venerdì 27 novembre 2015

Una storia del La Perla



Oggi vi voglio raccontare una storia che vale la pena, secondo me, di essere raccontata e ricordata non soltanto per la storia in sé ma per l’esempio che contiene e il riferimento che, sempre secondo me, dovremmo guardare per riportare la vita cittadina a una convivenza più civile, mentre il suo imbarbarimento continua inesorabile partendo proprio dai vertici della stessa. Vi voglio raccontare della seconda vita del cine-teatro La Perla di Montegranaro e di una stagione di collaborazione civile che non si è più ripetuta.
Il cine-teatro montegranarese nasce per volere del Senatore Giovanni Conti nel 1948, finanziato da una cordata di imprenditori locali. Vive alterne vicende fino al 1977 anno in cui, causa probabilmente una gestione non troppo oculata, chiude i battenti. A quel punto Montegranaro rimane senza teatro mentre l’unico cinema è quello parrocchiale, voluto da don Peppe Trastulli e collocato nel teatrino della Pievania. È proprio don Peppe che convoca un gruppo di persone di buona volontà e suggerisce di creare un comitato cittadino che gestisca il La Perla.
Un gruppo di persone di buona volontà, dicevo. Persone culturalmente diverse, politicamente lontane che, di fronte a un obiettivo utile per la comunità cittadina, si rimboccano le maniche e si danno da fare senza sventolare bandiere, senza alzare barricate, senza nessuno che smani per prendersi medaglie. Ricordo i nomi dei più attivi: Giulio Luberti, Giordano Gismondi, Mario Bisacci, Peppe “de Boccio”, Alfredo Lucentini. Tra loro c’era anche mio padre, Cesare Craia.
Riaprirono il cinema che cominciò a funzionare tutti i fine settimana a partire dal venerdì sera. Portarono a Montegranaro le “seconde visioni”, nel senso che i film arrivavano da noi subito dopo essere passati nelle città principali come Civitanova, Fermo e Macerata. Ma avevamo un cinema che funzionava ed era sempre pieno. Il teatro non era da meno: il La Perla era sede stabile per il Gruppo Teatrale Montegranarese di Giulio De Rosa, ma ospitava spesso lavori di compagnie locali e nazionali. Era anche sede di incontri, conferenze e dibattiti. A volte diventava anche sala per feste, smontando le poltroncine.
Il Comitato lavorava duramente. Tutti i membri prestavano servizio in sala facendo chi la maschera, chi i biglietti, chi servizio d’ordine. C’erano anche tanti giovani a lavorare volontariamente perché il cine-teatro funzionasse. Ricordo Tonino Pacetti, Ottorino Brinchi Giusti e un giovane don Umberto non ancora don. C’ero anche io, piccolo, a fare quello che potevo. La gente apprezzava e, come dicevo, il La Perla era sempre pieno.
Poi vennero le regole, gli adempimenti, diventò tutto più complicato. I volontari dovevano essere assicurati e questo comportava costi che il Comitato non poteva sostenere. Inoltre la sala andava messa a norma. I bilanci della gestione erano già spesso in perdita e sopperivano i soci di loro tasca. La situazione diventò presto insostenibile e, nel 1986, il Comitato si arrese e il cinema chiuse i battenti, attendendo di riaprirli una decina di anni dopo.
Fu un’esperienza unica e, forse, ahimè, irripetibile. Un gruppo di uomini dediti alla comunità, con grande spirito di servizio, uniti dalla voglia di fare bene. Non era tutto così amorevole: ricordo bene alcune riunioni a cui ho assistito e non si andava affatto per il sottile. Si discuteva, litigava, si urlava, ma non si perdevano mai di vista l’obiettivo e il rispetto reciproco. Questi uomini erano amici ma, soprattutto, erano innamorati di Montegranaro e questo precedeva tutto il resto.
Ho raccontato questa piccola storia per evidenziare come oggi stiamo perdendo di vista quello che conta davvero. La nostra comunità, per certi versi, non è stata mai così disgregata. C’è una cattiveria urlata, una voglia di rompere, una mancanza di rispetto per le persone che non si è mai vista. Non si litiga sulle questioni ma sulle persone e questo fa molto male al paese. Questo parte dalla politica ma raggiunge tutta la società montegranarese. Dobbiamo fermare questo processo finchè siamo in tempo, se siamo in tempo.
Un buon tentativo, che fino a ora sta riuscendo, è costituito dal Presepe Vivente, dove lo spirito somiglia molto a quello che ho appena raccontato. Cerchiamo di mantenerlo vivo e respingiamo i tentativi di distruggere anche questo.

