giovedì 5 febbraio 2015

A proposito di acquisizioni e ristrutturazioni



Torno sull’argomento dello stabile donato al Comune e da questo accettato di buon grado perché non capisco. Lo stabile necessita di ristrutturazioni e questo rende l’operazione onerosa per il Comune. Ieri (leggi l’articolo) mi chiedevo se l’atto in sé non costituisca un pericoloso precedente in quanto, in assenza di un progetto preciso nel quale questa operazione vada a inserirsi, qualsiasi cittadino che voglia liberarsi di un bene non remunerativo ma gravoso economicamente potrebbe farne dono al Comune il quale, poi, almeno politicamente, dovrebbe trovare una valida motivazione per un eventuale diniego.
Oggi leggo sul Corriere Adriatico la questione del Mattatoio, del quale, francamente, mi ero dimenticato. L’edificio dell’ex mattatoio comunale giace in condizioni pietose ormai da anni. Lo stabile, di per sé, potrebbe essere di grande utilità se in buone condizioni: ha una cubatura notevole e è situato a due passi da viale Gramsci, il che ne fa un ottimo luogo dove destinare un centro sociale, molto più appetibile di un edificio in via Magenta, per capirsi. Ora mi domando: se il Comune di Montegranaro non è in grado di gestire in maniera decorosa e di mettere a frutto il proprio patrimonio immobiliare esistente, perché va ad incrementarlo con immobili anch’essi necessitanti di interevento? Perché non interviene prima sull’esistente garantendone l’integrità (anche economica) e servendosene al meglio?
Ricordiamo che il Comune possiede diversi edifici in città, molti dei quali in pessime condizioni. Ma, al di là di questo, vale la pena dedicare un pensiero al Municipio che è inagibile nell’intero piano primo.
Temo due cose: la prima è quella che già ho illustrato, ossia che pervengano una lunga serie di donazioni onerose. La seconda è che lo stabile di via Magenta, nel tempo, faccia la fine del mattatoio: un altro rudere e un altro problema da risolvere. A carico dei cittadini.

Luca Craia

mercoledì 4 febbraio 2015

Immobili regalati al Comune: un precedente pericoloso votato all’unanimità.

L’ultimo Consiglio Comunale di Montegranaro ha sancito l’acquisizione, da parte del Comune stesso, di un vecchio opificio dismesso da anni che è stato donato dai proprietari. Il Consiglio Comunale ha ravvisato in questa acquisizione un qualcosa di positivo per la cittadinanza che a me, francamente sfugge e ne ho già parlato in precedenza (vedi l’articolo). Pensare di realizzare un centro sociale o qualcosa di simile in un contesto urbanistico di degrado sociale per il quale ci si sta sostanzialmente arrendendo in funzione di una dichiarata incapacità di investire sul problema mi pare assolutamente contraddittorio, inutile e segno evidente dell’ormai conclamata assenza di una visione d’insieme del problema.
Ma l’acquisizione rappresenta anche un pericoloso precedente. Analizziamo: quanti vecchi laboratori dismessi esistono nel centro del paese? Tantissimi. Che rimuneratività hanno? Meno di zero. Quanto costano tra tasse e manutenzione? Troppo. Conviene al proprietario liberarsene donandoli al Comune? Assolutamente sì. Conviene al Comune acquisirli e spenderci soldi quando non ci sono soldi nemmeno per intervenire sulle case pericolanti del centro storico? Ditemelo voi.
Secondo il Consiglio Comunale, che ha votato favorevolmente all’unanimità per l’acquisizione pare di sì (dimostrando che neanche l'opposizione ha un progetto concreto per il centro storico e che, sostanzialmente, non conosce il problema), che il Comune ne abbia convenienza. Io dico che, da oggi, chiunque possiede un rudere se ne può liberare donandolo al Comune, evitando problemi e il pagamento delle tasse su immobili che rendono meno di zero. E voglio vedere come possa il Comune rifiutare visto il precedente.

Luca Craia

Le Vergare - Aggiornamento al 4 febbraio 2015









martedì 3 febbraio 2015

Con “Sarà un Paese” un messaggio positivo dalle associazioni.



Parte da un’idea di Milko Cotica, il presidente dell’associazione Extravillage, la proiezione gratuita del film “Sarà un Paese” di Nicola Campiotti, il lungometraggio sostenuto dall’Unicef e dal Mibac che, al confine tra documentario e finzione, cerca di portare un messaggio di speranza per un Paese in difficoltà come il nostro. Ed è proprio per amplificare il messaggio positivo che le associazioni Arkeo, GO Genitori Oggi, L’Altritalia, GTM, Oltre, Archeoclub, Il Labirinto, Granarium e, naturalmente Extravillage, insieme alla Pro Loco hanno aderito all’invito di Cotica. L’intento è di dare il via a una rassegna che, come dice Milko Cotica, vada a “proporre alla cittadinanza una rassegna che guardi al futuro con ottimismo e con quella mentalità propositiva che, giorno dopo giorno, sta venendo meno”. Sarà, quindi, solo il primo di una serie di film proposti per dare un messaggio di speranza. La proiezione avverrà presso l’Auditorium Officina delle Arti venerdì 6 febbraio alle ore 21,00. L’ingresso è gratuito. L’iniziativa gode del patrocinio del Comune di Montegranaro.

