Visualizzazione post con etichetta memoria. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta memoria. Mostra tutti i post

giovedì 28 gennaio 2016

Cos’è il centro storico. Perché è importante.



L’avete sentita mille volte la tiritera che il centro storico è il cuore della città, la sua memoria, le sue radici. Ed è una tiritera sacrosanta e non mi stancherò mai di ripeterla: la comunità che dimentica la propria storia e le proprie radici non è una comunità. E infatti Montegranaro fa davvero fatica a essere e sentirsi comunità. Ma non è di questo che volevo parlare.
Volevo parlare, invece, del perché il centro storico rappresenta la nostra memoria, una cosa che mi è balzata agli occhi in questi giorni in cui sto raccogliendo le firme per una petizione che serve a sollecitare, una volta di più, interventi e attenzione per questa realtà morente, vittima dell’incuria e dell’oblio. Sono molte le firme finora raccolte e sono molti i commenti che puntano sul tema della memoria. In tutto ciò ho visto l’affetto che molti miei concittadini nutrono per la parte vecchia del paese, quella parte da cui sono partiti anni fa e della quale, per un po’, si sono dimenticati.
È tra le anguste vie del paese vecchio che è nata l’industria calzaturiera che è stata la nostra fortuna per anni. È per le strade del paese vecchio che i nostri padri e i nostri nonni si incontravano, facevano affari, si divertivano. È per quei vicoli che le nostre madri e le nostre nonne andavano a fare la spesa quotidiana, compravano le stoffe e i filati e quanto occorreva loro per i lavori domestici. Per quelle strade c’erano negozi di alimentari, sali e tabacchi, edicole, mercerie, negozi di apparecchiature elettriche.
Erano strade piene di gente, di odori, di suoni. Qualche volta, mentre le giro, mi pare ancora di sentirne l’eco, e fa male pensare al silenzio che c’è ora. Gli schiamazzi dei bambini che correvano dietro a un pallone o che tiravano a un canestro fatto con una cassetta di legno appesa al muro. La “pesciarola” che gridava per strada, l’odore del baccalà di Nicò de Cesarina, il profumo di carta stampata da Marietta la giornalaia, il rumore delle macchine dei piccoli laboratori artigiani di calzature disseminati per i vicoli, serviti dall’apetta degli sformatori che passava più volte al giorno con nuvoli di bambini attaccati dietro.
Non sono andato tanto indietro a cercare le radici di Montegranaro. Potrei parlarvi della vita rinascimentale per quei vicoli, dei soldati che ci passavano nel medioevo. Ma preferisco condividere i miei, di ricordi, che poi sono quelli di molti di quelli che oggi dovrebbero ricordare, che potrebbero contribuire alla rinascita del cuore del paese, per ridare vita alla memoria, per non dimenticare, per essere comunità.
Ci sono occasioni che arrivano, treni che passano. Per salvare la nostra memoria sono rimaste poche opportunità. Non le sprechiamo.