Luca Craia

giovedì 26 novembre 2015

Caditoie e caditoiastre



Ci sono caditoie che vanno ripulite e caditoie che vanno lasciate intasate, che tanto danno non fanno. Ci sono zone del paese che vanno curate e altre che vanno lasciate a se stesse, tanto sono piene di marocchini che non votano. Ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B, C e via scendendo. Così apprendere che il Comune ha speso 1403,00 Euro per pulire le caditoie (per capirsi, le chiaviche e gli scoli a terra) in alcune zone del paese mentre nel centro storico è tutto intasato, come dico da mesi, un po’ di rabbia la fa. Non perché queste zone dove si sia intervenuti siano meno meritevoli di cure, ma perché, come al solito, il cuore del paese passa sempre in secondo, terzo o quarto piano. Ciononostante le tasse sono le stesse, sia che si viva a Santa Leandra che si viva in vicolo Tenna. E abbiamo anche l’onore di avere un assessore tutto per noi del centro storico, assessore che, però, tutto preso a cercare un motivo per andare sul giornale, dimentica troppo spesso il motivo per cui viene chiamato assessore. Pazienza, ma non troppa.

Luca Craia

E il tesoretto cresce - Comunicato di Gastone Gismondi, Consigliere Comunale


Caro Vice Sindaco, come sempre l’arte della mistificazione è nelle sue corde ma, purtroppo per Lei, nemmeno stavolta l’operazione di travisare fatti e numeri le è riuscita bene.
Apprendo con piacere della notizia dell’arrivo di Euro 325.000 derivanti dal bando presentato dalle amministrazioni precedenti che vanno a rimpolpare il tesoretto lasciatole dalla mia amministrazione : oltre all’avanzo di amministrazione del 2013 pari ad Euro 279.466, all’avanzo di amministrazione del 2014 pari ad Euro 375.324 oggi, con il finanziamento dell’impianto di risalita meccanica della torre ascensore, il gruzzolo che si ritrova in dote arriva a circa il milione di euro (979.790 per l’esattezza).
La notizia mi fa piacere e vede, in tal modo confermato l’adagio che i numeri sono numeri e le bugie rimangono sempre e solo boomerang che prima o poi ritornano al mittente.
Faccia uno sforzo, una volta tanto, provi ad essere più onesto con se stesso e, nel dare i giusti meriti a chi l’ha preceduta circa l’ottenimento di questo finanziamento, accantoni questo milioncino di euro che si trova in dote e non lo spenda per qualche opera che ha il solo fine di gettare fumo negli occhi alla collettività, quale quella della scarpata di via Gramsci dove si è pensato al solo arredo senza che alcuna seria opera di consolidamento sia stata realizzata.
Un consiglio infine, mi sento di darle: se è vero, come ogni 5 minuti va sostenendo, che ha eredito una situazione debitoria pesante, si ricordi di citare anche la situazione creditoria e, soprattutto, non spenda e spanda come ho visto fare ultimamente, altrimenti i cittadini inizieranno a conoscerla sempre meglio e capire che, gli spendaccioni, come i mistificatori della realtà hanno vita corta.
Stia sereno e si ricordi di dire sempre la verità.


IL CONSIGLIERE COMUNALE

Gastone Gismondi

Piovono soldi sul Comune, e il merito è tutto del vicesindaco



Maneggiano soldi che, essendo appena arrivati, come loro stessi spesso dicono per difendersi dagli attacchi, non hanno “guadagnato” ma se ne vantano come se fosse tutto merito loro. I nostri amministratori sono abilissimi nel prendersi meriti non propri, attività che a Montegranaro è stata sempre ben remunerata, e sono anche fortunati: ora gli arrivano altri 325.000 Euro, “regalati” loro da Gianni Basso e dalla tanto vituperata (a ragione) torre ascensore. Certo il merito non è di Gianni Basso che, all’epoca, quei soldi li aveva persi. Ma non è neanche di questa amministrazione che, però, non esita ad appendersi l’ennesima medaglia di latta. È solo fortuna, a meno che non vogliamo plaudire l’abilità che si accredita il vicesindaco di “ricostruire tutta la contabilità relativa alla torre ascensore”. Deve essere stato uno sforzo immane trovare il faldone o recuperare il file. In questo caso, bravo.

Luca Craia