mercoledì 27 maggio 2020

INDENNITA’ AL PERSONALE SANITARIO, ANCORA DUBBI E INCERTEZZE


Il capogruppo della Lega Marche Sandro Zaffiri: “Proteste dei sanitari confermano che la partita non è ancora chiusa. Subito un anticipo sulle erogazioni a dimostrazione dell’intenzione di voler mantenere le promesse e soddisfare le richieste sindacali.

Comunicato integrale

Non è rimasto soddisfatto il capogruppo della Lega Sandro Zaffiri della risposta che il presidente Ceriscioli ha fornito, nel corso della seduta del Consiglio regionale, alla sua interrogazione in merito ai tempi di erogazione del riconoscimento economico al personale sanitario, medico e paramedico, a titolo di bonus aggiuntivo per l’eccezionale sforzo durante l’emergenza Covid-19.
“Una risposta inconsistente – afferma a distanza di 24 ore il capogruppo Zaffiri – che non mi ha soddisfatto, come non ha soddisfatto i sindacati che, già oggi, hanno deciso di organizzare alcuni presidi di protesta a fianco dei lavoratori per sottolineare il loro malcontento”.
“Evidentemente qualcosa non torna nell’entusiasmo espresso da Ceriscioli nel riferire del buon esito dell’accordo con i sindacati della Sanità – prosegue Zaffiri – perché, se è vero che qualcosa si intende fare, dall’altro lato occorre dare subito un segnale. Un segnale che – fin da subito – potrebbe essere quello di anticipare sulla prossima busta paga una parte di quella erogazione aggiuntiva che rappresenterebbe l’intenzione di voler mantenere le promesse. Ad oggi, a circa un mese sia dall’approvazione della mozione della Lega che prevedeva lo stanziamento di un bonus da 1000 euro una tantum, sia dalla firma dell’accordo tra la Regione Marche e i organizzazioni sindacali, che metteva a sistema circa 20 milioni di euro, possiamo registrare soltanto ritardi, incertezze e proteste. Purtroppo nulla di consistente nelle tasche del personale sanitario”.


Sandro Zaffiri

Le Sardine in secca: Santori stacca la spina, la corrente non scorre più.


È finita la benzina e la macchina si ferma. Un sacco di parole per dire quello che in molti sospettavamo: le Sardine erano un movimento di pancia, come ce ne sono tanti, e hanno funzionato finchè si trattava di riempire le piazze per insultare Salvini o Meloni. Smorzata la rabbia ma, soprattutto, impedito l’uso delle piazze, le Sardine non hanno più nient’altro da dire. Così il leader dal sorriso perenne, Mattia Santori, scrive una lettera tra lo stizzito e il deluso, indirizzata agli attivisti, in cui accusa personaggi fantomatici e non nominati di voler trasformare il movimento in qualcosa di utile solo ad alcuni, si schernisce dicendo che si è persa la dimensione morale per inseguire quella politica, si scusa dicendo che siamo tutti un po’ stanchi ma, in sostanza, prende atto del fatto che i contenuti non ci sono, e non ci sono mai stati.
Qualcosa resterà senz’altro di questa bislacca esperienza, di questo sfogo collettivo alle frustrazioni di una sinistra che ha perso ideali ed idee e si fa rappresentare da gente che, ai tempi di Berlinguer, non sarebbe stata a sinistra nemmeno dentro la Democrazia Cristiana. Resterà la lezione, che ogni tanto va rinfrescata, che la gente va portata in piazza, magari con qualche slogan accattivante, magari inventandosi un nemico da abbattere, da appendere a testa in giù; e, una volta portata in piazza, qualcosa ne nasce di sicuro: un po’ di voti, qualche nuovo candidato, una goccia di linfa vitale per una parte politica sempre più grigia, sempre più arrotolata su se stessa, sempre più distante dalla realtà e dalla gente.
Fine, Sardine pescate da un pescatore che nuotava insieme a loro. Può anche darsi che si riaffacceranno, anzi, quasi certo che le vedremo in qualche lista elettorale, a cercare di sfruttare quel consenso effimero conquistato gridando il nulla nei megafoni. Ma il fenomeno si è ammosciato, il pesce è fuori dall’acqua e, come si sa, a puzzare non ci mette niente.

Luca Craia

Chiama la Croce Rossa ma la gente non si fida. Verificate chiamando. Ma perché non ci si fida più?



In questi giorni molti Italiani stanno ricevendo la telefonata dalla Croce Rossa per chiedere la disponibilità a effettuare il test sierologico contro il covid19. Le telefonate vengono fatte su un campione statistico elaborato dall’ISTAT e servono, appunto, a realizzare una statistica precisa di come si è mosso realmente il contagio. Sono molti, però, a sollevare lo stesso dubbio: chi mi assicura che a chiamarmi sia proprio la Croce Rossa e non qualche malfattore?
Prima di tutto spieghiamo come si fa a essere sicuri di non incorrere in una delle tante truffe telefoniche o, peggio, in qualche delinquente in cerca di un pretesto per entrare in casa. La Croce Rossa chiama in tutta Italia con un numero che comincia per 065510, con altre cifre a seguire a seconda della propria residenza. Se appare un numero che comincia con 065510, siamo certi che si tratti della Croce Rossa. In ogni caso, si può verificare chiamando la Croce Rossa stessa al numero nazionale 065510.
Ma perché la gente non si fida, ha paura? Una volta, se ti chiamava qualcuno che si qualificava come Croce Rossa, era la Croce Rossa e basta. Adesso potrebbe essere un truffatore, uno che ti fa firmare un contratto capestro per telefono, esercendoti un assenso magari dato per altre cose. È un fenomeno sempre più diffuso, quello delle truffe telefoniche, e avviene per un motivo: perché è legale stipulare contratti per telefono. I contratti andrebbero stipulati di persona, con un consulente in carne e ossa, che si qualifica, col quale si possa interloquire anche in un secondo tempo. Oggi, invece, addirittura dialoghiamo telefonicamente con macchine che ci danno risposte e che ci fanno accettare impegni inderogabili. Si mina la fiducia della gente, il rispetto tra persone, e la gente ha paura anche di una telefonata. E tutto questo è legale. E, quando il telefono serve per cose buone, non ci si fida.

Luca Craia