venerdì 13 luglio 2018

L’uso politico della maldicenza sui social. Il livello del confronto sempre più basso a Montegranaro.



La maldicenza è un male antico, atavico nei nostri piccoli paesi, radicato nel dna delle persone e utilizzato come arma di distruzione mirata ed efficace, talmente diffuso e noto in tutta Italia che il compianto Ivan Graziani ci scrisse un pezzo bellissimo e di successo, “Maledette Malelingue”. Di solito la maldicenza si costruisce così: si parte con un’allusione riferita in maniera vaga, senza nominare l’oggetto della stessa, da cui si passa alla rivelazione, in assoluto privato e segreto, del nome del reo. Anche nel ventunesimo secolo, con l’avvento dei social e dei segreti pubblicati negli status di Facebook, la maldicenza rimane formidabile strumento di attacco e di offesa, anzi, diventa ancora più potente grazie alla diffusione veloce e capillare.
Questo strumento, nell’antichità ancestrale degli italici paesini, era pratica specifica delle comari, delle vergare, delle donnette di casa. Oggi, coi social, ne hanno scoperto e apprezzato le qualità offensive anche i politici che lo usano con estrema disinvoltura. Così ecco apparire frasi più o meno sibilline che accusano, mettono a nudo un difetto, raccontano fatti ritenuti vergognosi senza però rivelare il protagonista degli stessi, col sottinteso intento di confidarlo al curioso in maniera esclusiva a quattrocchi o su Whatsapp.
Quando la maldicenza viene utilizzata da un amministratore pubblico è, secondo me, un fatto gravissimo. Intendiamoci: è gravissimo comunque, perché mette alla berlina le persone raccontando quasi sempre cose false oltretutto adattabili, nell’immaginario collettivo, a chiunque possa meritarsi l’adattamento. Ma l’amministratore pubblico che, sul proprio profilo Facebook, scrive, per esempio, riferendosi non si sa bene a chi ma presumibilmente a un avversario, un competitor, qualcuno che gli sta sul gozzo, “basterebbe che tutti i creditori si trovassero in piazza per renderla più piena de Veregra Street” commette un fatto di una gravità inaudita. Primo perché un amministratore pubblico dovrebbe avere una condotta ineccepibile e non dovrebbe scadere in questi perversi biechi e puerili meccanismi per ottenere vantaggi personali e politici; secondo, cosa più importante, un amministratore pubblico è nella facoltà di accedere a dati riservati e questo ammiccare sul giochino del “so ma non rivelo”, dell’“eh, sapessi”, è un autentico abuso di potere unito a uno sfruttamento della propria posizione istituzionale a scopo intimidatorio.
Questo accade a Montegranaro, ma immagino accada in molti altri luoghi. Non ci si scandalizza nemmeno, tanto la cosa è di uso comune. Eppure io mi scandalizzo, e chiedo a chi si assume la responsabilità di amministrare un paese, una maggiore responsabilità, un maggiore impegno, un livello decisamente più alto. Il livello, invece, è davvero infimo, vergognosamente basso, pericolosamente minaccioso. Non fa che lasciar prevedere un fosco futuro.

Luca Craia