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lunedì 10 ottobre 2016

Domani Renzi a Casette d’Ete. Si tratta della fabbrica di Arquata o di altro?



La notizia l’ha data ieri il premier durante il programma televisivo “L’Arena”, annunciando che Diego Della Valle aprirà una filiale della Tod’s ad Arquata del Tronto. Per questo motivo domani Matteo Renzi sarà a Casette d’Ete per parlare, appunto, con Della Valle. I dettagli ancora non sono noti, ma è pensabile che il premier arrivi direttamente in azienda e che, quindi, sia inavvicinabile dai comuni mortali. Peccato, perché penso che molti cittadini del Fermano avrebbero interloquito volentieri con lui.
Che si diranno i due? È noto che Della Valle non apprezzi affatto le qualità politiche e umane del leader fiorentino, quindi suona leggermente stonata questa decisione del patron della Tod’s che, pur essendo iniziativa lodevole, che va in aiuto delle popolazioni marchigiane colpite dal sisma, pare anche un notevole assist politico a quello che, fino a poco fa, sembrava dovesse diventare un avversario diretto, vista l’intenzione più volte manifestata da Della Valle di entrare direttamente in politica.
C’è un riavvicinamento tra i due? Ci sono convergenze che prima non c’erano? L’economia e la politica si sono sempre intrecciate e mai come in questi tempi vanno a braccetto, ma l’incontro tra questi due personaggi sembra tanto una mescolanza tra acqua santa e demonio. E puzza un tantino di zolfo. Ma la domanda che mi pongo e che in molti dovrebbero porsi è questa: Della Valle aprirà un nuovo stabilimento ad Arquata perché vi porterà nuova produzione e vi sposterà quella di qualche altra filiale italiana? Sarà un rientro parziale dalla delocalizzazione all’estero o una fregatura per altri lavoratori italiani? Credo che dovremo attendere per saperlo. Intanto godiamoci lo spettacolo.

Luca Craia

giovedì 28 aprile 2016

Antennona. La vedo dura.



Paese strano il nostro, lo è sempre stato. E nel caso dell’antennona di San Liborio lo sta dimostrando per l’ennesima volta. Un caso estremo, in cui, almeno politicamente ma forse non solo, le responsabilità dell’amministrazione Mancini sono enormi e indifendibili. Ciononostante si continua a gestire la questione con una superficialità disarmante.
Partendo dal silenzio assoluto in cui la questione è nata e si è sviluppata, silenzio che, non fosse stato rotto da questo blog e subito interpretato dall’opposizione intera, oggi perdurerebbe con buona pace dei cittadini residenti nelle aree circostanti il sito dell’antenna, fino ad arrivare ai nostri giorni in cui vediamo l’amministrazione comunale barcamenarsi tra incontri con la Vodafone nei quali sistematicamente si esce con un nulla di fatto. Ciononostante l’atteggiamento della giunta Mancini permane lo stesso: silenzio, nessuna richiesta di collaborazione all’opposizione senza la quale i nostri amministratori nemmeno si sarebbero posti il problema, voglia di fare da soli, quasi un ansia di non scoprire chissà quali carte, e manifesta incapacità di farlo.
Nell’incontro di ieri, al quale, ancora una volta, mancava il Comitato che, ormai, possiamo considerare morto alla nascita o forse mai nato, strumento politico di fatto a favore di Vodafone e Amministrazione Comunale, si è discusso del nulla. Si è parlato di due siti alternativi a quello attuale ma ancora siamo ai contatti preliminari coi proprietari, mentre nulla si sa di come gestire un’eventuale quanto quasi scontata azione di rivalsa del proprietario del sito attuale. Si sta perdendo tempo e questo va a tutto vantaggio della Vodafone che vede arrivare velocissimamente quel 16 giugno, data in cui l’antenna, in un posto o nell’altro, dovrà essere accesa pena l’imputazione penale per interruzione di pubblico servizio. Il Sindaco, intanto, afferma che c’è tempo fino al 16 giugno, appunto. Errato: il tempo non c’è più, perché tra trattative e accordi, se non si arriva a una definizione in qualche ora, la faccenda può essere considerata chiusa qui. Dopo di che faremo i conti.

Luca Craia

martedì 12 aprile 2016

Antenna: non si canta vittoria col 16 giugno vicino




Si è tenuto regolarmente l’incontro, in Comune, tra i vertici politici montegranaresi e la Vodafone, per cercare di trovare una soluzione che possa salvare la capra della Vodafone e i cavoli del Comune ma, soprattutto, che possa salvaguardare la salute dei cittadini minacciata dall’installazione della nuova antenna telefonica di San Liborio. C’erano tutte le forze politiche presenti in Consiglio Comunale (i Cinquestelle erano rappresentati da Endrio Pavoni in quanto il Consigliere Carlo Pirro aveva un impegno di lavoro improrogabile) mentre mancava il rappresentate del Comitato che, ancora una volta, testimonia la sua assenza dalla questione.
Come è andata? Se da una parte l’Amministrazione Comune, tramite il solito dispaccio dell’Istituto Luce de Noatri, dimostra soddisfazione, dall’altra le notizie non sono così esaltanti. In sostanza è accaduto questo: la Vodafone si è dimostrata comprensiva del problema ma si è detta non propensa a percorrere la strada proposta di riallacciare la trattativa col privato che possiede l’appezzamento dove sorge la vecchia antenna, quella che dovrà essere smantellata entro il 16 giugno. A tal proposito il privato in questione era stato convocato e attendeva nell’anticamera ma i rappresentanti della compagnia telefonica non lo hanno voluto incontrare, innescando un piccolo incidente “diplomatico”.
Quindi la proposta della Vodafone è questa: si andranno a valutare, in linea di massima, delle aree alternative al sito dove sta sorgendo l’antenna e si forniranno i dati da ciò risultanti al Comune che, dal canto suo, dovrà ricercare dei terreni consoni con le esigenze della compagnia per proporli al posto del terreno attuale. Non è chiaro se, in queste alternative, possa figurare anche il terreno “Venanzi” col quale, come abbiamo detto, la Vodafone sembra non voler tornare a trattare dopo aver perso il contenzioso legale.
Se da un lato questo può essere inteso positivamente, dall’altro sembra un modo per guadagnare tempo prezioso. Il 15 giugno è il termine entro il quale la Vodafone dovrà lasciare il vecchio sito e, per quella data, dovrà avere un’alternativa funzionante, pena una riduzione sostanziale del servizio telefonico. Questo potrebbe comportare azioni forzose che vadano a obbligare la messa in funzione dell’impianto in costruzione, primo perché, a livello nazionale, sembra che l’interesse nelle comunicazioni prevarichi quelli locali e particolari, e secondo perché, in caso di contenzioso col Comune, con una sospensione del servizio i danni diventerebbero incalcolabili e un’interruzione del pubblico servizio sfocia normalmente nel penale.  Senza contare che anche il proprietario del terreno dove sta sorgendo la nuova antenna qualche recriminazione potrebbe averne. E il 16 giugno è molto ma molto vicino. Per cui la situazione è tutt’altro che risolta e sbandierare ottimismo come fa l’Amministrazione Comunale è un tantino fuorviante e disinformante.

Luca Craia