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giovedì 21 maggio 2015

Il mistero degli uomini in giallo.



Ricevo questo messaggio (firmato) che pubblico girando le domande, che la nostra amica pone, a chi di dovere, sapendo che frequenta spesso queste pagine, sperando che venga data quantomeno una spiegazione per questi fatti. 

Luca Craia

Ciao Luca
Volevo portarti a conoscenza di una situazione che non sappiamo come gestire. In via Don Milani, dove stiamo noi, c'è un "campetto" di quartiere dove ci stanno una corsia per le bocce e dei giardinetti. Credo siano pubblici e di quartiere.
Accade che quasi giornalmente i bambini, ma anche mio figlio che è più grande, si ritrovino lì a giocare senza grandi differenze di età. Ora, invece, da qualche tempo questo campetto viene occupato da squadre di ragazzini con genitori che giocano con una canottiera gialla. E cacciano puntualmente i nostri figli per prendersi per 2/3 ore il campetto.
Per non parlare di quando arrivano quelli di una trentina di anni (sempre credo siano squadre in allenamento).
Che tu sappia, possono farlo?
Non è un bene di tutti?
Se tu hai una squadra di pallacanestro, grandi o piccoli che siano, avrai anche una palestra per farli allenare. Perchè togliere lo spazio ad un quartiere?
Poi non voglio raccontarti come riducono il giardino, con bottiglie cartacce e quant'altro. Che gli frega, mica è casa di loro!!!!
Mio figlio, che e ‘più grande, si è messo in mezzo a loro per parlarci, ma loro si appropriano di tutto il campetto appena arrivano.
Oggi scenderò anche io e un'altra mamma ma credo servirà a poco. Ovviamente, manco a dirlo, qui non si occupa nessuno di queste cose. Però sempre ovviamente le tasse comunali dal nostro stipendio vengono prelevate prima che noi possiamo prendere lo stipendio stesso!!!
...che fare?

martedì 21 aprile 2015

Facebook, Arkèo e la pochezza umana



Darsi da fare per la propria città, farlo convintamente e per questo combattere. Combattere per ottenere risultati, combattere per difendere i risultati ottenuti. Combattere contro l’opportunismo, la cattiveria, l’invidia, la stupidità. Questo è quello che, purtroppo, bisogna fare se si crede in qualcosa. La conseguenza è la malevolenza di tante persone, che sarebbe nulla di fronte alle tante altre persone che, invece, apprezzano ciò che fai (anche se non lo fai per questo), non fosse per gli atti di cattiveria gratuita, meschinità e pochezza morale e intellettuale che troppo spesso bisogna subire.
L’ultimo della serie è la chiusura del profilo Facebook di Arkeo. Sgombriamo il campo: il regolamento di Facebook è chiaro e dice che i profili personali debbono essere, appunto, personali. Quindi aziende, enti, associazioni devono aprire pagine e non profili. Solo che è consuetudine diffusa aprire profili personali anche per associazioni e quant’altro perché risulta molto più facile da gestire. Infatti, se ci fate caso, esistono milioni di profili personali che, invece, non sono di persone. Normalmente Facebook tollera tutto questo sia perché, in realtà, non si fa nulla di male, sia perché andare a controllare, anche al campione, risulterebbe piuttosto complicato e, soprattutto, costoso. Ecco, quindi, che la chiusura di un profilo come il nostro non è certamente venuta da Facebook di sua sponte ma dietro segnalazione di qualcuno.
Ora la pagina di Arkeo è tornata online, trasformata in pagina, appunto, e non più profilo. Nell’operazione sono andate perse le foto, i post, la rassegna stampa, un sacco di documentazione. Dovremo lavorare sodo per rimettere un po’ di roba online e questo grazie alla pochezza di qualcuno.
Ci siamo abituati. Già qualche anno fa un socio uscito dal direttivo in polemica con lo stesso, essendo in possesso della password, era riuscito a impadronirsi della pagina Facebook e solo perche previdenti siamo riusciti a recuperarla. Da quel momento ne abbiamo subite di ogni tipo: dalla cacciata dalla settimana della cultura alla “spiata” alla SIAE per il concerto degli Agrikola (inutile perché era tutto in regola). Ne potrei narrare a pacchi ma non voglio tediarvi. Scrivo tutto questo solo per far capire quanto a volte sia difficile fare quello in cui si crede. Ma noi continueremo a farlo, alla faccia di chi ci vuole così male e, a quanto pare, ne vuole anche a Montegranaro, anche se afferma il contrario.

Luca Craia

lunedì 19 gennaio 2015

Passeggiando per Montegranaro

Un nostro lettore (vero, non fittizio, con tanto di messaggio da mettere agli atti) che lasceremo anonimo ci manda queste foto scattate facendo un giro per le vie secondarie (ma non troppo) di Montegranaro.














venerdì 31 ottobre 2014

Cambiare una lampadina è cosa difficile e servono almeno due persone.



Ho segnalato tramite il portale del Comune, il giorno 20 ottobre scorso, la situazione di piazzale Leopardi, dove si affaccia l’Ospedale Vecchio. Il luogo risulta estremamente scuro perché alcune lampadine sono bruciate e necessitano di essere sostituite e un paio di lampioni sono stati smontati quando era presente il cantiere per la ristrutturazione dello stabile e mai più rimessi a posto. A questo aggiungiamo la presenza degli alberi che, comunque, oscura la poca luce che c’è ed ecco che si crea un bellissimo spazio buio e, se vogliamo, anche pericoloso. Ricordiamo che nello stabile è ospitata (in affitto, come ricordiamo) la Banda Omero Ruggieri e che lo spazio insiste sull’arteria principale del centro storico.
Non dovrebbe essere difficile risolvere il problema. Basterebbe, intanto, cambiare le lampadine bruciate e poi aggiustare i lampioni rimossi. Un elettricista ci metterebbe un paio d’ore. Eppure sono passati ben undici giorni e non ho ricevuto risposta né, tantomeno, si è intervenuti. Non vorrei che in piazza Mazzini si siano persi la scala (sparita insieme a ruspa e idropulitrice) oppure stiano aspettando di avere due uomini a disposizione: uno che tiene la lampadina e l’altro che gira la scala.

Luca Craia

lunedì 20 ottobre 2014

Piazza Leopardi buia. Segnalazione al Comune.



Lo spazio antistante all’edificio dell’ospedale vecchio, piazzale Giacomo Leopardi, è quasi completamente al buio. Lo è da molto tempo, da quando, durante i lavori di ristrutturazione dell’edificio che una volta era ospedale e prima ancora convento, alcuni dei lampioni sono stati rimossi per le esigenze del cantiere. Successivamente anche un paio di lampadine sono bruciate per cui l’area risulta estremamente scura, tanto che non sono riuscito nemmeno a produrre una foto decente che testimoni la situazione. Un’area del genere, in pieno centro storico, dove vengono parcheggiate diverse vetture e dove, in passato, alcune di queste sono anche state date alle fiamme per motivi tutt’ora ignoti, non dovrebbe essere lasciata al buio. Ora, poi, che l’edificio viene, anche se solo parzialmente, utilizzato a scopi pubblici, ad esempio vi si svolgono le prove della Banda Omero Ruggieri, diventa indispensabile fornirlo di un’illuminazione adeguata.
Ho appena segnalato la cosa al Comune tramite l’apposito spazio web sul sito istituzionale. La mia segnalazione è la numero 11. Speriamo in una sollecita soluzione del problema che non appare difficile.

Luca Craia