Le conseguenze di azioni compiute
lo scorso secolo oggi fanno tremare il mondo. La situazione dell’Ucraina, che
sembrava essere andata incontro a una soluzione dopo i fatti sanguinosi delle ultime
settimane, diventano invece scintilla pronta a far scoppiare una polveriera
gonfia di esplosivi. Ma il problema principale è, come la storia insegna, la
lungimiranza dei governanti. Cito Avvenire
e la sua ottima quanto succinta storia dell’Ucraina (http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/russi-ucraini-e-tartari-il-dono-di-khrushchev.aspx)
che serve a capire cosa sta accadendo:
L’antico
Stato degli slavi orientali, convertito al cristianesimo (greco-ortodosso) dal
principe Vladimir nel 988, non si chiamava né «Russia», né «Ucraina», ma «Rus’
di Kiev». Solo successivamente, in seguito alle invasioni mongoliche, polacche
eccetera, il regno trasmigrò verso nord, divenendo, con Jurij Dolgorukij, la
«Russia di Mosca». Anche la lingua della Rus’ trasmigrò, mentre negli antichi
territori della Rus’ si formò, sotto influenza polacca, una nuova lingua oggi
conosciuta come ucraino. La prima citazione del nome «Ucraina» risale al 1187,
col significato di «terra di frontiera» o «di periferia». Nel 1654 lo hetman
(il capo dell’esercito) delle terre ucraine, Bogdan Khmelnitskij, ne chiese ed
ottenne l’annessione allo Stato russo.
La Crimea, dopo un passato come “khanato” islamico, ora soggetto e
ora vassallo dell’Impero ottomano, fu annessa alla Russia da Caterina II nel
1783. Da allora Pietroburgo favorì la colonizzazione del nuovo territorio
mediante l’immigrazione di suoi cittadini che erano “slavi orientali”,
indifferentemente russi o ucraini. Per la Russia la Crimea divenne parte dell’epos
nazionale con la guerra perduta del 1853-1855. In quegli anni la Crimea non appartenne né
alla Russia, né all’Ucraina, che non esistevano come unità territoriali, ma al
comune Impero Russo.
Nel
1954, il capo dell’Urss, Nikita Khrushchev, volendo celebrare il 300
anniversario dell’annessione delle terre ucraine alla Russia, decise di
“donare” la Crimea
all’Ucraina “socialista”. La cosa non ebbe conseguenze perché le frontiere
inter-repubblicane nell’Urss non avevano alcun significato: la Crimea rimaneva comunque
sovietica. Ma con l’indipendenza dell’Ucraina e della Russia, Kiev pretese e
ottenne che la “donazione” di Khrushchev fosse riconosciuta.
Ecco l’errore di Khrushev e le
conseguenze di un atto compiuto sessanta anni fa. La Russia, prova di uno sbocco
al mare e del porto per la sua flotta, ora che vede l’Ucraina andare verso l’Europa
lasciando definitivamente i retaggi dell’impero russo, con la solita tracotanza
putiniana non si fa scrupolo a usare la forza anche mettendo a rischio gli
equilibri internazionali in maniera seria. La situazione è davvero complicata e
pericolosissima anche in considerazione della posizione strategica dell’Ucraina
in relazione alla posizione dei gasdotti che approvvigionano l’Europa. Un
escalation internazionale in quell’area potrebbe avere conseguenze
incontrollabili. Tutto per una scelta politica sbagliata di sessant’anni fa. Questa
è la responsabilità della politica: ogni atto è importante, anche il più
insignificante. È anche per questo che tremo davanti al pressappochismo dei
nuovi politici italiani.
Luca Craia