mercoledì 12 gennaio 2022

Gioia per l’arrivo delle befane dell’AVIS


Comunicato integrale

Lo scorso martedì 11 gennaio, alla ripresa delle lezioni, le befane sono arrivate alla Scuola dell’Infanzia di Montegranaro frequentata dai bambini da 3 a 5 anni, facendo visita ai circa 300 alunni che la frequentano.

Quest’anno, a causa del covid, le nostre Befane hanno dovuto lasciare il posto agli operatori scolastici che, opportunamente mascherati, si sono occupati di distribuire le tradizionali calze.

Superata l’iniziale sorpresa e diffidenza, i bambini alla presenza delle maestre, hanno accolto con estrema gioia e gratitudine le befane soprattutto quando hanno ricevuto in dono la tradizionale calza colma di caramelle e dolciumi, oltre ad un pieghevole da consegnare ai genitori : ne è prova i tanti disegni che hanno realizzato per rappresentare l’evento e che, al fine di condividerne l’emozione, vi mostriamo.

Un sentito ringraziamento va, oltre che alle insegnanti, alla Dirigente Scolastica dott.ssa Chiara Cudini che ha sposato la bella iniziativa e l’ha voluta fortissimamente tanto quanto noi.

Con tale gesto il Direttivo AVIS di MONTEGRANARO vuole fortemente alimentare una vecchia tradizione che tiene vivo il senso civico e il sentimento della solidarietà anche a beneficio dei nostri figli in modo che anche le attuali generazioni di bambini possano apprezzarla sperando che, un domani, possano scoprire che esiste una Befana anche per gli adulti.

Una di queste befane per gli adulti è senza dubbio l’AVIS che, senza distinzione di razza e di condizione economica, dona sangue a chi ne ha bisogno, consentendo trapianti e operazioni chirurgiche : basta solo che se ne faccia richiesta.

Tuttavia perché tale sistema possa funzionare è necessario, quando sensibilità e condizione di salute lo consentono, che vi siano donatori perché il sangue non si può produrre in laboratorio.

Per questo  divenire donatore e comunque propagare il messaggio di solidarietà potrà consentire  di  costruire un mondo ed una società migliori.

Da Patrizia non c’è più. Il ristorante più famoso e amato di Montegranaro chiude e arriva una nuova gestione

 


I Montegranaresi lo considerano un’isituzione, come la stessa titolare che gli ha dato il nome: Da Patrizia era indubbiamente il ristorante più amato a Montegranaro, il più famoso fuori dai confini cittadini, quello che ha “sfamato” generazioni di Montegranaresi, comitive, coppie, famiglie e mangiatori solitari. Da Patrizia trovavi sempre un pasto buono, cucinato con cura a un prezzo onesto. Trovavi accoglienza e cordialità, e soprattutto trovavi un punto di riferimento.

A casa mia facciamo sempre una battuta quando si butta la pasta in pentola per lessarla: uno dice “butto la pasta?” e l’altro risponde “sì, buttala che andiamo a mangiare da Patrizia”. Questo per dire come Da Patrizia è un luogo dell’anima, un pezzo del nostro essere Montegranaresi.

Ebbene, Da Patrizia da stasera non c’è più. Al suo posto troveremo ancora un ristorante, Primo Piatto, per cui avremo comunque modo di mangiare bene a prezzi onesti, per come conosco il brand avendolo frequentato diverse volte in altri punti di ristoro. Però consentitemi un po’ di malinconia, anzi, una vera e propria mestizia. Perché da Patrizia abbiamo passato tutti tanti di quei bei momenti, che sapere che resterà solo un ricordo, uno di quelli che diventano storia del nostro paese, fa abbastanza male. E non sto affatto scherzando.

Auguri a Patrizia e alla sua splendida famiglia per il futuro. E grazie per esserci stati.

 

Luca Craia

Bassetti a Caterpillar AM: i tamponi servono a poco. Aggiornare i vaccini, e rimodulare il computo di positivi e ospedalizzati.


È molto interessante e molto condivisibile la posizione espressa oggi dal professor Matteo Bassetti, Direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova, volto noto nei dibattiti che imperversano in tv da un paio d’anni a proposito di pandemia. Bassetti, intervenuto stamattina nella trasmissione di Radio Rai 2 Caterpillar AM, ha sostanzialmente sostenuto l’inutilità se non la perniciosità dei tamponi. Il tampone, secondo Bassetti, andrebbe effettuato solo su soggetti sintomatici e dietro prescrizione medica, altrimenti il rischio è che di andare inevitabilmente verso un lockdown di fatto con effetti psicologici e sociali devasstanti.

La fotografia data dal sistema attuale, sempre secondo il professore, è falsata in quanto occorrebbe ricalibrare i parametri: per esempio darebbe bene distinguere i positivi sintomatici dai non sintomatici, ma soprattutto occorrerebbe basarsi più sulle ospedalizzazioni che sulle positività. Nella fattispecie, poi, andrebbe analizzata con più dettagli la situazione. Il 40% delle persone ricoverate, infatti, sono senza polmonite e alcuni sono in ospedale per altri motivi diversi dal covid, pur essendo positivi.

“È talmente veloce la diffusione che non è possibile fare tracciamento” ha detto Bassetti, per cui  la via da seguire non è tanto l’immunità di massa che, viste le mutazioni, non sembra raggiungibile, ma la convivenza con un virus che sta diventando endemico, stanti i 300.000 contagi al giorno. Per questo non è scandaloso in futuro aspettarsi una vaccinazione regolare ogni anno, come per una qualsiasi influenza.

Infine Bassetti ha fortemente raccomandato la diffusione di un vaccino modificato in base alle ultime varianti, e l’aggiornamento dell’immuinizzazione andrà logicamente fatto ogni anno, come per l’influenza stagionale. Quello che però rimane importante è completare il ciclo vaccinale iniziato, inoculando la terza dose. I vaccinati con tre dosi, in sostanza, annullano o quasi i rischi di conseguenze gravi nel contrarre la malattia e possono condurre, sempre secondo il professore, una vita che si avvicina a quella normale. Ovviamente con le precauzioni del caso.

 

Luca Craia