mercoledì 13 maggio 2015

Le storie di Monte Franoso – L’obbligo del non voto

C’erano le elezioni a Monte Franoso. Non le elezioni del Comune, quelle c’erano state l’anno prima. Si votava per la regione, cosa mai troppo sentita a livello locale. Ma quella volta il sindaco era talmente incarognito contro l’ex sindaco, che si presentava candidato, da decidere di scendere direttamente in campo non per favorire l’elezione di qualcuno ma per sfavorire quella del predecessore. Perché fosse così incarognito non si sa, non fu mai spiegato. Si disse che tanto astio e livore era dovuto al fatto che il suo precursore era cattivo ma ai più la spiegazione parve infantile, risibile e anche un po’ priva di fondamento perché Sigismondo tutto sembrava meno che cattivo. Ma magari il sindaco sapeva cose che gli altri ignoravano. Solo che non le diceva, chissà perché.
Anche il vicesindaco ce l’aveva a morte con Sigismondo. Ma neanche lui diceva perché. Viste le motivazioni del primo cittadino tutti supposero che il secondo cittadino fosse tanto incattivito perché Sigismondo era brutto, anche se poi, tutto sommato, era tutt’altro che brutto, anzi: finchè era in carica era definito il sindaco bello. Pensa gli altri. Infine c’era pure l’assessore a non mi ricordo bene che (ma forse non se lo ricorda neanche lui) che era incarognito con l’ex sindaco. Nessuno però si chiese perché, tanto tutti sapevano che l’assessore in questione seguiva a ruota decisioni, pensieri e anche sentimenti dei primi due.
Comunque sia i tre decisero di uscire sul giornale per screditare Sigismondo e fargli perdere le elezioni. Indirono una conferenza stampa e, alla presenza dei giornalisti, spiegarono senza mezzi termini che i cittadini di Monte Franoso non dovevano votare Sigismondo perché questi era brutto e cattivo. I giornalisti si guardarono interdetti ma scrissero sul giornale quanto i vertici politici di Monte Franoso avevano voluto con tanta solerzia comunicare. I cittadini di Monte Franoso risero di questa cosa fino a Natale. A Pasqua c’era ancora qualcuno che, ripensandoci improvvisamente, scoppiava a ridere.
Non contenti del risultato i tre, uniti dall’intento di far perdere le elezioni a Sigismondo, ma in separata sede, iniziarono a passare tra i dipendenti del Comune intimando loro, nemmeno tanto velatamente, che guai a loro se votavano Sigismondo. Minacciarono di mettere le telecamere di sicurezza nelle cabine elettorali per controllare e chi fosse stato beccato a mettere la crocetta sul simbolo le partito di Sigismondo e a scriverne il nome sarebbe stato condannato a spalare la neve pure in agosto e a pulire le scalette di fianco alla casa del vicesindaco ogni domenica mattina alle cinque e tre quarti. I dipendenti furono presi da terrore e panico.
Solo che le telecamere dentro le cabine elettorali, con sommo sgomento del vicesindaco, non fu possibile metterle perché pare che sia illegale, almeno per ora. Per cui i dipendenti votarono liberamente secondo coscienza, così come fecero i cittadini tutti di Monte Franoso. Se volete sapere se Sigismondo vinse o no le elezioni vi devo deludere: non ve lo dirò. Vi dirò però che a Monte Franoso, da quei giorni in poi, tutti capirono chi era cattivo e chi no.

Luca Craia

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