Luca Craia

mercoledì 28 gennaio 2015

La Memoria - di Anna Lisa Minutillo



La corsa della vita che si ferma per un minuto a ricordare l'orrore che altri uomini hanno dedicato ai loro simili, la fretta di ripulirsi l'anima per poi continuare imperterriti coperti sotto differenti spoglie ad uccidere donne, ad abusare di bambini, a massacrare di botte chi protesta per un lavoro di cui viene ingiustamente privato, a perseguitare chi la vede in modo differente da noi che si tratti di ideali religiosi, politici, di scelte sessuali, di ambiente deturpato che poi ad ogni evento naturale ci chiede il conto crollandoci addosso un conto che diventa sempre più salato da pagare e da cui sono tutti bravi a prendere le distanze piuttosto che rendersi disponibili a scavare fra le miserie di questa vita che viene resa misera da chi di amare qualcosa o qualcuno proprio non ne vuole sapere.
Ci dimentichiamo velocemente del male altrui, di quanta sofferenza ancora ci circonda fra le corsie degli ospedali, nelle stazioni di notte, sulle panchine della vita che di vita non profumano più... Neanche l'orrore. la bestialità, le atrocità hanno saputo renderci migliori, alcuni addirittura ne prendono le distanze pensando che siano solo frutto di fantasie che neanche uno scrittore horror dei più "bravi" sarebbe stato in grado di avere pur di negare l'evidenza, ciò che abbiamo davanti agli occhi quotidianamente quando non tolleriamo di dover attendere che un diversamente abile attraversi la strada e strombettiamo perché abbiamo fretta, dobbiamo correre, ma correre ma dove poi?
Non ci accorgiamo neanche che abbiamo costruito città intere senza fermarci un solo attimo a pensare che non tutti hanno il dono della vista, di poter deambulare autonomamente, di poter usare le braccia come gli altri. Siamo solo capaci di erigere muri, di prendere le distanze, di dire: non è colpa mia! E così torniamo ad essere fagocitati dalla nostra vita che non può attendere, che si è lavata la coscienza perché per un minuto, un minuto solo ha pensato, non ha perso la memoria.
Distratti viandanti del mondo quel minuto dovrebbe essere un minuto di pura VERGOGNA! e dovrebbe durare molto di più. Non ci saranno post che tengano se dopo averli letti torneremo ad essere le solite persone che eravamo prima, li voglio vedere svegli, attivi, presenti, creativi, disponibili, accoglienti, speranzosi, fieri, umidi e vivi quegli sguardi allora si che dopo aver perdonato noi stessi riusciremo davvero a fare qualcosa ORA per questo mondo altrimenti il dono che abbiamo non sarà servito a nulla e nessuno si potrà ricordare di noi perché sarà tardi per troppe cose......

martedì 27 gennaio 2015

A che serve il Giorno della Memoria?



A cosa serve il giorno della memoria? A cosa serve ricordare l’olocausto anche se sono passati decenni? A cosa serve celebrare questa giornata, riportare alla memoria gli orrori dell’ultima guerra mondiale, rivedere quelle foto ingiallite, sfocate, vecchie, riascoltare ancora una volta le testimonianze? Ancora serve?
La memoria deve essere collettiva. Non può essere di una o di un’altra parte politica. Ricordare cosa è accaduto a milioni di ebrei serve a evitare che questo si ripeta, a creare una coscienza collettiva che ripudi e aborrisca ogni forma di violenza. La memoria dell’olocausto deve accomunare tutti gli olocausti, sia quello più terrificante che è stato quello nazi-fascista che quelli che si sono succeduti nella storia senza sosta fino a oggi e tutte le stragi condotte in nome di un’ideologia. Ha senso celebrare il Giorno della Memoria solo se questo riesce a unire persone di diverse estrazioni politiche e culturali in un’univoca condanna della violenza politica.
Oggi purtroppo questo ancora non accade e ogni anno assistiamo alla stucchevole gara nel confrontare quale sia la violenza più grande della storia: l’olocausto degli ebrei, le foibe, le stragi del regime comunista sovietico, i genocidi razziali, per giungere alla politica attuale, in particolare a quella medio-orientale, usando le violenze riconosciute di una parte come per giustificare le violenze dalla stessa parte subite in passato.
Questa mentalità è perversa. Questa mentalità è la stessa che portò Hitler alle politiche di sterminio razziale. Questa mentalità è pericolosa perché ancora giustifica la violenza e, quindi, giustificherebbe chi la pratica per sostenere idee comuni.
Anche a questo serve il Giorno della Memoria: a evidenziare quali sono, ancora oggi, le posizioni pericolose e a distinguerle dalla mentalità positiva e costruttiva. Serve a mettere a nudo i violenti, siano essi solo culturalmente tali. Serve a isolarli. I nostri giorni stanno facilitando la cultura della violenza. Il Giorno della Memoria serva a ricordarci quali possono essere le conseguenze di queste culture e queste mentalità.

Luca Craia