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La casa di Peppina, abbandonata e tra le erbacce |
Nella corsa ad attaccarsi la medaglia per aver
risolto la questione della casetta di Peppina, la novantacinquenne terremotata
di San Martino di Fiastra sfrattata dallo Stato e diventata l’esempio della
vessazione di burocrazia e politica ottusa nei confronti dei terremotati, non
ci sono vincitori ma c’è chiaramente lo sconfitto: la giustizia. Non ci sono
meriti perché non c’è la soluzione. Lasciamo correre, quindi, la politica e il suo serraglio e vediamo qual è la reale situazione.
In realtà Peppina non rientrerà nella sua casetta a
breve. La norma “salvapeppina”, che già dal nome denuncia quanta ipocrisia,
falsità e crudeltà trasuda tutta la vicenda, dettava le modalità per ottenere,
da parte di Peppina ma anche di chiunque si trovasse nella stessa situazione,
di abitare a casa propria, pensate un po’, quella casa pagata di
tasca propria, facendo anche risparmiare allo Stato dei bei soldini, quella
casa eretta di fianco a quella inagibile per rimanere attaccati alla propria
terra, alle proprie radici, sentimenti, ricordi. Peppina non poteva rimanere
nella casa danneggiata dal terremoto, ma voleva restare lì, in quel posto dove
ha vissuto una vita col marito prima che se ne andasse, dove ha cresciuto i
figli.
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Ancora la casa, dove si nota il degrado. |
La famiglia di Peppina ha espletato tutte le
formalità richieste ma, nonostante la norma sia andata in vigore il 5 dicembre
2017, a fine giugno ancora si attende il dissequestro della casetta e non pare per
adesso. Intanto Peppina, come è facile immaginare, soffre la distanza dalla sua
casa, sta realmente morendo di crepacuore giorno dopo giorno, come mi racconta
la figlia Agata. E questo mentre assistiamo alla gara a chi è stato più bravo a
fare nulla, perché nulla di concreto è stato fatto. Ora ci sono nuove norme in
attuazione, volute dal nuovo governo. Ma siamo fermi alla votazione della Commissione.
Da qui a far diventare operativa la legge ce ne passa, e Peppina non ha tutto
questo tempo.
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San Martino di Fiastra |
C’è una frase che mi ha detto Agata e che mi ha molto
colpito: “questo è un paese che ha smarrito la sua umanità”.
Il succo del discorso è tutto qui. Sarebbe stato facile risolvere la questione “Peppina”
e, con essa, le tante situazioni analoghe. Sarebbe bastato buon senso, empatia,
umanità appunto. Ma fino a oggi non ci sono state, c’è poco da vantarsi e
prendersi meriti. E se anche le nuove norme verranno attuate, nei tempi biblici
che sappiamo esistere in queste cose, saranno tardive, colpevolmente in
ritardo. Nel frattempo si è fatto scempio del dolore della gente, si è abusato
della tragedia, si è approfittato delle debolezze. Quindi, almeno, fermiamo la
corsa alla medaglia, perché non la merita nessuno.
Luca Craia