giovedì 17 novembre 2022

I TESORI DI MONTEGRANARO - Breve panoramica di quello che c’è di bello in un paese “brutto”


Montegranaro è considerato un paese brutto. E in parte è vero: è cresciuto male, troppo in fretta, senza regole, con fabbriche che si incastrano con le case, palazzi che si affacciano direttamente sulla strada, strade troppo strette, marciapiedi troppo stretti e via discorrendo. Nessuno, o quasi, sospetterebbe che, invece, nasconde cose davvero belle, autentici tesori. Cercando di essere il più breve e analitico possibile, farò un elenco di tutto quello che potrebbe far cambiare idea su Montegranaro e annullare il mito del paese brutto. Cominciamo dal centro e dalle sue bellezze storiche e artistiche, per passare al territorio e alla tradizione sportiva.

Chiesa di San Serafino

Sorge dove nel medioevo esisteva l’antica chiesa di Santa Margherita, poi inglobata, nel 1246, nel vecchio convento francescano prima che i frati del Santo di Assisi si trasferissero all’interno delle mura. È stata eretta nel 1777 con le elemosine e il lavoro manuale di tutta la comunità cittadina per onorare San Serafino, patrono del paese nato qui nel 1540 e morto ad Ascoli Piceno. La chiesa, eretta a tempo di record che nemmeno i Cinesi moderni potrebbero essere così veloci, presenta un’architettura neoclassica con finiture tipicamente cappuccine, essendo appunto chiesa di un convento dei frati Cappuccini come lo stesso San Serafino era. Gli altari lignei sono ricchissimi di decorazioni preziose, in particolare il tabernacolo laterale destro e quello dell’altare maggiore, e impreziositi da tele di Filippo e Alessandro Ricci. La pala dell’altare maggiore è di Luigi Fontana mentre a sinistra si può ammirare un bellissimo San Lorenzo da Brindisi di Nicola Monti.

Chiesa di San Francesco

 


Edificata nel 1435, anno in cui i Francescani si spostarono dentro le mura, la chiesa di San Francesco si mostra molto spoglia all’interno, ma le pareti sono una piccola pinacoteca di arte marchigiana, tele di autori minori, sconosciuti, ma molto interessanti da un punto di vista artistico. Notevole la tavola dipinta a olio raffigurante la Deposizione di Cristo, opera di Luca di Costantino del XVI secolo e la scultura lignea dell’Immacolata Concezione attribuita alla bottega di Antonio Canova. Spettacolare il portale, opera di scalpellini bresciani, gli stessi che furono autori del portale di San Francesco a Montegiorgio e, sempre di San Francesco, ad Ascoli Piceno (piazza del Popolo). Sopra il portale, finemente decorato con colonnine tornite e animali allegorici, lo stemma pontificio di papa Sisto V che finanziò i lavori di ricostruzione della chiesa dopo un crollo.

Cappellina di San Michele Arcangelo


Cappellina privata ubicata all’interno di uno dei palazzi nobiliari più importanti del paese, già dimora della famiglia Svampa di cui ricordiamo il Sua Eminenza Domenico Svampa, Cardinale di Bologna che “rischiò” di diventare papa nei primi del ‘900. All’interno della piccola cappella troviamo un affresco trecentesco di fattura fabrianese raffigurante una Madonna in trono con Bambino, dipinto preziosissimo e perfettamente conservato. 

Chiesa dei SS.Filippo e Giacomo

Già priorale, costruita originalmente poco più a valle e amministrata nel ‘500 da Annibal Caro, letterato noto anche per la traduzione scolastica dell’Eneide, nella forma attuale poggia sopra l’antica ecclesia di Sant’Ugo. Eretta nel 1760, presenta un’architettura barocca preziosissima, con decorazioni pittoree murarie in tempera grassa e alcune tele notevolissime, tra le quali la splendida Circoncisione di Gesù di Federico Barocci, l’esponente più illustre del manierismo italiano. La pala dell’altare maggiore è di Nicola Monti (lo abbiamo giù visto a San Serafino) e raffigura l’Immacolata Concezione mentre quella dell’altare laterale sinistro, raffigurante la Madonna del Carmine, è attribuita a Filippo Ricci (anche lui presente ampliamente a San Serafino). Troviamo anche una bellissima Via Crucis dipinta a olio su tavola e un Sacello Lauretano del XVII secolo.

