese a credere nell’economia che possa derivare dal turismo a Montegranaro e forse attualmente è l’unica che ci crede davvero, tralasciando iniziative estemporanee che portano più danno che beneficio. Sia chiaro: non abbiamo mai pensato che il turismo possa diventare fonte di reddito primaria per il nostro paese. Siamo però convinti che possa creare ricchezza e lavoro per un certo numero di operatori, a patto che si ragioni su un progetto che coinvolga anche e soprattutto la politica. Questo progetto a tutt’oggi non esiste.
Le nostre proposte si basano ovviamente sulla chiesa di Sant’Ugo, autentico gioiello prezioso e unico, ma spaziano sulla valorizzazione e la riscoperta di tutto il territorio, senza tralasciare la produzione artigiana calzaturiera. Infatti spesso accompagniamo i nostri ospiti presso laboratori artigiani per osservare da vicino come nasce una scarpa di qualità. Le nostre iniziative culturali sono altresì importanti perché convogliano a Montegranaro un pubblico di alto livello culturale (pensiamo al convegno sui Carolingi dell’anno scorso) e ci permettono di tessere quella rete che è fondamentale per promuovere il territorio, cooperando tra associazioni e operatori.
Fino a oggi questo sforzo è gravato unicamente sulle nostre spalle, sia da un punto di vista economico che organizzativo e lavorativo. Non abbiamo mai percepito contributi pubblici e ci sosteniamo esclusivamente con le donazioni dei soci e le offerte dei visitatori che si avvalgono dei nostri servizi, che sono sempre e comunque gratuiti. Questo sforzo, va detto, ha pagato perché ci ha consentito di portare migliaia di persone a Montegranaro, cosa impensabile fino a qualche anno fa.
Facciamo i numeri: da quando “gestiamo” le aperture turistiche di Sant’Ugo il numero dei visitatori è sempre cresciuto fino al 2014, dove abbiamo registrato oltre 3000 presenze. Nell’ultimo anno, purtroppo, c’è stata una flessione (poco più di 2000 presenze), dovuta alla crisi, al fatto che molti locali che non conoscevano i nostri siti ormai li hanno visitati, dovuta alla concorrenza estemporanea di altre realtà e, lo confessiamo, da una certa demotivazione che ci ha colpiti vedendo il nostro sforzo poco apprezzato, quantomeno in patria. Ma il problema fondamentale è che a Montegranaro manca la ricettività, per cui ogni sforzo di portare il turismo in paese diventa vano sia perché il turista non trova i servizi più elementari, sia perché non si genera ricchezza e, quindi, lo sforzo rischia di diventare sterile.
Dicevamo del progetto che non c’è: non si può fare turismo con un centro storico degradato come il nostro e questo è evidente. Non si può fare turismo, come ho detto sopra, senza offrire servizi ricettivi minimi (in centro non c’è un ristorante, in paese c'è un solo albergo e molto periferico, così come gli agriturismi). Non si può fare turismo senza una visione di insieme ma spendendo spiccioli alla rinfusa tanto per andare sul giornale. Occorre che l’assessore al turismo si metta a fare l’assessore al turismo, che pianifichi un’azione insieme agli operatori del settore. Io, che ci opero da anni e forse, modestia a parte, sono quello che porta più gente a Montegranaro per turismo puro, non solo per comprare scarpe, in due anni non l’ho ancora incontrato. E non aggiungo altro.

Luca Craia

sabato 30 aprile 2016

Il “Barocci” di Sant’Ugo torna a casa



L’abbiamo sempre chiamata “Il Barocci di Sant’Ugo”, la tela che, a intuito, attribuivamo appunto al Barocci e che, anche se informalmente, anche il professor Sgarbi ha ritenuto attribuibile al grande pittore barocco. Ricordo bene come la trovai la prima volta che entrai a Sant’Ugo, nel 2010, per ripulirla e riportarla alla luce: era buttato per terra addirittura con la parte dipinta a contatto col pavimento (infatti ora risulta piuttosto graffiato), sporco e pieno di ragnatele. Lo abbiamo pulito, coi ragazzi di Città Vecchia, che avevo appena fondato, e riappeso al muro con la consapevolezza che quello non era il suo posto. Ma la chiesa di SS.Filippo e Giacomo era pericolante e non era il caso di rimetterlo lì. Il “Barocci” era stato portato a Sant’Ugo da don Dante Filomeni, non si sa per quale motivo, e lì era rimasto. Oggi, con la chiesa restaurata, torna finalmente a casa e potremo ammirarlo di nuovo nel luogo che gli appartiene e a cui appartiene.

