lunedì 19 dicembre 2016

Ucciso l’ambasciatore russo in Turchia. E la faccenda siriana prende una bruttissima piega.



La notizia dell’uccisione dell’ambasciatore russo in Turchia, Andrey Karlov, morto per mano di un presunto estremista islamico (guarda caso) mentre presenziava a una mostra fotografica ad Ankara, getta una luce sinistra, ancor più sinistra di quella che c’è già, sulla complessa situazione mediorientale. Il punto è che pare piuttosto incredibile che un uomo solo possa aver eluso i controlli ed essere arrivato armato di fronte all’ambasciatore in una città che dovrebbe essere blindata a causa dei continui attentati. E, visti i rapporti tra Turchia e Russia, che definire tesi è eufemistico, sarà difficile che a Mosca si berranno la favoletta dell’islamista solitario, per di più abbattuto dalla polizia turca quando si vede benissimo dalle immagini diffuse che fermarlo era cosa piuttosto semplice, visto che l’uomo era armato di una semplice pistola.
Tra Turchia e Russia non è mai corso buon sangue e con la crisi siriana i rapporti si sono ulteriormente fatti tesi, con diversi e recenti incidenti che hanno rischiato di aprire ben più di una crisi diplomatica. Ora questo fatto nuovo non faciliterà affatto la collaborazione, in realtà del tutto fittizia, all’interno del conflitto siriano. È un fatto che, oltretutto, segna ancor più marcatamente la follia del leader turco Erdogan, sempre più in delirio di onnipotenza, che tiene in scacco l’Europa e pensa di poter far tremare la Russia di Putin. Probabilmente sbagliando.

Luca Craia

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