giovedì 2 marzo 2017

Sacchi abbandonati e senza storia. Che si fa quando si trova spazzatura anonima?



Una lettrice montegranarese dell’Ape mi ha appena segnalato un caso curioso ma in sé emblematico di quella che è una potenziale disfunzione del sistema di raccolta differenziata. Ecco il caso: questa nostra amica ha trovato davanti la sua abitazione un sacco nero abbandonato. Il sacco, non chiuso, forse caduto da un mezzo se non gettato direttamente via da qualche incivile, era rovesciato e ne era uscito diverso materiale, un misto di vari oggetti indifferenziati. Essendo persona di grande senso civico, pur non essendo compito suo, ha raccolto il tutto e l’ha riposto nel sacco. Ora, però, c’era da sistemare il sacco, perché non può restare in mezzo alla strada.
Non sapendo come fare, la protagonista della nostra storia è andata a chiedere lumi all’Ecocentro. La risposta è stata che non c’è una risposta, non c’è una soluzione perché all’Ecocentro non sanno “la storia di questo sacco”. Non si può conferire il sacco direttamente all’Ecocentro perché, così è stato detto alla nostra amica, non ritirano indifferenziata. Nessuno andrà a raccogliere il sacco, almeno fino a martedì, giornata di raccolta dell’indifferenziata. Ma anche martedì non possiamo essere certi che venga ritirato perché non è correttamente conferito nel bidone. E comunque, vi pare normale lasciare un orrore del genere in mezzo alla strada fino a martedì?
Il punto è questo: l’Ecocentro non ha fornito una risposta e non ha fornito una soluzione. Quindi, in questo caso, o ci si affida al buon senso del cittadino o si lascia l’immondizia in strada almeno per qualche giorno, cosa non esattamente igienica né estetica. Credo che, invece, l’Ecocentro debba fornire sia risposte che soluzioni.
                                      
Luca Craia

In tre mesi Valnerina aperta. Meglio delle aspettative. Ma finora si è detto il contrario.



La notizia è di quelle buone, ma buone davvero, e avendola data il Sindaco di Visso, Giuliano Pazzaglini, c’è da ritenerla più che fondata. La Statale della Valnerina sembra vedere una soluzione, dopo le tante preoccupazioni destate dal terremoto in poi, a causa della chiusura dovuta alla frana che ha bloccato la strada di collegamento principale tra la zona marchigiana dei Sibillini e l’Umbria, tagliando addirittura fuori importanti frazioni di Visso. Ora sembra che l’ANAS abbia a disposizione quel milione e mezzo di Euro necessario per ripristinare il collegamento con la massima sicurezza e questo fa tirare un gran sospiro di sollievo a tutti. Pare che l’intervento sia anche piuttosto rapido, tanto che si prevede la riapertura entro il prossimo maggio.
Tutto questo, per quanto estremamente positivo, contrasta però con quanto si è detto fino a oggi, ossia che per intervenire era necessario un monitoraggio della frana piuttosto lungo e che, quindi, i tempi si sarebbero dilatati in maniera molto più importante di quanto, invece, oggi appaia necessario. E da qui i dubbi: non credo che quanto affermato da Pazzaglini, che riporta informazioni dirette dall’ANAS, quindi da tecnici specializzati, comporti dubbi di superficialità. Ritengo che i lavori saranno fatti a dovere, evitando qualsiasi rischio nel percorrere la strada aperta. Ma allora fino a oggi che si è detto? Che si è fatto? E se ci vorranno solo tre mesi per riaprire la strada, perché non ci si è mossi prima? A quest’ora la strada sarebbe già stata aperta e la ricostruzione decisamente più agevole.
Prendiamola positivamente: ora Visso potrà ricongiungersi con le frazioni rimaste in “zona umbra” ma, soprattutto, il collegamento con l’ovest sarà ripristinato, agevolando sia il passaggio di mezzi e materiali per la ricostruzione ma anche quello di eventuali turisti, essenziali per la ripresa economica dell’intera zona.
                                      
Luca Craia

mercoledì 1 marzo 2017

Il Ministro per l’Istruzione vuole mandare i soldi per i terremotati a Pesaro



La notizia in quanto tale è irrilevante ma dà l’esatta misura di quanto i nostri governanti non abbiano la minima idea del Paese, dei suoi problemi, delle sue necessità reali e addirittura della sua conformazione geografica. Durante un intervento all’inaugurazione dell’anno accademico del Conservatorio “Gioacchino Rossini” di Pesaro, la ministra per la Pubblica Istruzione, Valeria Fedeli, ha dichiarato che è importante che i finanziamenti per le celebrazioni rossiniane del centocinquantesimo anniversario arrivino il più celermente possibile perché “il patrimonio culturale che ruota attorno a Rossini va rilanciato, a maggior ragione in una fase in cui parte delle Marche soffrono per le conseguenza del sisma”.
Qualcuno dovrebbe spiegarle che il sisma e, soprattutto, le sue conseguenze, sono ubicati un tantino più a sud, per esempio Pesaro dista 110 chilometri in linea d’aria da Visso e ben 190 chilometri in auto. Ma soprattutto le deve spiegare come sono fatte le Marche, perché sono una regione plurale ma plurale veramente, qualcuno le dia qualche cenno circa la storia di questa regione così particolare, fatta di valli parallele e crinali alti come mura che fanno da confini a molteplici realtà culturali, a vicende molto diverse, a dominazioni e influenze politiche che nei secoli hanno reso questa parte d’Italia una delle regioni più disomogenee e disorganiche dell’intero Paese.
Qualcuno le spieghi la politica di questa Regione dove, quando comanda un presidente di Pesaro, il sud delle Marche è come se non esistesse, anche se viene massacrato dal terremoto. Qualcuno, insomma, dica al Ministro per la Pubblica Istruzione di istruirsi, di informarsi, di non dire castronerie anche perché, francamente, sono l’ultima cosa di cui le Marche Sporche hanno bisogno.
                                      
Luca Craia