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venerdì 11 luglio 2014

Concerto Vasco Rossi: non solo musica, molto di più - di Anna Lisa Minutillo



Sono in possesso di questo biglietto che ogni tanto vado a guardare e lo rigiro fra le mani da dicembre ormai,guardarlo mi fa pregustare l’evento che attendo da un po’.

Ho assistito a tanti dei suoi concerti, ho avuto il privilegio di conoscerlo personalmente, di potergli parlare, di stringere le mie mani fra le sue, e ogni volta per me è così: ripensare a questo “poeta maledetto” che si trasforma completamente sul palco quando nella realtà è una persona dolcissima e timida, contrariamente a quanto si possa pensare, mi regala sempre una grande emozione.

Come per tutte le cose i gusti sono personali ed è opinabile il mio sentire e vivere la musica attraverso questi occhi che quando ti guardano a distanza ravvicinata ti scavano realmente dentro.

Per anni si è pensato che le persone che seguivano la sua musica fossero tutte “brasate”, tutte drogate, oppure un popolo di ribelli e di insoddisfatti: beh, non è così. Forse chi segue questo cantante ha molto alto il senso della realtà e non si vuole piegare, né restare a guardare un mondo che potrebbe dare ancora tanto, o venire distrutto dal potere che logora anima e coscienze ed appiattisce tutto con slogan contorti e non richiesti; forse è un popolo che è stanco di subire e che per una volta vorrebbe solo dire la sua. Fatto sta che quando il Komandante chiama, il suo popolo non ci pensa su, ci si ritrova tutti per una grande festa, la festa della rabbia che esplode mutandosi nella gioia per esserci, per ritrovarsi e per essere tutti e nonostante tutto ancora vivi.

Trascorrono i giorni e nell’ultimo mese la voglia di esserci si fa sentire prepotente fino al 5 luglio, quando so che l’appuntamento è ormai giunto e con passo deciso e fiero di essere lì, mi ritrovo dinnanzi a San Siro, mi guardo intorno ancora come se stessi vivendo un film, quasi come se fosse solo una favola invece è la realtà.

Molte persone stanno già cantando, si sentono cori e si vedono gli abbracci delle persone che si ritrovano, si vedono anche gli anni che passano. Ci sono amici con i loro bimbi, signore attempate, giovani dell’ultima generazione, insomma un abbraccio trasversale di generazioni a confronto, unite dalla stessa musica e dalle stesse emozioni. Già questo ripaga di tante cose e fa dimenticare quanto poi, nella vita di tutti i giorni, ci si senta distanti e quanto poco basti per unirsi.

Cerco la mia entrata che per ironia della sorte è quella accanto alla tribuna stampa, così mi ritrovo seduta al mio posto e sento l’adrenalina salire intanto che ci si diverte, ci si prepara, e si inganna l’attesa facendo la ola, attimi eterni che si stoppano quando alle 20.45 puntuale fa il suo ingresso sul palco il grande Vasco. Ed è puro delirio.

Una sferzata di energia, un susseguirsi di successi, da “Vivere” a “Dannate Nuvole”, da “Cambiamenti” a “C’è chi dice no”, e dall’apertura iniziale con gli spari sopra, alla chiusura con l’ormai inossidabile “Albachiara”.

Non si può restare in silenzio: si canta, si urla a squarciagola, si guardano le espressioni delle altre persone, qualcuno piange, qualcuno è attonito, qualcuno non si è ancora reso conto che ciò che sta vivendo, una realtà e non solo un sogno.

Io, beh, io sto cantando a più non posso, sto rivivendo anni aggrappati a canzoni che ne hanno segnato il passo, sto ballando come quando ero adolescente e sto comunque avendo la conferma di quanto non mi sia mai uniformata a certi stereotipi imposti dalla società. Mi sento fiera di non aver mai smesso di credere in questa persona che come tutti ha il solo difetto di vivere in un mondo che poco gli si addice.