Luca Craia

Forse ritrovata la cripta dell’antica Prioria di SS.Filippo e Giacomo



L’antica chiesa dei SS.Filippo e Giacomo fu  edificata presumibilmente nel XIV secolo lungo le mura orientali a poca distanza dall’attuale Chiesa di Sant’Ugo ma, contrariamente a quest’ultima, all’interno del castello. Come si sa l’intitolazione fu trasferita dalla stessa Sant’Ugo (che era, appunto, intitolata ai SS.Filippo e Giacomo) quando questa venne dedicata al beato silvestrino.
La finestra gotica murata
L’esatta ubicazione della prima priorale è incerta ma si è sempre supposto che insistesse sulla stessa area dove, nella seconda metà del ‘700, venne eretta l’attuale. Osservando, però, la presenza di una grande finestra gotica murata sulla parete sinistra del sagrato dell’attuale prioria, e alcune finestre poste in alto sulla parete che corre lungo via Volontari partendo dalla porta della canonica a scendere, si può supporre che l’antica SS.Filippo e Giacomo insistesse, contrariamente a quanto si pensa, sul terreno dove ora è eretta la canonica.
Finestra alta
A suffragio di questa tesi va il recente ritrovamento casuale da parte mia di un locale seminterrato posto al di sotto di via Volontari e accessibile da via Sant’Ugo, che presenta caratteristiche che potrebbero far pensare a una cripta. In effetti, il locale è di forma quasi perfettamente quadrata, con una colonna centrale in laterizi che raccorda quattro piccole volte a crociera. Il locale è aperto su un solo lato e, al suo interno, si nota un’apertura murata con arco a sesto acuto  posta a un livello più basso rispetto al pavimento che potrebbe portare a locali sotterranei posti a un livello ulteriormente più basso.
Ovviamente ora è necessario effettuare rilievi più precisi, ma l’ipotesi che quel locale possa essere la cripta della seconda edificazione di SS.Filippo e Giacomo, quella retta, per intendersi, da Annibale Caro, è piuttosto affascinante.

Luca Craia

Le telecamere non sono la soluzione.



Non valuto negativamente la volontà di dotare Montegranaro di un sistema di videosorveglianza. Certamente le telecamere possono essere un valido deterrente per atti vandalici e piccola criminalità. Installate in punti strategici possono diventare uno strumento valido per rendere alcune zone del paese più sicure, ad esempio il Campo dei Tigli. Pensare, però, che questa sia la soluzione del problema è sbagliato e può rivelarsi pericoloso.
Il susseguirsi di atti vandali ed episodi di microcriminalità hanno una radice profonda che va ricercata all’interno della società ed estirpata. In questo la videosorveglianza può essere solo uno degli strumenti da utilizzare e non l’unico. Certamente non è risolutiva. La questione risiede, prima di tutto, nella progressiva degradazione della qualità della vita nel centro del paese. Montegranaro è una città fantasma o quasi. Esistono aree urbane che sono in mano a teppisti e delinquentelli. I giovani non hanno spazi vivibili e rinunciano a frequentare il loro paese. Tutto questo non si può combattere con una telecamera.
La società sta imbarbarendo, e questo avviene in tutta Italia. Analizzando la situazione montegranarese vediamo evidenti segni di alienazione da parte di ceti sociali più deboli e di giovani italiani e di origine straniera che faticano a trovare un’integrazione equilibrata. Da un punto di vista strettamente sociale ad oggi non si sono registrate iniziative valide per correggere l’anomalia.
Urbanisticamente Montegranaro è una città abbandonata, non esistono aree adatte alla socializzazione e allo scambio umano. Non esistono strutture capaci di attrarre i giovani e farli incontrare. Non esistono spazi permanenti di aggregazione. Questo porta al pressoché totale spopolamento del paese durante il tempo libero. La domenica Montegranaro è deserta, i giovani vanno altrove, gli adulti non frequentano il paese. Gli spazi così lasciati liberi vengono occupati da disadattati, alienati, teppisti e vandali. Le conseguenze sono evidenti.
È ovvio che serva un maggior controllo e in questo la videosorveglianza è sicuramente uno strumento idoneo. Ma serve una politica sociale, serve rivitalizzare il paese, serve dare ai Montegranaresi le giuste motivazioni per riappropriarsi degli spazi pubblici, serve incentivare gli operatori a organizzare strutture per l’aggregazione, serve stimolare l’economia perché si investa in luoghi di incontro. Un paese vivo e pieno di gente che lo rende vivo avrebbe molti meno problemi di ordine sociale. Se non si ragiona con un progetto complessivo e interconnesso tra le varie sfaccettature del problema, la telecamera rimane uno strumento la cui utilità sarà estremamente relativa.

Luca Craia

Antonelli: la mozione esiste. Ecco la copia protocollata.

Ricevo dal Presidente del Consiglio Comunale Walter Antonelli la copia della mozione di cui si sta dibattendo in questi giorni. (leggi gli articoli precedenti: articolo 1 - articolo 2)