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mercoledì 11 gennaio 2017

Nuovo furto alle scuole rosse. Allarme e telecamere inutili.



È stato facile per i ladri, probabilmente ladruncoli da quattro soldi ma che hanno ben studiato la logistica del furto, introdursi e commettere il loro crimine, la scorsa notte a Montegranaro. Sono entrati senza grandi problemi nelle scuole rosse e, nonostante l’allarme suonasse, hanno scassinato e svuotato le macchinette distributrici di bibite e merendine. Un furto di poco conto ma d molto da pensare.
Ad esempio fa pensare il fatto che l’allarme suonasse ma nessuno lo ha sentito, segno che forse un sistema di allarme che non è collegato al nessuna centrale di controllo è sostanzialmente inutile. Fa pensare il fallimento del potere deterrente delle telecamere, che tra l’altro sono solo il via Marconi e non inquadrano tutto il perimetro del plesso scolastico. Si tratta di telecamere private collegate col sistema comunale che, però, non prevede un controllo in tempo reale e, quindi, una volta individuata la telecamera, il ladro può tranquillamente eluderla o addirittura passarci davanti rendendosi irriconoscibile.
La stessa cosa capitata poco tempo fa quando, alle sette di sera, i ladri hanno tranquillamente smurato una cassaforte in via Castelfidardo lasciando la macchina in mezzo alla strada, inquadrata ma con la targa coperta. Non è nemmeno la prima volta che i ladri entrano e fanno danno alle scuole di via Marconi, quindi si potevano prendere misure di sicurezza più idonee, ma non lo si è fatto. Insomma, ad accorgersi del furto solo le bidelle che hanno aperto la scuola stamattina presto e hanno chiamato i Carabinieri. Soldi pubblici buttati al vento.

Luca Craia

mercoledì 28 dicembre 2016

Telecamere, tutor, t-red e varchi elettronici. Il rischio “Grande Fratello” nei buoni propositi.

Non ho dubbi sulla bontà dell’intento della Giunta Calcinaro nell’installazione dei varchi elettronici alle porte della città di Fermo. Il loro utilizzo sarà sicuramente utile per la lotta alla criminalità, così come sono potenzialmente utili le tante telecamere di videosorveglianza che vengono piazzate un po’ ovunque e che, se realmente funzionanti e non solo come deterrente spento, possono sostenere indagini e limitare le azioni delinquenziali. Anche i vari autovelox, tutor e marchingegni del genere, pur se utilizzati troppo spesso a scopo vessatorio, possono essere di grande aiuto per tutelare l’ordine pubblico e il rispetto delle regole.
Purtroppo, però, sono strumenti il cui utilizzo non è unico e, francamente, temo che, in mano ad amministrazioni meno in buona fede delle attuali, posta per accettata quella delle attuali, possano diventare un mezzo di controllo e repressione formidabile. In realtà si sta creando, più o meno inconsapevolmente (almeno spero) una rete di strumenti di controllo che, se opportunamente organizzata, potrebbe costituire una forma di controllo sulla libertà individuale pericolosissima.
È ovvio che la garanzia della sicurezza è basilare, specie in una società dove questa sicurezza è percepita come in diminuzione drastica. Rimane però importante garantire la libertà dell’individuo e scongiurare qualsiasi pericolo questa possa correre. Questi strumenti, purtroppo, pur essendo valido mezzo di prevenzione e lotta contro la criminalità, costituiscono un serio pericolo, almeno potenzialmente, per la libertà dei cittadini. Per questo ci andrei molto cauto, per non pentirsi in futuro.

Luca Craia

venerdì 4 novembre 2016

Finalmente le telecamere al lavatoio. Poi facciamole funzionare.



Meglio tardi che mai. Questo blog si occupa della questione del lavatoio di via Martiri d’Ungheria da anni e personalmente ci tengo in maniera particolare perché la sua ristrutturazione avvenne quando ero vicepresidente della Consulta di Quartiere insieme al Presidente Uliano Damen e fummo proprio noi a sollecitare, tramite Gastone Gismondi, il Sindaco Basso perché intervenisse. Furono trovati i fondi e realizzata l’attuale tettoia e il giardinetto che, se ben tenuto, dovrebbe abbellire l’area.
Il problema è che, negli anni, questo bell’angolo di paese è stato gradualmente dimenticato e abbandonato. Così, come spesso accade quando si abbandona uno spazio, esso viene occupato dall’inciviltà e il lavatoio è diventato sede di traffici e cose losche. Più volte segnalata, questa situazione, dai residenti attraverso L’Ape Ronza e, recentemente, la stampa, aveva sempre trovato orecchie sorde da parte dell’amministrazione comunale che, nel frattempo, installava telecamere in ogni dove neanche fossimo al Grande Fratello, tranne qui.
Leggere dell’impegno del Vicesindaco Ubaldi a mettere le sue amate telecamere anche in quest’area dimenticata non può che farmi piacere. Potrei anche fare un plauso a Ubaldi ma me lo riservo a quando vedrò gli apparecchi installati e sarò certo che funzionino.

Luca Craia

giovedì 13 ottobre 2016

Ancora criminalità. Montegranaro sotto assedio.



Piccoli episodi, magari non gravissimi, ma che danno il polso della situazione a Montegranaro, un paese una volta tranquillo, dove ci si conosceva tutti e ci si fidava del prossimo e che oggi, invece, vive un’ondata di criminalità mai vista prima. Furti e taccheggi nei negozi, effrazioni e furti in appartamenti e ville, scippi, truffe fanno salire il senso di insicurezza che viene ulteriormente accentuato dalla sensazione di essere da soli, coi Carabinieri, bravissimi, ma in affanno per il troppo lavoro e lo scarso organico e con le armi spuntate da leggi farraginose e, diciamolo, magistrati che sembrano non comprendere la situazione; e una Amministrazione Comunale che sembra distante, come se il problema non riguardasse Montegranaro ma un paese lontano.
Ultimo piccolo episodio quello accaduto ieri: una donna nota nel proprio cortile, recintato da una rete, due individui. Chiama in fretta il marito che interviene scagliando contro i due intrusi un secchio e facendoli scappare scavalcando la recinzione. Non è accaduto nulla ma immaginiamo facilmente lo spavento dei due protagonisti della vicenda, anche perché erano già stati visitati dai malviventi in passato.
È una situazione paradossale, in cui la gente sente la pressione vive in stato di allerta. Si aspettano risposte, e che siano convincenti, non la solita tiritera delle telecamere che, si può dire quel che vogliamo, non sono di grande aiuto. Urgono provvedimenti da parte delle istituzioni prima che tutta questa tensione sfoci in qualcosa che non si possa controllare.

Luca Craia