mercoledì 11 luglio 2018

Una prospettiva diversa per Risorgi Marche - di Sibilla Onorati


Ci sono alcune cose che non ho capito di Risorgi Marche e voglio usare questo piccolo spazio per ragionarci sopra. Portare grandi artisti della scena musicale nazionale ed internazionale, per due estati consecutive tra vette e vallate, altipiani e i suggestivi scenari che noi marchigiani conosciamo bene, è indubbiamente un'idea bellissima ed accattivante. Concerti gratuiti, con monti e cielo a fare da fondale, a cui si arriva con un camminare lento e lo sguardo che si perde ad ammirare il panorama, sotto uno degli artisti bandiera della marchigianità, Neri Marcorè. Difficile criticare tutto questo, perchè coinvolgere persone attraverso la musica, "costringerle" a consumare una performance musicale con lentezza, far assaporare i nostri luoghi con un'esperienza unica qual è un concerto ad alta quota, che coniuga escursionismo, bellezza e natura, rappresenta una bella occasione per promuovere le Marche e la sua bellezza. Nessun dubbio su questo. 
Quello che convince meno, sempre in base a gusti personali, è il nome scelto, riferito alla resurrezione, vocabolo di rimando religioso, che vuole essere un auspicio alla ripartenza delle terre colpite dal sisma. Le Marche sono tutto tranne che una regione moribonda, sono una terra in difficoltà che arranca dal punto di vista economico, per il venire meno di alcuni tradizionali settori del manifatturiero, ma sono anche una terra ricca di opportunità di cui in certi settori non c'è ancora consapevolezza. Ancora meno convince il resto della denominazione della manifestazione, che sul sito dedicato recita: "festival 'Risorgi Marche' per la rinascita delle comunità colpite dal sisma". La musica unisce, riesce a regalare speranza e sorrisi, ma può fare ben poco per la gravissima situazione di certe comunità rase al suolo, non solo per la grande devastazione con danni oltre il 90 per cento, ma anche per lo sfilacciarsi di legami sociali, dispersione dei nuclei abitati, che è stata ed è tuttora una delle conseguenze terribili del terremoto. 
Un concerto di Risorgi Marche regala qualche ora spensierata a coloro che vivono nei centri più colpiti, con il dopofestival e il giorno della manifestazione porta migliaia di persone a conoscere i centri limitrofi, a fare acquisti nei negozi e dai piccoli commercianti aperti. Bene tutto questo, ma è come curare i sintomi e non la causa. Risorgi Marche non basta, servirebbe un programma organico per rilanciare chi, prima del sisma, aveva un ruolo di catalizzatore sociale e collante nelle comunità. 
Con delibera 881 del 28 giugno 2018, la Regione Marche ha approvato la bozza di accordo di programma, con cui si stanziano fondi pari a 2 milioni di euro, trasferiti alla Regione dal Ministero dei beni culturali per "interventi volti a rivitalizzare il tessuto economico e sociale, e a ricostruire l'attrattività del territorio mediante iniziative culturali di spettacolo che prevedano attività ordinarie, con il coinvolgimento delle comunità locali, nonché la realizzazione di grandi eventi aggreganti , che coinvolgano anche personalità di rilievo del mondo dello spettacolo". Ci sono sia eventi di rete nei piccoli comuni, che grandi eventi come Risorgi Marche, finanziato per 315 mila euro. Leggendola però l'impressione è che si spolveri semplicemente un po' di zucchero a velo in superficie, senza rimestare nel profondo delle cause di disgregazione delle piccole comunità locali. 
L'utilizzo di soldi pubblici impone poi la massima trasparenza e bene farebbero gli organizzatori di Risorgi Marche, un'agenzia del fermano, a rendere pubblici bilanci e spese, perchè i denari utilizzati sono di tutti i cittadini italiani, dunque alla fine si può dire che Risorgi Marche siamo noi cittadini che lo offriamo a noi stessi. Un evento di grandi potenzialità come il festival, tuttora in corso, poteva diventare una bellissima opportunità coinvolgendo i privati, unendo percorsi turistici di quelle tante, numerose e bellissime zone accessibili.

Sibilla Onorati