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venerdì 9 dicembre 2016

Il lago vietato e i pesci che muoiono



Continuano le lamentele dei pescatori che vedono ormai da troppo tempo il laghetto del Parco Fluviale del Chienti interdetto. Non si capisce perchè non si lasci che i pescatori ne usufruiscano né tantomeno si capisce cosa si aspetta a risolvere l'annosa questione. Si era parlato di fare un appalto per darlo in gestione ma è tutto fermo, ormai da oltre 3 anni.
Ma esiste un altro problema non trascurabile: i pesci. Quelli presenti nel laghetto artificiale che, ricordiamolo, deriva dall’allagamento di una antica cava di ghiaia, sono stati impiantati nello specchio d’acqua dagli stessi pescatori. Essendo però il lago piuttosto profondo, la vegetazione fa fatica ad attecchire con conseguente scarsità di cibo. I pesci, quindi, per sopravvivere debbono essere alimentati artificialmente. Finchè l’ingresso è stato libero non ci sono stati problemi, ora però si rischia una moria a causa del fatto che i pescatori non possono più provvedere ad alimentarli.
A tutto ciò aggiungiamo che un’area così bella non è fruibile dalla cittadinanza ed è un vero peccato. Basterebbe poco per riaprire lo spazio e risolvere tutti i problemi ma da oltre 3 anni non si sta facendo praticamente niente. Vai a capire perché.

Luca Craia

sabato 16 gennaio 2016

Il laghetto e i pescatori. La grammatica migliora ma il messaggio rimane lo stesso: riapritelo.



Parco Fluviale del Chienti (laghetto), chiuso e recintato ormai da due anni. I pescatori che vi solevano pescare avevano apposto un cartello di protesta che pubblicai qualche mese fa. Il cartello chiedeva con forza (e qualche sgrammaticatura) al Sindaco di prendere provvedimenti per riaprire il laghetto. Dopo essere finito sui giornali il cartello è stato staccato da mano ignota (ma che possiamo immaginare a chi possa appartenere). Ora i pescatori tornano alla carica con un nuovo cartello, graficamente più accattivante e con una grammatica decisamente migliorata. Il messaggio rimane chiaro: riaprite il laghetto. Intanto a piazza Mazzini ci si occupa d’altro. Si è saputo, qualche tempo fa, che ci sono difficoltà dovute a delle certificazioni di agibilità, però certamente un’apertura parziale è possibile. Ma se non c’è la volontà politica o se le priorità sono altre, e soprattutto, se la cosa non garantisce foto di gruppo sul giornale, i pescatori hanno poche speranze. Auguri

Luca Craia

lunedì 21 dicembre 2015

Il laghetto proibito


C'era una volta un bel laghetto vicino al fiume Chienti, un luogo magico, pieno di profumi e colori. Era un luogo dove la gente si ritrovava e faceva festa, dove andavano le associazioni per divertirsi insieme, dove la gente faceva scampagnate e dove i pescatori pescavano tranquilli e indisturbati. Poi venne il Commissario che, chissà su indicazione di chi, decise che il laghetto fosse pericoloso e ne recintò le sponde.
Poi venne l’Amministrazione Mancini che decise che, essendo opera della passata amministrazione, dovesse essere destinata all’oblio e all’ignominia, come tutte le opere delle passate amministrazioni (vedi torre Zed con i neon tutti fulminati o le tante fontane tutte senz’acqua). Così abbandonò definitivamente l’area, chiuse i cancelli, e fece di tutto per farla dimenticare alla cittadinanza (anche se si riesce a entrare da un cancelletto aperto e da un paio di punti non recintati dal lato del fiume)
Ma la cittadinanza non dimenticava, ogni tanto qualche Ape pungeva e qualche pescatore si lamentava, così si inventò un bando per dare il laghetto a un gestore privato e, quindi, renderne l’accesso a pagamento. Quando quasi tutti protestarono per questa decisione vergognosa, l’amministrazione comunale semplicemente decise di non occuparsene più, facendo fede sulla memoria corta della gente.
Solo che l’Ape la memoria ancora ce l’ha e qualche pescatore anche, nonché qualche cittadino che, stamattina di buon’ora, mi ha mandato delle foto che fanno rabbrividire, non solo per la nebbia. Fossi un amministratore mi vergognerei. Ma io non sono un amministratore e gli amministratori, di solito, non si vergognano.

Luca Craia