Luca Craia

 
 

martedì 26 aprile 2016

S.Ugo e SS.Filippo e Giacomo in un colpo solo. L’8 maggio.


Nella foto: i lavori di pulizia e messa in sicurezza delle suppellettili sacre di SS.FIlippo e Giacomo nel 2011, quando ero presidente di Città Vecchia.

Arkeo comunica che la consueta apertura mensile della chiesa di S.Ugo, che solitamente cade ogni prima domenica del mese, solo nel mese di maggio slitterà alla seconda domenica, l’8 maggio. Questo perché il 1 maggio le associazioni montegranaresi e, quindi, anche Arkeo, saranno impegnate nella Scampagnata al Lago, la festa delle associazioni che si terrà presso il Parco Fluviale del Chienti.
Proprio domenica 8 maggio verrà finalmente riaperta la chiesa dei SS.Filippo e Giacomo, il tempio costruito sopra S.Ugo al quale si deve la definizione, per quanto errata, di cripta. L’apertura prevede una cerimonia di inaugurazione alle 18,00 e la Santa Messa alle 19,00. Per cui chi verrà a visitare S.Ugo avrà anche l’occasione di partecipare a questo evento storico.

Luca Craia




lunedì 14 marzo 2016

SS.Filippo e Giacomo: a maggio sarà restituita ai Montegranaresi



Si avvicina il momento il cui Montegranaro riavrà la sua chiesa forse più amata. Dopo l’importante intervento di ristrutturazione e consolidamento, dovuto per scongiurare un concreto rischio di crollo del tetto, sta per essere riaperta al culto e ai fedeli la priorale dei SS. Filippo e Giacomo. La data prevista, anche se ancora provvisoria, è quella del primo maggio, domenica vicina alla data di celebrazione dei due Santi titolari, che cade il 3 maggio.
Sarà una grande festa per molti Montegranaresi, quelli che amano davvero il loro paese e considerano questa riapertura una tappa importante nel recupero del nostro patrimonio storico e culturale. La chiesa è chiusa ormai da molti anni: dopo che l’ultimo parroco la lasciò nei primi anni ’90 e la parrocchia fu inglobata da quella di Santa Maria. Da allora un progressivo degrado che culminò con un restauro maldestro della capriata che ne appesantì la struttura fino ad aprire le mura perimetrali. Si rese necessario intervenire con urgenza e ci volle il coraggio dell’ex parroco, don Umberto Eleonori, per accollarsi un nuovo oneroso finanziamento e partire con i lavori, aiutato da un sostanzioso intervento della CEI tramite i fondi dell’otto per mille.
L’intervento, oltre a mettere in sicurezza la struttura rifacendo ex novo il tetto, ha ripulito le decorazioni a tempera della volta e risistemato gli impianti, oltre che a posare una nuova pavimentazione. Ci sono ancora diversi interventi da fare, come il restauro della splendida pala dell’altare maggiore e dell’organo ottocentesco, ma la chiesa ora è sicura ed è tornata bella come molti di noi la ricordano.
Attendiamo allora ancora poche settimane e finalmente potremo ammirare di nuovo questo tempio barocco, fondamento delle nostre tradizioni e della nostra storia. La chiesa continuerà ad essere officiata, anche se non con regolarità, ma sarà anche sede di manifestazioni culturali. Montegranaro, così, guadagnerà una nuova struttura fruibile per concerti e incontri culturali. Inoltre i visitatori che vengono da noi per ammirare i nostri tesori, primo fra tutti la chiesa di Sant’Ugo sottostante, avranno un nuovo e prezioso motivo per recarsi a Montegranaro.

Luca Craia