martedì 28 febbraio 2017

Montegranaro - Le opere pubbliche e le situazioni sospese


Centro sociale: fuori anziani e associazioni, dentro gli stranieri che imparano l’Italiano (e speriamo l’educazione).



Perepepè perepepè! L’Istituto Luce de Noatri è lieto di annunciare che, anche quest’anno, il corso di lingua italiana per stranieri ci sarà. Grazie all’impegno della Consigliera Michetti (che deve essere diventata matta per riuscire a coordinare gli insegnanti con… boh… con qualcos’altro che adesso mi sfugge) e alla loquacissima assessora ai servizi sociali, Cristiana Strappa, i corsi tanto attesi prenderanno il via già nei prossimi giorni. Il luogo deputato è l’attuale sede del Centro Sociale, luogo indicatissimo per questo tipo di iniziative anche perché in possesso di un fornitissimo bar, requisito essenziale, specie se la merce la pagano altri.
Non c’è bisogno di ringraziare, e infatti l’Istituto Luce de Noatri non lo fa, gli anziani del centro sociale che per tre giorni a settimana non avranno più un luogo dove incontrarsi (ma che problema c’è, so’ ragazzi, andranno a fare due tiri a pallacanestro al campo dei tigli) e l’associazione Granarium, anch’essa sfrattata pro tempore dalla sede ma, anche qui, che je fa, è un’associazione che non prende iniziative, che mica tira fuori migliaia di Euro ogni anno per iniziative benefiche, che non conta niente sul panorama cittadino, che vadano a spasso a farsi venire qualche idea.
Quindi bravissime Michetti e Strappa, bravi tutti quelli dell’Amministrazione più bella e fotografata del mondo, per questa nuova iniziativa che aggiunge un nuovo tassello al progetto “Centro Storico Libero Califfato”, e speriamo che gli stranieri, oltre che l’Italiano, imparino anche un po’ di educazione che, pare, ultimamente serva proprio.
                                      
Luca Craia

lunedì 27 febbraio 2017

Montegranaro, razzismo al contrario



Diventa sempre più difficile convivere con la comunità straniera, a Montegranaro. Si verificano episodi continui di piccole e grandi intolleranze, ma dalla parte del provocatore c’è sempre e comunque lo straniero. Dopo le bande di ragazzini che imperversano al campo dei Tigli, dopo i raid nei negozi di Santa Maria, dopo i taglieggiamenti nei confronti degli automobilisti a San Liborio, arrivano le provocazioni gratuite, in piazza, a un pacifico passante.
“Deficiente pelato”, è stato detto a un uomo di Montegranaro che stava uscendo da un bar in piazza. L’insulto gratuito, senza alcun motivo, per poi voltare le spalle e andarsene. L’autore è un giovane magrebino sui venticinque anni, conosciuto in zona. Nessun reato, per carità, ma resta la provocazione e quella voglia di creare tensione che va in tutt’altra direzione rispetto alla tanto declamata integrazione. E se il Comune toglie spazio alle associazioni per consentire corsi di italiano per stranieri, la risposta è questa. Non è questa la strada per integrarsi, stiamo andando in direzione opposta.
                                      
Luca Craia

Capolavori Sibillini a Osimo. Che senso ha?



È incomprensibile la scelta di installare una mostra con i capolavori d’arte recuperati dagli edifici danneggiati dal sisma, e intitolarla “Capolavori Sibillini”, rimarcandone la provenienza e la netta connotazione geografica, e darne sede in un luogo così lontano, sia geograficamente che strutturalmente come Osimo. Le Marche sono per definizione una regione plurale, e la Marca Anconetana, a cui Osimo appartiene, non ha contatti culturali ed economici con la Marca Picena, quella dove i Sibillini insistono e luogo di provenienza delle opere esposte. Quale sia il motivi della scelta di Osimo come sede della mostra appare oscuro, a meno che non si voglia pensare male.
La logica avrebbe voluto che una mostra così bella e importante avesse la sua ubicazione in seno al territorio di cui parla, di cui racconta l’anima e la storia. Se è vero che, nelle città colpite direttamente dal terremoto, mancano forse spazi agibili che possano essere adatti ad ospitare l’iniziativa, nel territorio complessivo sedi idonee e opportune non mancano, basti pensare a Macerata, tanto per fare un esempio.
Allestire la mostra nel Piceno sarebbe stato logico e opportuno. Anche perché questo territorio e la sua economa legata al turismo culturale hanno bisogno di ripartire, di un colpo di volano, di iniziative che diano la spinta verso il riavvio di un settore che ha risentito enormemente delle conseguenze del terremoto. Era un’occasione da cogliere, un punto di partenza, una prova di conoscenza del territorio e delle sue necessità e prerogative. Si è dimostrato il contrario, ancora una volta segnando una classe dirigente lontanissima dalla realtà.
                                      
Luca Craia