Ecclesia di Sant’Ugo

Le origini di Sant’Ugo si perdono nel tempo e non siamo in grado di stabilirne la data di costruzione. Sappiamo solo che era già presente nell’829, anno in cui figura nel Chronicon Farfense. La sua struttura architettonica molto particolare suggerisce origini non ecclesiastiche, ma nel periodo storico documentato essa era parte di un monastero benedettino, poi divenuto silvestrino con la presenza, appunto, di Sant’Ugo. All’interno diversi affreschi con diverse datazioni, con un cliclo più antico datato 1299, opera del Maestro di Sant’Ugo e importantissimo in quanto precorre lo stile giottesco.

Chiesa di San Pietro


Nasce come “cura di anime” nel 1771 a opera della Confraternita del Suffragio che la dona alla Curia di Fermo. Barocca, con una particolarissima pianta ellittica e una volta in camorcanna che imita una cupola, al suo interno presenta due bellissime tele settecentesche di autore ignoto e una tela centrale di Orazio Orazi da Camerino. Interessante la cripta funeraria, visibile al centro del pavimento originale in cotto, rimasta storicamente vuota a causa dell’editto napoleonico che vietò le sepolture in paese prima che il primo curato morisse. 

Palazzo degli Agostiniani

Sede dell’antico monastero di Sant’Agostino, di cui un’ala era già adibita a “ospitale” nel 1411, fu convertito in ospedale civile nel 1826. Notevole il chiostro, parzialmente conservato nella sua forma seicentesca.

Palazzi nobiliari

Tra i vari palazzi ricordiamo: Palazzo Conventati, Palazzo Cruciani e Palazzo Luciani-Ranier, oltre a Palazzo Svampa. A Villa Luciani troviamo l’omonima costruzione, dimora estiva dei marchesi Luciani-Ranier.

 Pieve del SS.Salvatore


La Pieve del SS.Salvatore è quasi totalmente perduta se non per alcune tracce interne all'attuale teatrino e a una stanza chiusa, affrescata, recentamente riscoperta. Integro è il portale trecentesco in arenaria, travertino e cotto.

Torre dell'Annunziata


La torre, nella sua veste attuale, mostra caratteristiche sei o settecentesche ma osservando il basamento (e anche da esplorazioni attigue dell'antica Pieve) possiamo pensarla come a uno dei manufatti più antichi, forse appartenenente in origine alla linea difensiva primaria dell'incastellamento originale. Interessante la pietra con le tre croci posta in alto sopra l'uscio, segno devozionale che testimonia anche, oltre al portale della Pieve, una differente inclinazione del piano viario, evidentemente modificato in epoche successive. 

 Abbeveratoio


Si tratta di un fontanile che si mostra nella sua forma settecentesca e che veniva utlizzato come abbeveratoio per le bestie che trainavano i carri merce che giungevano in paese. È posto in prossimità del complesso fortificato di Porta Romana in quanto nella porta stessa era ubicato l'ufficio del gabelliere. Quindi il mercante (o il contadino) prima pagava la gabella e poi abbeverava le bestie. 

 Mulino fortificato

Risalente al X-XI secolo, è un mulino alimentato da un canale che si presenta come una fortificazione in quanto distante dalle mura cittadine e quindi reso difendibile in maniera autonoma, in quanto la produzione di farine era essenziale per la sopravvivenza della comunità.

Natura e territorio

Montegranaro sorge sulla riva meridionale del Chienti e sul Chienti possiede un bel parco fluviale con al centro un laghetto originato dalla bonifica di una cava. Il parco è deliziosa meta per scampagnate e picnic. L’alveo del fiume è frequentato da pescatori e da cicloamatori. In preparazione diversi percorsi cicloturistici. Nelle campagne montegranaresi, inoltre, sono ancora visibili numerose case di terra cruda, particolarità dell’antica cultura contadina del territorio.

 



mercoledì 16 novembre 2022

Un problema molto sentito dai Montegranaresi. Occorre una soluzione.

È ricorrente, e più si va a vanti con la brutta stagione e più il problema si fa pressante, la lamentela da parte dei Montegranaresi iscritti al gruppo Montegranaro Social circa l’accensione ritardata della pubblica illuminazione. Il Sindaco Ubaldi ha più volte spiegato che ciò è dovuto ai costi dell’energia in costante aumento, però la popolazione è giustamente preoccupata per la sicurezza pedonale. In effetti è innegabile che il buio comporti scarsa visibilità dei pedoni, aggravata in casi come quello odierno dal maltempo. Sono molti, quindi, a lamentarsene e a manifestare seria preoccupazione. Forse serve una soluzione diversa, magari anticipando lo spegnimento dei lampioni al mattino, quando c’è meno gente in giro. Ma certamente il buio a metà pomeriggio è un pericolo per i pedoni e per i veicoli.

 

Luca Craia