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martedì 2 dicembre 2014

Domenica 7 dicembre Sant’Ugo aperta.



Foto di Alberto Monti
L’ultima apertura mensile di Sant’Ugo per il 2014 è prevista, come sempre, per la prima domenica del mese e, quindi, per domenica 7 dicembre. La splendida chiesa romanica sarà visitabile a cura dei volontari di Arkeo dalle ore 16.00 alle 19.30, con visite guidate gratuite. È l’ultimo appuntamento con le aperture sistematiche ma stiamo già organizzandoci per aprire le porte di questo gioiello anche durante le festività natalizie.
La Chiesa di Sant’Ugo, comunemente chiamata cripta, è l’edificio più antico di Montegranaro e la sua datazione è incerta, ma possiamo collocarla a prima del nono secolo. Al suo interno sono conservati affreschi di periodi differenti e di grande rilievo storico e artistico. Il ciclo pittorico più antico è datato al 1299 ed è estremamente interessante per le anticipazioni giottesche che vi si possono leggere. Lo stesso edificio è molto particolare sia come struttura che come pianta.
Attendiamo gli appassionati a scoprirlo o riscoprirlo domenica prossima, ricordando che è sempre possibile prenotare una visita personale e gratuita fuori dalle aperture canoniche telefonando ad Arkeo al numero 342 532 4172.

Luca Craia

mercoledì 17 settembre 2014

Perché i piccioni vivono nei centri storici?



Tutti i centri storici d’Italia sono abitati, più o meno intensamente, dai piccioni. Alcune città d’arte ne hanno fatto addirittura una sorta di simpatica attrazione. Altre, la maggior parte, a dire la verità, ne soffrono la presenza per via della produzione di guano che, quando cospicua, diventa un problema sia di decoro urbano che di pubblica sicurezza. Noi, comunque, consideriamo normale la presenza dei volatili nel tessuto urbano ma possiamo pensare che essi siano, in qualche modo, autoctoni oppure vi sono stati introdotti?
I piccioni sono animali addomesticati da tempo immemorabile e da sempre utilizzati prevalentemente per l’alimentazione umana. Nel medioevo, quando le città subivano spesso attacchi nemici e finivano sotto assedio per periodi piuttosto lunghi, esisteva l’evidente necessità di alimentare la popolazione nei momenti in cui ogni approvvigionamento esterno era impossibile. Da qui la creazione degli orti urbani, tramite i quali si provvedeva alla produzione di ortaggi e cereali, e la presenza di animali da cortile all’interno delle mura castellane. Trai vari animali da cortile, appunto, c’erano anche i piccioni.
Un mio amico ingegnere mi riferisce che, proprio a Montegranaro, ha trovato frequentemente, durante ristrutturazioni di immobili nel centro storico, in corrispondenza delle “buche” nelle quali i colombi nidificano, degli sportelli tramite i quali, dall’interno dell’abitazione, si poteva catturare l’uccello per poi cibarsene. Il piccione, quindi, era presente nel tessuto urbano a scopo prettamente alimentare. Il suo guano, poi, veniva raccolto e utilizzato per la concimazione degli stessi orti urbani.
La natura semiselvatica dell’animale ne ha evidentemente perpetuato la presenza nei centri storici. Infatti, mentre polli, conigli e altri animali da cortile, una volta cessata la loro funzione alimentare/bellica sono scomparsi dall’interno del castello, i colombi hanno continuato a nidificarvi fino ai nostri giorni. Oggi, però, la loro presenza non ha più l’utilità di un tempo e ne soffriamo piuttosto le conseguenze. Da qui mi si consenta una battuta amara: visti i tempi grami che stiamo vivendo e le buie prospettive che si delineano, forse la presenza dei piccioni potrebbe tornare utile come una volta, chissà.

Luca Craia