lunedì 9 luglio 2018

Le magliette rosse tra miopia e malafede


C’è tanta retorica a sinistra, c’è sempre stata. Almeno, però, in passato la retorica serviva a veicolare un messaggio politico concreto, applicabile e utile per il conseguimento dell’obiettivo della difesa delle classi più deboli. Oggi, alla sinistra che si è spogliata di ogni investitura popolare e che rappresenta soltanto se stessa, è rimasta solo la retorica, svuotata di ogni significato, di ogni fine, di ogni utilità che non sia la propaganda che, comunque, non è proficua.
Il caso delle magliette rosse è emblematico: l’appello lanciato da Gad Lerner diventa, nel momento in cui ci si rende conto della ridicolezza dell’insieme, un’idea di un presunto intoccabile come don Ciotti. Non si scaglieranno mica contro con Luigi, avranno pensato, senza farsi scrupolo di sputtanare anche il prete anti-maifa. Poi ci si affanna a spiegare la motivazione del colore, che non deriva dalla storica bandiera rossa (la trionferà) bensì dal fatto che le mamme dei migranti mettono ai loro bambini delle magliette rosse per meglio farli individuare dopo il naufragio che, sicuramente, ci sarà, è previsto, anzi, deve essere scritto nel contratto.
Alla fine del gioco c’è la conta. Forse queste iniziative, la sinistra le prende apposta per contarsi. Il problema è che poi li contano anche gli altri e dal conto viene fuori che a sinistra o, comunque, a dare retta alla sinistra sono rimasti davvero pochi. A vedere la foto che si sono scattati i manifestanti scarlatti di Macerata viene una tristezza infinita, nonostante loro sorridano beati: in piazza della Libertà saranno stati una trentina a farsi il selfie. Forse è il caso di riflettere.
La faccenda della maglietta rossa era una stupidaggine incommensurabile, ma affonda le radici nel tentativo, fin qui infruttuoso, di far passare per cattivi senza cuore quelli che plaudono alle nuove politiche che puntano a limitare l’esodo dei disperati verso l’Europa. Ormai nessuno crede più, però, che ci siano persone che gioiscono per la morte di migranti durante un naufragio, fatte le dovute eccezioni per una percentuale endemica di imbecilli che, comunque, stanno da tutte le parti. Il concetto, ampiamente condiviso, invece è che l’esodo vada fermato per due motivi pariteticamente rilevanti: la salvaguardia del Paese Italia e la difesa della vita stesse dei disperati che si affidano ai nuovi schiavisti rischiando la vita.
È un meccanismo perverso, quello dell’immigrazione, amministrato e gestito sapientemente da un sistema complesso che è ancora difficile da capire ma che si comincia a delineare. Certamente ci sono organizzazioni che lucrano sulla pelle di questa povera gente, c’è mafia, politica, imprenditori con pochi scrupoli. È comunque l’affare del millennio e le poltiche del nuovo Governo italiano rischiano di rompere la macchina, sempre che ci si riesca. A testimoniarlo ci sono le reazioni europee, la crisi che si è aperta a livello di rapporti tra Paesi e all’interno dei Paesi stessi. Ma anche la rabbia incontrollata della nomenclatura di sinistra che è campata per anni su questo mercato di esseri umani e ora se lo vede sbriciolare.
In tutta questa mastodontica macchina per far soldi, le vittime sono proprio i migranti che sono anche i beneficiari finali di un eventuale successo dei tentativi di romperla. Mettersi la maglietta rossa equivale a difendere questo sistema tritacarne. L’hanno capito in molti, in pochi non l’hanno capito e si sono vestiti di rosso. Ieri sorridevano, oggi sono arrabbiatissimi o silenziosi. Magari stanno realizzando anche loro. Nel frattempo la sinistra se ne va, sparisce, e questo non è un bene per nessuno. Tra le tante responsabilità della dirigenza degli ex comunisti o dei comunisti senza ex, c’è anche quella di aver distrutto definitivamente un elemento fondamentale della democrazia.  

Luca Craia