mercoledì 8 agosto 2018

Mentre il Torrione si sbriciola, Montegranaro se ne frega


È un pezzo del nostro patrimonio culturale e storico tra i più importanti, il mulino fortificato sul Chienti, meglio conosciuto come il Torrione o, in dialetto, lo Torrò. Si tratta di un antico fortilizio adibito alla macinatura del grano, databile nel periodo che va dall’anno 1000 all’anno 1200 ma, presumibilmente, esistente in zona fin dall’800.Faceva parte del complesso dei mulini fortificati della valle del Chienti quando i mulini, essenziali per la vita e l’esistenza stessa delle comunità, erano fortificati per ovvie esigenze di difesa.
La costruzione, che nel tempo ha visto edificare al suo fianco anche una casa colonica, è stata acquistata dal Comune di Montegranaro nei primi anni 2000 per una cifra considerevole. L’allora Sindaco Gianni Basso aveva un progetto per il suo recupero che, però, fu respinto dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio delle Marche. Da allora è stato pressochè dimenticato. Ogni tanto rispunta in qualche discorso che rimane tale: appunto, chiacchiere.
Nel frattempo, l’antico manufatto si sta sbriciolando. È un lento dissolversi, lento come gli anni che ha visto scorrere, le storie che ha visto passare, l’acqua del fiume e i cambiamenti del territorio circostante. Lentamente si perde, il Torrione, nell’indifferenza generale. L’indifferenza è del proprietario, il Comune, che fa finta che non esista. L’indifferenza è anche quella degli stessi Montegranaresi, che se lo sono dimenticato. Progetti turistici, progetti culturali, tutori della storia e della cultura si occupano di tutto ma non del mulino del Chienti, che intanto se ne va.
Ed è un danno notevole, visto che, come dicevamo, il valore storico del bene è immenso. Eppure si potrebbe dargli una nuova vita, renderlo un luogo di aggregazione, di istruzione, di incontro oltre che una interessante attrazione turistica inserita in un area culturale che vede, in pochi chilometri, gioielli come San Claudio, Santa Maria a Piè di Chienti e Santa Croce, nonché Sant’Ugo sull’altura. Ma, evidentemente, non abbiamo la cultura, la forma mentis, né abbiamo gli uomini nel posto giusto per poter concepire progetti in questo senso. A Montegranaro la cultura si fa con le sagre e le discoteche all’aperto, cosa ci possiamo aspettare?


Luca Craia