Ho la conferma di quanto la canonica “normalità” mi appartenga poco, di quanto sia stata sempre attratta dalle persone che hanno il coraggio di schierarsi contro e di quanto poco mi sia interessato dover dar di conto a qualcuno nella mia vita.

Spesso si pensa che le canzoni siano solo canzoni ma non è così, alla fine sono emozioni che si narrano, sono il contatto con la realtà, sono i sogni che si inseguono, le speranze che si srotolano e si distendono davanti ai nostri occhi, sono la testimonianza che è ancora tutto possibile se solo non smettessimo di credere nei sogni. E stasera Vasco di sogni me ne ha regalato più di uno, stasera tutto questo scava maggiormente dentro, stasera non c’è il buio su San Siro ma ci sono luci e cori e questa Milano sembra ancora più bella.

Nessun episodio strano, nessuna spintonata o parola fuori posto, nessun senso di inciviltà, nessun degrado, nessuno sporco, nessun ubriaco, nessuno fatto, niente di tutto questo, solo famiglie, musica, balli e canti e così le brave persone non potranno puntare l’indice come sono solite fare, si dovranno rassegnare e forse ricredere anche se mi rendo conto di quanto questo sia utopico, ma è così.

Strumenti che suonano dentro l’anima,vibrazioni di positività, immagini che corrono veloci e Vasco che non si ferma, che fa infilate di pezzi che si susseguono veloci alla faccia di chi lo dava per finito, a 62 anni dimostra ancora una vitalità che chiunque altro non so se riuscirebbe a dimostrare.

Una festa rock, un mordente in cui gli Spari Sopra davvero sono indirizzati a quanti stanno operando male per questo Paese che, invece, avrebbe bisogno di cure, bellissime luci che servono ad illuminare le speranze di chi nonostante  questo contesto non sia il migliore che avrebbe potuto capitarci non vuole arrendersi e un invito da parte di Vasco a «tenero duro perché siamo noi la vera rivoluzione». Forse è davvero così, mi piace pensare che potrebbe essere così.

Siamo alle battute finali ,questi mesi di attesa stanno per concludersi  sulle note di Albachiara ed è magia davvero perché partono all’interno dello stadio fuochi d’artificio ed un’esplosione di coriandoli che si sparge ovunque, una pioggia di sogni e gioia che cade dal cielo e ci fa sentire davvero felici di aver presenziato ad uno spettacolo che continua dentro noi anche quando abbandonando lo stadio si continua a cantare quasi come a non voler spezzare il forte legame creato e il non essere solo spettatori di una sera ma gli artefici davvero della nostra vita.

Grazie Vasco per le belle emozioni, grazie per ciò che sei, per l’attenzione che dimostri sempre nei riguardi di tutti e grazie per non essere mai cambiato, per essere rimasto sempre te stesso, per aver  interpretato solo la tua persona e non un ruolo deciso da qualcuno, grazie per l’essere stato scomodo per qualcuno e per aver preso le tue rivincite su tante cose, grazie perché hai capito tutto e ci hai resi partecipi, grazie per aver fermato il tempo nelle parole, grazie per come canti delle donne e per quanto anche solo con un «HEEE» detto all’inizio di una canzone riesci a racchiudere un’infinità di pensieri, grazie per come hai organizzato questa serata, per aver creato uno spazio ampio da riservare a quanti  non hanno la fortuna che abbiamo noi di poter saltare e ballare sulle note delle tue canzoni.

Questo pezzo voglio concluderlo così: regalando questo video per far capire che Vasco è anche questo a quanti. forse, come si fa spesso, si fermano ad un nome e non si prendono la briga di verificare le loro cattiverie del tutto gratuite a chi non farebbe mai altrettanto con loro.

Nella speranza che questa società un pochino voglia mutare anche grazie al nostro aiuto perché spettatori lo si può essere ad un concerto non nella vita.

Qui il video amatoriale di Beatrice Capitanio: