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giovedì 28 luglio 2016

Io me li ricordo quelli della Torre Ascensore



Io me li ricordo quelli che non volevano la Torre Ascensore. Me li ricordo e mi chiedo: adesso dove sono andati a finire? Hanno nomi e cognomi, quelli che, nell’ormai lontano 2003, bloccarono i lavori di costruzione della Torre Zed e fecero lievitare i costi di costruzione, incluse sanzioni pesanti per le casse pubbliche. Questo ottennero, perché la Torre è lì, la vediamo tutti. Solo che è costata il triplo di quello che doveva costare. Intendiamoci: anche secondo me la torre è un cazzotto in un occhio, una roba che con Montegranaro e il territorio non ha nulla a che fare né da un punto di vista storico né stilistico. Ma andava bloccata per tempo, non a lavori iniziati. La solita brama di visibilità di personaggi ben noti, in quel caso e non solo in quello, è costata molto cara alla collettività.
Ma oggi, che l’Amministrazione Comunale rimette di nuovo le mani su viale Gramsci e piazza Mazzini con un progetto che non sarà vistoso e di grande impatto come il simbolo egizio di Gianni Basso ma che produrrà effetti nefasti sul centro e, a cascata, su tutto il paese, questi personaggi dove stanno? Che dicono? Che ne pensano? È gente esposta, fanno vita pubblica, scrivono, condividono, producono e divulgano idee. Qual è la loro idea a proposito di questo ennesimo oltraggio a Montegranaro e ai suoi cittadini? Silenzio.

Luca Craia

mercoledì 18 maggio 2016

Implacabili col piccolo, pecore col grande.



Nel 2001 un imprenditrice montegranarese decise di realizzare un autolavaggio. Individuando l’area di interesse in un lotto di proprietà comunale, tale imprenditrice chiese al Comune di Montegranaro di affittargliela. Il Comune accettò la richiesta con atto formale, firmato dall’architetto Trapè dell’Ufficio Tecnico. L’atto in questione era una promessa di affitto. L’imprenditrice, preso possesso dell’area, fece dei lavori di sistemazione, come la realizzazione di un muro di contenimento della scarpata e la platea dove installare l’impianto a proprie spese, decurtandole dalla pigione pattuita secondo lo stesso atto di cui sopra.
A distanza di quindici anni, nell’ottobre del 2015, il Comune di Montegranaro decise, non si sa bene per quale motivo, di tornare a interessarsi della questione effettuando delle verifiche. Da tali verifiche sarebbe emerso, secondo il Comune, che il dottor Trapè non aveva alcuna autorizzazione formale da parte dell’Ente a firmare l’atto di affitto (cosa estremamente grave e piuttosto incredibile: chi conosce Trapè sa che non sarebbe mai così ingenuo) e che la realizzazione dell'opera, in seguito, presentava delle difformità dal progetto originale.
Da ciò la volontà del Comune di rientrare in possesso dell’area occupata dal lavaggio e del suo ripristino alla situazione originaria.  Per questo motivo la nostra imprenditrice ha dovuto sospendere l’attività del proprio autolavaggio fino a oggi. Per poter riprendere il lavoro, ad aprile, ha fatto richiesta di ulteriore verifica. Oggi è stata pubblicata una delibera con cui la Giunta Comunale richiede un parere legale a un professionista per dirimere la faccenda. Nel frattempo il lavaggio rimane chiuso.
Cosa ci dice questa faccenda: non so perché siano andati a verificare proprio questa attività e non altre; diciamo che sia stato un caso. Fatto sta che riscontro una grande disparità tra il comportamento assunto in questa occasione e quello tenuto con il caso dell’antennona Vodafone. Nel primo caso ravvisiamo grande solerzia nel mettere in ginocchio un’attività produttiva, senza curarsi delle conseguenze quando, probabilmente, sarebbe bastata una sanzione e una sanatoria. Si è invece preferito danneggiare gravemente un imprenditore cittadino per poi, a distanza di mesi, andare a verificare da un punto di vista legale se si sia agito bene. Nel caso della Vodafone, invece, assistiamo all’inerzia più assoluta. Nessuna volontà, nessuna azione per sanzionare le enormi difformità tra il progetto cartaceo e quello realizzato. Come mai?

Luca Craia

mercoledì 23 marzo 2016

Antennona: l’obiettivo è far muovere Montegranaro tutta insieme



Se si vuole ottenere qualcosa nella lotta per impedire l’installazione dell’antenna Vodafone nel quartiere San Liborio di Montegranaro è necessario lavorare insieme. Bisogna che questo concetto sia ben presente nella mente di tutte le forze che concorrono in questa prima fase di costituzione del movimento civico che deve muoversi all’interno del problema. Non è una cosa semplice: ci sono i cittadini, ci sono le forze politiche, dovrebbe esserci – e questo è fondamentale – anche l’Amministrazione Comunale, perché non si tratta di un’operazione dell’opposizione, si tratta della cittadinanza che, giustamente, si batte per il proprio diritto alla salute. E sulla salute non ci sono giochi politici che tengano.
I primi passi sono buoni: sta nascendo un comitato, si punta a un’assemblea pubblica a brevissimo, si stanno raccogliendo firme e la politica si sta muovendo per i propri canali raccogliendo informazioni, documentazioni e pareri tecnici. La strada sembra buona e anche il maltempo ci sta aiutando rallentando i lavori di installazione dell’antenna. Però bisogna rimanere lucidi.
Primo: occorre far passare il messaggio che il problema dell’antenna non riguarda soltanto i residenti a San Liborio ma è un problema di tutta la comunità cittadina di Montegranaro. Montegranaro è sempre stato un paese molto scollato, spesso i suoi quartieri somigliano più a città nella città. È una concezione sbagliata e pericolosa perché, quando i problemi sono grandi, solo se il paese è unito riesce ad affrontarli e risolverli. Questo è uno di quei casi in cui conta l’unità, perché si crei un precedente importante e perché chi viene a fare affari a Montegranaro sappia che da noi le cose non sono semplici perché i Montegranaresi li freghi male.
Secondo: occorre che si tenga a freno la sindrome della medaglia. È difficile, perché ognuno che abbia dei meriti umanamente li vuole riconosciuti. In questo caso dobbiamo lasciarli indietro, i meriti. In questo caso si deve lavorare all’unisono in maniera costruttiva, senza dietrologie e senza recriminazioni. C’è un obiettivo e si deve puntare solo a quello. Poi le lotte politiche, le rivendicazioni, le reciproche accuse si possono affrontare in separata sede e al di fuori dal dibattito che riguarda questo problema specifico.
Terzo: occorre che chi ci amministra capisca che non c’è alcuna azione contraria al governo della città. C’è un movimento civico che aspira a essere unitario. Un’amministrazione intelligente e attenta si unirebbe a questo movimento e si metterebbe a disposizione per rafforzarne l’azione. Nel caso specifico l’apporto dell’amministrazione comunale è fondamentale. Se si chiama fuori c’è davvero poco da fare.
Quindi forza, a testa bassa. Puntiamo a rafforzarci e a essere tanti. Puntiamo a risolvere il problema, a impedire che questa maledetta antenna sorga e mini la nostra salute. Puntiamo a essere comunità, una volta tanto, per la prima volta dopo decenni in cui siamo stati solo un dormitorio o poco più. Siamo Montegranaro, un paese col quale non si scheza.

Luca Craia