Ci sono
alcune cose che non ho capito di Risorgi Marche e voglio usare questo piccolo
spazio per ragionarci sopra. Portare grandi artisti della scena musicale
nazionale ed internazionale, per due estati consecutive tra vette e vallate,
altipiani e i suggestivi scenari che noi marchigiani conosciamo bene, è
indubbiamente un'idea bellissima ed accattivante. Concerti gratuiti, con monti
e cielo a fare da fondale, a cui si arriva con un camminare lento e lo sguardo
che si perde ad ammirare il panorama, sotto uno degli artisti bandiera della
marchigianità, Neri Marcorè. Difficile criticare tutto questo, perchè
coinvolgere persone attraverso la musica, "costringerle" a consumare
una performance musicale con lentezza, far assaporare i nostri luoghi con
un'esperienza unica qual è un concerto ad alta quota, che coniuga
escursionismo, bellezza e natura, rappresenta una bella occasione per
promuovere le Marche e la sua bellezza. Nessun dubbio su questo.
Quello che
convince meno, sempre in base a gusti personali, è il nome scelto, riferito
alla resurrezione, vocabolo di rimando religioso, che vuole essere un auspicio
alla ripartenza delle terre colpite dal sisma. Le Marche sono tutto tranne che
una regione moribonda, sono una terra in difficoltà che arranca dal punto di
vista economico, per il venire meno di alcuni tradizionali settori del
manifatturiero, ma sono anche una terra ricca di opportunità di cui in certi
settori non c'è ancora consapevolezza. Ancora meno convince il resto della
denominazione della manifestazione, che sul sito dedicato recita:
"festival 'Risorgi Marche' per la rinascita delle comunità colpite dal
sisma". La musica unisce, riesce a regalare speranza e sorrisi, ma può
fare ben poco per la gravissima situazione di certe comunità rase al suolo, non
solo per la grande devastazione con danni oltre il 90 per cento, ma anche per
lo sfilacciarsi di legami sociali, dispersione dei nuclei abitati, che è stata
ed è tuttora una delle conseguenze terribili del terremoto.
Un concerto
di Risorgi Marche regala qualche ora spensierata a coloro che vivono nei centri
più colpiti, con il dopofestival e il giorno della manifestazione porta
migliaia di persone a conoscere i centri limitrofi, a fare acquisti nei negozi
e dai piccoli commercianti aperti. Bene tutto questo, ma è come curare i
sintomi e non la causa. Risorgi Marche non basta, servirebbe un programma organico
per rilanciare chi, prima del sisma, aveva un ruolo di catalizzatore sociale e
collante nelle comunità.
Con delibera
881 del 28 giugno 2018, la Regione Marche ha approvato la bozza di accordo di
programma, con cui si stanziano fondi pari a 2 milioni di euro, trasferiti alla
Regione dal Ministero dei beni culturali per "interventi volti a
rivitalizzare il tessuto economico e sociale, e a ricostruire l'attrattività
del territorio mediante iniziative culturali di spettacolo che prevedano attività
ordinarie, con il coinvolgimento delle comunità locali, nonché la realizzazione
di grandi eventi aggreganti , che coinvolgano anche personalità di rilievo del
mondo dello spettacolo". Ci sono sia eventi di rete nei piccoli comuni,
che grandi eventi come Risorgi Marche, finanziato per 315 mila euro. Leggendola
però l'impressione è che si spolveri semplicemente un po' di zucchero a velo in
superficie, senza rimestare nel profondo delle cause di disgregazione delle
piccole comunità locali.
L'utilizzo
di soldi pubblici impone poi la massima trasparenza e bene farebbero gli
organizzatori di Risorgi Marche, un'agenzia del fermano, a rendere pubblici
bilanci e spese, perchè i denari utilizzati sono di tutti i cittadini italiani,
dunque alla fine si può dire che Risorgi Marche siamo noi cittadini che lo
offriamo a noi stessi. Un evento di grandi potenzialità come il festival,
tuttora in corso, poteva diventare una bellissima opportunità coinvolgendo i
privati, unendo percorsi turistici di quelle tante, numerose e bellissime zone
accessibili.
Sibilla
Onorati