mercoledì 31 ottobre 2018

Problema lavoro risolto con l’Informagiovani: vi insegnano a fare i pacchetti regalo e tanti bei murales.


Jovani! Se vi angustiate per il vostro futuro, se non riuscite a trovare un lavoro che possa chiamarsi tale, se avete un’idea per un'attività e non sapete come trovare i fondi necessari o come redigere un progetto, i vostri problemi sono risolti: rivolgetevi con fiducia all’Informagiovani di Montegranaro che provvederà ai vostri bisogni con un apposito corso dove imparerete a fare i pacchettini regalo per Natale. In questo modo potrete aprire la vostra attività autonoma di impacchettatori natalizi o potete farvi assumere da qualche grande studio a confezionare regali quindici giorni all’anno.
Ma se di fare pacchetti proprio non avete voglia, non disperate: il Consigliere con delega alle Politiche Giovanili, Paolo Gaudenzi, ha in serbo per voi la soluzione più opportuna. Infatti presto partiranno nuovi corsi per realizzare un blog, così potrete diventare ricchi e famosi come me o come Chiara Ferragni. E se nemmeno questo vi piace, se siete proprio incontentabili, allora ecco per voi il prossimo corso: diventerete artisti di strada, realizzando anche splendidi murales in modo da poter imbrattare per bene, giustamente remunerati, tutto il centro storico di Montegranaro. Jovani, poi dite che non pensiamo a voi.

Luca Craia

31 ottobre 2002, ore 11.32.


27 bambini e una maestra. Erano a scuola, in un luogo che dovrebbe essere il più protetto al mondo, la custodia del futuro, eppure gli è cascato il tetto in testa. Sono morti schiacciati dal peso del cemento e dal pressappochismo che affligge questo povero Paese. Sono passati sedici anni precisi, da quel giovedì 31 ottobre del 2002, quando la terra tremò come fa spesso e come spesso succede fece in modo che le costruzioni dell’uomo uccidessero gente.
Sono passati 16 anni, lunghi anni, verrebbe da dire, eppure siamo ancora qui che discutiamo se una scuola possa essere sicura o no, se un edificio con un indice di vulnerabilità sismica dimezzato rispetto a quello minimo possa ospitare dei bambini o no. Ancora si perde tempo, si discute sulle priorità. Eppure la terra trema, trema spesso, trema forte e, da quel 2002, ha già tremato molto e mietuto vittime.
La scuola deve essere un tempio, un luogo da proteggere prima di ogni altro luogo, una priorità assoluta per gli investimenti, una preoccupazione costante. Non deve esistere un edificio scolastico meno che sicuro. Ciononostante la maggior parte degli edifici scolastici italiani sono fuori norma, solo il 5% rispetta i parametri di legge. I genitori, però, sono tranquilli, come se i loro figli non andassero a scuola in quegli scatoloni di cemento armato pesantissimo. Gli amministratori lo sono ancora di più. E le cose vanno avanti così, nel Paese dell’eterna emergenza e delle tragedie tanto tremende quanto effimere.

Luca Craia

Povera Italia, poveri noi.

Povera l’Italia delle magliette sceme, indossate da persone sceme. Povera Italia di scemi che si fingono intelligenti, degli scemi che gli credono. Povera Italia dei furbi contornati da scemi per consentirsi di fare i furbi senza che nessuno se ne accorga.
Povera Italia di popolo che si spacca tra juventini e interisti, tra antirazzisti razzisti e razzisti antirazzisti, tra rossi impalliditi e neri ingrigiti, tra gialli che tendono al rosso, tra rossi che tendono al nero, tra neri col nero buio in testa.
Povera Italia dei nostalgici, dei marciatori di Predappio, degli sbandieratori di Lenin, dei pacifisti che ti menano se non la pensi come loro, dei progressisti che vogliono andare a prendersi gli avversari casa per casa.
Povera Italia di quelli che rivogliono il servizio militare perché ci pensi lo Stato a educare i figli, mica io. Povera Italia dei genitori che insultano gli insegnati e si sorprendono perché i figli sono maleducati.
Povera Italia dei rivoluzionari che vai avanti tu che poi io arrivo, degli indignati col potere ma meno che con quello che poi hai visto mai che mi fa comodo, dei mafiosi grossi, dei mafiosi piccoli, dei mafiosi che non sanno neanche di essere mafiosi.
Povera Italia degli odiatori appecorati, dei fan club, dei marchesidelgrillo de noantri, dei progressisti con la villa e dei conservatori con il mutuo, degli operai senza lavoro, dei lavori senza futuro, dei centri commerciali che guai se li chiudi sennò che facciamo la domenica, dei jovani che non hanno voglia di lavorare manco se gli do 500 Euro al mese per undici ore al giorno sette giorni su sette,
Povera Italia dei quando c’era lui, dell’uomo forte che ora ci pensa lui. Povera Italia dell’accoglienza pelosa, della schiavitù umanitaria, del facciamo i soldi ma restiamo umani e del restiamo umani ma facciamo i soldi.
Povera Italia perduta e persa, dimenticata e abbandonata. Poveri noi, smarriti e soli in mezzo a questa folla delirante.

Luca Craia