lunedì 16 aprile 2018

Rita, Castelsantangelo e la comunità che prova a rinascere


Le comunità di persone sono fatte di simboli, di punti di riferimento, di capisaldi che fanno sì che chi vi appartiene possa trovarsi a proprio agio, a casa propria nel luogo in cui vive. E vivere in un luogo significa appartenere al luogo stesso, alla comunità che lo abita e ad ognuno dei membri di questa comunità. Il terremoto del 2016 ha rotto questa struttura delicata e particolare e ora ricostruire significa non soltanto ritirare su le case ma anche riallacciare, riannodare, rammendare questi fili sottili.
Rita è un punto di riferimento assoluto e indiscutibile per la comunità di Castelsantangelo Sul Nera. Il suo bar in piazza del Ponte c’è sempre stato, pieno di turisti ma anche luogo di incontro per gli abitanti del paesino. Chi ci è entrato, anche solo una volta, non può non ricordarlo, sia per la bontà del caffè, il cui profumo si sentiva da lontano, sia per la cortesia della proprietaria. Ma, soprattutto, quello che a me ha sempre impressionato è l’aria di casa, quell’entrare e uscire di gente del posto che faceva di quel bar un’istituzione, quanto la chiesa lì di lato o il Comune.
Ora Rita riapre, alla non più tenera età di 77 anni. Riapre ovviamente non in piazza ma tra le casette preconfezionate fornite dallo Stato, un luogo freddo e asettico che deve necessariamente cercare di ricostruire il calore del borgo, il tessuto sociale, la comunità. Ha coraggio, Rita, a ripartire dopo tutto quello che è successo. Ma non è solo coraggio, è amore. Questo è quello che definisce realmente una comunità: l’amore per la terra e per la gente che la calpesta. La riapertura del bar di Rita è un simbolo forte, è un fatto che dà speranza. L’amore per Castelsantangelo c’è, e la comunità può risorgere.

Luca Craia