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giovedì 24 giugno 2021

Una foto per San Serafino, il nuovo concorso della Pro Loco di Montegranaro.

 

Nuova simpatica iniziativa della Pro Loco di Montegranaro che propone un concorso fotografico intitolato “UNA FOTO PER SAN SERAFINO”. Si tratta di scattare foto aventi per soggetto l’amata chiesa del Santo Patrono di Montegranaro, San Serafino, oppure la festa patronale e inviarla per messaggio alla pagina Facebook della Pro Loco. L’immagine può essere reale, quindi una foto in senso stretto, oppure un’opera pittorica. Le immagini pervenute saranno pubblicate sulla pagina stesse e quella che riceverà più reazioni (sono esclusi i commenti) sarà scelta come copertina per il programma cartaceo della prossima Festa di San Serafino, che si svolgerà il prossimo ottobre. Iniziativa simpatica e piacevole, che va nella direzione di stimolare il senso di comunità.

 

Luca Craia

martedì 7 febbraio 2017

L’irresponsabilità di aprire San Serafino dopo il terremoto. Tardi la riapertura.



Apprendiamo oggi dal Corriere Adriatico che l’Amministrazione Comunale di Montegranaro avrebbe miracolosamente ritrovato dentro qualche cassetto un vecchio progetto, addirittura dei primi anni 2000, per la ristrutturazione di San Serafino. Come abbiamo più volte raccontato su queste pagine, il progetto esisteva ed era noto, e si sapeva anche che non fu realizzato nella su interezza tanto che, ora se ne sono accorti pure loro, la sacrestia dietro il presbiterio era puntellata dalla fine degli anni ’90. Quindi che la chiesa di San Serafino non fosse sicura al 100% era cosa nota, anche se la dicevo solo io.
Dopo le scosse di questa estate si evidenziarono immediatamente delle filature importanti sulla volta e sulle pareti perimetrali, ma la chiesa fu tenuta aperta dopo un frettoloso sopralluogo da parte di tecnici comunali e, in base a questo sopralluogo, don Sandro, da me consultato, si disse tranquillo per celebrare normalmente nella chiesa. Solo dopo la scossa del 30 ottobre, quando caddero sui fedeli frammenti di intonaco, si decise di chiudere il tempio. Insomma, ci volle la prova provata che il pericolo c’era per indurre i responsabili a prendere una decisione di responsabilità.
Se oggi si parla di un intervento milionario per poter riaprire la chiesa significa che il danno c’era da prima della scossa del 30 ottobre, sia perché non è pensabile che il danno si sia manifestato solo dopo quest’ultima, sia perché, parlando di un progetto vecchio di una ventina d’anni, si dimostra che la sicurezza non c’era già da prima del terremoto, figuriamoci dopo la scossa di agosto. Quindi tenere aperta la chiesa già dal primo sisma è stato un atto di grave irresponsabilità, che ha fatto correre ai fedeli un rischio immotivato.
Ultima amara considerazione: vista l’entità del danno, che comunque rimane ipotetico visto che una perizia dettagliata ancora non è stata fatta, magari in attesa di qualche nuova scossa che peggiori la situazione, e viste le disponibilità economiche e le priorità che l’Amministrazione Comunale si sta dando, temo che i Montegranaresi rientreranno in San Serafino tra molto tempo.
                                      
Luca Craia

domenica 22 gennaio 2017

E improvvisamente San Serafino si ammala. È ora che qualcuno si svegli.



“Aspettiamo il responso del sopralluogo, quando sarà” dice la Sindaca di Montegranaro, Ediana Mancini, al Corriere Adriatico a proposito della situazione della chiesa di San Serafino. Stamane il quotidiano locale ritira magicamente fuori dal cilindro un problema che finora pareva non esistesse tranne per la solita Cassandra-Giovannifarina che è L’Ape Ronza, che già dallo scorso agosto va dicendo, inascoltata, che la chiesa ha problemi seri. Ora il Corriere Adriatico, finalmente, suona la sveglia tirando fuori cifre, magari un po’ a caso, che potrebbero anche essere reali, visto che i lavori di messa in sicurezza, iniziati ormai vent’anni, fa non sono stati mai ultimati e che il terremoto non ha certo contribuito a sistemare le cose.
Quello che, però, è stupefacente (ma neanche tanto, ci stiamo abituando) è l’atteggiamento attendista e superficiale dell’Amministrazione Comunale che dallo scorso agosto ha sempre negato che ci fosse una situazione di pericolo per la chiesa, riaprendola subito dopo le prime scosse, quando già erano evidenti i nuovi danni. Solo dopo le scosse di ottobre, quando i calcinacci caddero in testa ai fedeli durante una funzione, si capì, vivaddio, che forse sarebbe stato il caso di chiudere il tempio. Ma verificarne lo stato no, quello spetta alla protezione civile. È come se voi aveste un danno serio a casa vostra e aspettaste che a valutarvelo sia chi ve lo deve risarcire, non facendo, intanto, una perizia di parte. Il Comune ha un ufficio tecnico con tecnici preparati: perché non fa una valutazione e una stima del danno? Che si aspetta?
Rimane la questione di dove si prenderanno i soldi. I danni sono sì del terremoto ma non solo. È difficile pensare a un finanziamento pubblico che copra tutti i costi di una ristrutturazione completa. Le casse del Comune sono vuote, perché i soldi che ci sono servono per progetti strampalati come quello di viale Gramsci o per palestre che possono attendere. Così mi pare evidente che la faccenda si ingarbugli, intrecciandosi con gli altri edifici pubblici danneggiati per i quali bisognerà fare qualcosa ma nessuno ha la minima idea di cosa. Questa volta temo che il centro storico di Montegranaro morirà sul serio.
                                      
Luca Craia