Era stata insultata e minacciata, Pisana Bachetti, la
testimone chiave dell’omicidio di Emmanuel Chidi, il nigeriano ucciso ormai due
anni fa a Fermo da Amedeo Mancini durante una rissa scatenata da motivi
razziali. Gli insulti pesanti e addirittura le minacce di morte erano stati
pubblicati su Facebook e derivavano dalla presunzione, peraltro mai suffragata
da prove concrete, che la signora fermana fosse un teste inattendibile, cosa
poi risultata totalmente infondata. Ciononostante si è proseguito a gettare
fango sulla poveretta, rendendo la sua vita un inferno fino a oggi.
La testimonianza di Pisana Bachetti fu fondamentale
per capire come si svolsero i fatti a Fermo quell’estate di due anni fa,
soprattutto dimostrando che la versione fornita dalla vittima, ossia che il
marito era stato massacrato con un paletto, era totalmente falsa. Infatti le
prove, compresa la testimonianza della Bachetti, dimostrarono che fu sferrato
un solo pugno al richiedente asilo il quale poi, cadendo, andò a sbattere la
testa contro il marciapiede, urto che ne causò la morte. La versione della
Bachetti, risultata veritiera e attendibile, non piaceva ad alcuni che
sposarono fin da subito la tesi della violenza razziale.
Oggi arriva la notizia che cinque persone sono state
rinviate a giudizio dal Tribunale di Ascoli Piceno con l’accusa di diffamazione
a mezzo stampa nei confronti della Bachetti. Tra loro figura anche il professor
Massimo Rossi, consigliere comunale di opposizione a Fermo e promotore del Comitato
5 Luglio, associazione che tutt’oggi opera per rimarcare la centralità della
questione razziale nell’omicidio.
Il processo è fissato per il 5 febbraio prossimo e
speriamo possa portare ancora maggiore chiarezza in questa vicenda. Ma, soprattutto,
c’è da sperare che finalmente la signora Bachetti possa tornare a vivere
serena.
Luca Craia
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Il Resto del Carlino di giovedì 7 maggio 2018 |